La leggenda di Johnny Cash diventa un film scorrevole e ricco di modulazioni. Il chitarrista/ cantante dell’Arkansas viene seguito dall’infanzia contadina fino al matrimonio con la cantante June Turner. Sono anni di depressione, ripresa, guerra, alcool e Rock and Roll. Il film racconta questi ultimi due, tenendo il resto giustamente a margine e componendo di Johnny un ritratto umano e ravvicinato, lontano da ogni forma di mitica e distanziata stilizzazione. Insieme a lui suonano, cantano e si drogano le folli e alcolizzanti figure di Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, Roy Orbison e Waylon Jennings. Tutta gente che sapeva suonare e che ha fatto la storia della musica americana. Nel film sono tutti là, come studenti al liceo, come una squadra di football prima della gara. Allegra brigata simpaticamente abbozzata, festaiola, talentuosa e barcollante a far da spalla a Johnny: centro vibrante e profondo del film. Di lui è descritto il lacerante, deviante e profondo amore per la collega June Carter. Si narra di un rapporto conflittuale e “malato”, causa di un lungo inabissamento e di una finale e salvifica riemersione. Quando l’amore brucia l’anima, recita il sottotitolo in italiano e tra le bellissime ballate del protagonista, magistralmente interpretate da un grande Joaquin Phoenix, è ribadito come il sentimento amoroso sia capace di distruggere e ridonare la vita. Musica e passione scorrono e si intrecciano, costruendo una narrazione che non scende mai di ritmo, che consente di fondere i testi dell’autore con il suo tormento interiore. Quella proposta da James Mangold è una biografia lineare stesa assieme a un film fatto di musica, melodramma, dialogo e storia americana. Dentro questo racconto, girato con abilità ed intelligenza, c’è il ritratto di un artista umile, istintivo e contraddittorio. Un ragazzo pronto ad una vita middle class, finché avanza lentamente la coscienza del talento. Tutta roba insopportabile dopo un paio di concerti, dopo l’incontro non fatale (da subito) ma dolcissimo e determinante con la piccola, delicatissima June. Lei, interpretata dalla più che convincente Reese Witherspoon, è un angelo terreno e fermo. Una creatura musicale attorno a cui la figura di Johnny danza dolorosamente, tra una canzone e una pillola d’anfetamina. Il film, seppur giocato su un alternarsi di canti e frasi d’amore, non è mai zuccherato e si mantiene sempre su un terreno di attraente credibilità. Quando il tormento di Johnny finisce (il sospirato matrimonio ne sarà la causa), Mangold getta la macchina da presa. Il suo film è finito. Johhny Cash, l’uomo-leggenda di un’America country, se ne starà in pace col suo amore per un sacco d’anni.