Vienna 17-29 ottobre
All’insegna del suo simbolo che si rinnova ad ogni edizione – quest’anno è l’immagine stilizzata di una lucertola – la Viennale è un Festival che sa evolvere restando fedele a se stesso. L’edizione 2008 si è inaugurata lo scorso venerdí sera con una cerimonia d’apertura fortemente politicizzata. Il discorso del suo presidente Erik Pleskow*, figura mitica del cinema mondiale, ha commosso e ha fatto scoppiare più volte in un riso amaro la platea mettendo il dito nella piaga della situazione politica del suo paese, passata e presente.
La Viennale è un festival non competitivo ed è una di quelle rare manifestazioni che vede aumentare ogni anno il numero dei suoi spettatori. L’entusiasmo che risveglia nella capitale austriaca è enorme, tanto che quest’anno una radio locale ha messo in piedi un sistema di scambi di biglietti, una vera e propria borsa alla quale possono ricorrere tutti coloro che non sono riusciti a trovarne uno per il loro film preferito. Una delle chiavi di questa riuscita è, per parlare anche di cose pratiche, un ottimo sistema di finanziamento che può contare su un buon numero di solidi sponsor, ma la ragione principale è da cercarsi, senza dubbio, nella qualità della sua programmazione: vitale, intelligente, sensibile e senza compromessi. La Viennale può vantarsi di presentare al suo pubblico il meglio di quanto è stato mostrato nel corso dell’ultimo anno nei grandi festival europei – da Rotterdam a Cannes, da Locarno a Venezia – ma anche di proporre vari film in anteprima mondiale e di offrirci una serie di sezioni parallele molto interessanti. Artefice di questo successo è, dal 1997, il direttore del festival Hans Hurch che, guidato dall’intuizione sicura di un grande conoscitore del cinema, ha da sempre saputo condurre questa manifestazione con notevole dinamismo, distinguendosi per le sue scelte coraggiose e spesso contro corrente. Prova della stima che il festival gode a livello internazionale è il fatto che il suo direttore sia riuscito a convincere Jean Luc Godard, di cui l’ultimo film risale al 2004, a creare il trailer di quest’edizione. Vero concentrato di immagini e suoni della durata di un minuto, il film dal titolo Une catastrophe ci offre una visione poetica, erudita e commovente dell’amore e della violenza. (Si può vedere sul sito del festival: www.viennale.at)
La Viennale ’08 ci presenta un insieme di 450 film e oltre ai film del programma ufficiale che si concentrano principalmente sulla produzione cinematografica attuale, si potrà assistere alla proiezione di tre omaggi, di una retrospettiva e di tre programmi speciali. Masqued and anonimous, curato dal critico francese Cyril Neyrat è un omaggio che esplora il rapporto di Bob Dylan con il cinema. Dylan, artista sempre molto preoccupato della sua immagine, non è stato solo protagonista di film mitici ormai inscritti nel nostro immaginario collettivo come il documentario Don’t look back (1967) di D.A. Pennbacker o Pat Garret e Billy the Kid (1973), ma è passato lui stesso dietro la macchina da presa creando due film: Eat the document (1966), una sorta di anti-documentario e Renaldo e Clara (1978) un film di finzione. Troppo in anticipo sul loro tempo, questi lavori all’epoca rimasero totalmente incompresi. La rassegna vuole farci scoprire questo aspetto sconosciuto di Dylan e contribuire a situare i suoi film all’interno di quella corrente della modernità cinematografica (Warhol, Kramer, Rocha, Godard) con cui condividono la problematica e il linguaggio estetico.
Il secondo omaggio di quest’anno è dedicato a Werner Schröter, figura di punta del cinema tedesco del dopoguerra, che il pubblico italiano ha avuto occasione di scoprire attraverso il suo ultimo film Nuit de chien all’ultimo festival di Venezia. Artista complesso ed anticonformista, Schröter ha saputo creare un suo universo visuale in cui una stilizzazione estrema si alterna a forme di un realismo radicale.
Il lavoro del programmatore viennese Franz Schwarz, direttore per 30 anni del mitico cinema di Arte ed Essai “Stadtkino”, costituisce il soggetto del terzo omaggio.
I tre programmi speciali ci propongono di scoprire il lavoro di due registi contemporanei, l’americano John Gianvito e il portoghese Miguel Gomes, e di una attrice austriaca del passato Nora Gregor, interprete indimenticabile della Marchesa de Chesnay in La Regola del gioco di Renoir (1939).
La grande retrospettiva della Viennale, organizzata in collaborazione con il Filmmuseum, è dedicata a Los Angeles, città emozionante e piena di contraddizioni che ha saputo nutrire ed ispirare una folla di artisti. Curata da Tom Andersen, questa sezione ci presenta una rassegna di più di ottanta opere, fra cui, solo per citarne alcune, contano Cacciatori di salvezza di Joseph von Sternberg (1925), Minnie et Moskowitz di John Cassavetes (1971) così come pure film di Maya Deren, Alexander Hammid, Kenneth Anger und Curtis Harrington e i primi lavori di registi diventati in seguito famosi come George Lucas, Penelope Spheeris e Kent Mackenzie.
Uno dei punti forti del festival è costituito dalle discussioni con il pubblico, sempre molto vivaci, talvolta polemiche e da una serie di tavole rotonde che contribuiscono ad uno scambio vitale con i registi. Molto atteso è l’incontro con tre registi israeliani, Roee Rosen, Ari Libsker e Yoav Shamir, con i quali sarà lanciato un dibattito sul tema Tabù e propaganda in Israele. Questo soggetto è stato trattato, in maniera assai distinta, anche da due film che hanno attirato quest’anno l’attenzione internazionale: il disegno animato di Ari Folman Waltz with Bashir (Cannes) e il documentario Z32 di Avi Mograbi (Venezia). Il titolo di questa tavola rotonda “Ospito un assassino nel mio film” ci invita a riflettere sulla maniera in cui il cinema israeliano affronta l’egemonia militare nel paese, i meccanismi di condizionamento che l’esercito mette a punto nella preparazione dei giovani soldati agli assalti contro i Palestinesi e i traumi che ne derivano. Non bisogna infine dimenticare le serate conviviali aperte a tutti dove ritroviamo nel ruolo di DJ molti dei registi presenti al festival.
Dinamica, entusiasmante, innovativa, la Viennale è una vera “festa” del cinema e vale sicuramente la pena di un viaggio oltralpe!
*Erik Pleskow (1925), austriaco di origine ebraica, ha trovato rifugio durante le Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti dove è diventato uno dei più importanti produttori di Hollywood. Presidente dell’ United Arstist e poi di Orion, a lui si devono film come L’appartamento di Billy Wilder, Qualcuno voló sul nido del cuculo di Milos Forman e Balla coi lupi di Kevin Costner. In Europa ha collaborato con Felini, Truffaut, Pasolini e Bertolucci.