Ho quasi incontrato Godard un paio di mesi fa, in uno dei pochi giorni di sole di settembre, quando un canuto svizzero mi ha stretto il viso tra i palmi per dirmi, con un sorriso e un italiano dal forte accento francese, “ho bisogno di lei, adesso passeremo un paio d’ore insieme”. Dal residence Aldrovandi, quello dove Dino Risi ha vissuto fino al giorno della sua morte, al ghetto, a piazza Cavour e poi a Borgo Pio. Uno svizzero di nascita, ginevrino figlio di banchieri, a suo agio ed elegante in ogni situazione, un affabile napoletano d’oltralpe, con una carezza pronta per tutti, camerieri commessi tassisti portieri. Un navigato marinaio volontariamente naufrago nella Capitale, curioso in cerca di curiosità, colto in cerca di citazioni. Al Portico d’Ottavia mi ha offerto una monoporzione di tiramisù e siccome mi era piaciuta me ne ha comprata un’altra. Lui e i suoi Personaggi che pensano sempre e non mangiano mai……
Ho quasi incontrato Godard un paio di anni fa, quando io navigavo a vista, e a stento, nel mare magnum d’un luminoso archivio e Godard cercava Mario Monicelli per fargli interpretare il ruolo di una vecchia spia nel suo ultimo film. Mario cercava un mediatore che parlasse francese. Io non parlo francese, ma ho chiaramente udito la voce di Godard scendere lungo la dorsale appennina e uscire dalla cornetta d’un Siemens da scrivania. Lui e il suo incubo per l’Olocausto… chissà cosa avrà pensato sapendo del suo eroe che volava come un angelo sui tetti della Capitale, disposto a tutto pur di fuggire l’ultima e più crudele ipocrisia, quella della vita a tutti i costi. Lui e il suo amore per la Vita…
Ho quasi incontrato Godard ogni volta che ho visto per la prima volta i suoi primi film: Opération Béton (1954), Une femme coquette (1954), Tous les garçons s’appellent Patrick, o Charlotte et Véronique (1957), Charlotte et son Jules (1958), Une histoire d’eau, in co-regia con François Truffaut (1958) e poi Fino all’ultimo respiro (1959), La donna è una donna (1961), Questa è la mia vita (1962), I carabinieri (1963), Pierrot le fou (1965), Band a part (1964), Le petit soldat (1960), Un femme mariée (1964), Il disprezzo (1963), Due o tre cose che so di lei (1967), Alphaville (1965), girati tutti in fila, uno dopo l’altro, anche due o tre l’anno, quasi che la macchina da presa fosse veramente una stilografica, noi che la stylo non la sappiamo neanche tenere in mano. E anche quando ho scoperto i suoi film degli anni Ottanta, il cinema fatto con i soldi della TV, girato per la tv, distribuito nelle TV prima con i VHS e poi con i dvd. Prenom Carmen (1983), premiato con il Leone d’Oro a Venezia dal discepolo Bertolucci, Passion e Scenario du Passion (1982), dichiarazioni d’amore per il suono e la luce. Lui e il suo senso religioso dell’Immagine…
Ho quasi incontrato Godard quando la mia compagna ha follemente deciso di impiegare i mesi della gravidanza per recuperare tutti i suoi film, metterli in fila in ordine cronologico e sottotitolare quelli che non sono mai passati in Italia. E mio figlio è finito per venire alla luce il giorno del suo compleanno. Oggi Pietro compie due anni e Jean Luc ottanta, lui e la sua passione per le Nuove Tecnologie…
Ho quasi incontrato Godard quando il Filmstudio, insieme al Comune-di-Roma-Assessorato-alla-Cultura-Assessore-on.-Gianni-Borgna, presentò la migliore retrospettiva che sia mai stata organizzata su Godard nella Capitale. E gli amici di Aosta, i valdostani Gianpaolo Karen Elisa Francesca Davide, scesero a Roma a vedere Si salvi chi può (la vita) (1980). Lui che sono trent’anni che non si muove da Ginevra…….
Ho quasi incontrato Godard quando me ne stavo tranquillo, fermo al sole, immobile, a leggermi il Castoro di Alberto Farassino e un uomo con la barba venne a dirmi che la bozza di quel libro l’aveva corretta lui e che per lui Farassino era stato come un fratello. Passammo una notte a vedere Sympathy for the devil – One plus One (1968), tra sogno e realtà, su un divano blu, nel quarantennale del Sessantotto, con un ventenne Jagger intento a creare il Mito e la ventenne Anne Wiazemsky, la cinese, la nuova Musa, intenta a sedurre il Maestro. Lui e le sue Anna…
Incontro Godard ogni volta che incontro la parola Cinema, la parola Critica, la parola Ideologia, la parola Linguaggio. Perché i premi, fossero pure gli Oscar alla carriera, non contano nulla. Conta l’Uomo, la Storia, la Storia dell’Arte dell’Umanità, non le storie dei personaggi di un film. Il più citato e il meno conosciuto regista della Nouvelle Vague continua imperterrito a sfidarci dal suo eremo svizzero: ci annoia e ci sorprende, si fa incontro e si nasconde.
Meglio gli elogi (all’amore) dei necrologi (ai registi). Aspettando di incontrarti ancora (Waiting for Godard), buon compleanno Jean Luc (Godard).
bellissimo e commovente augurio di compleanno!