Quattro italiani in concorso ma anche molto altro. Gli occhi degli osservatori del Cortile Italia si sono soffermati su Bechis (con Birdwatchers – La terra degli uomini rossi), Pappi Corsicato (che fine aveva fatto?, con Il seme della discordia), Ferzan Ozpetek (con Un giorno perfetto) e Pupi Avati (con Il papà di Giovanna). Da loro si aspettano una conferma dei successi di Cannes e al tempo stesso una “rivincita” rispetto alla precedente edizione dove Marra, Franchi e Porporati erano stati ferocemente criticati con qualche ragione. Tra i grandi in competizione per un Leone ci sono Takeshi Kitano, Jonathan Demme, Hayao Miyazaki (due in questa edizione i film di animazione nella selezione principale, l’altro è di Oshii Mamoru). Poi c’è il ritorno alla regia di Kathryn Bigelow (Point Break e Strange Days) con Hurt Cocker. Meno noti ai più invece i nomi di Darren Aronofsky, Guillermo Arriaga, e di Amir Naderi. Attesa e curiosità, almeno nella redazione di Schermaglie, per gli altri nomi di autori di cui meno si sa.
I maligni, sempre quelli del Cortile, buttano lì nell’aria l’ipotesi che i selezionatori, col direttore Marco Mueller in testa, siano stati inclini a soddisfare le indicazioni governative. Già per la Festa di Roma chiedono “O Italia o morte”, quindi perché non iniziare dal Lido? E allora la 65ma edizione della Mostra di Venezia appare ad un primo sguardo ricca di pellicole italiane. Ma chissà, forse si esagera. Magari veramente il cinema del nostro paese passa un periodo favorevole (in parte è vero). E allora perché non approfittarne e mettere in concorso quattro film, cosa che non capitava da tempo? Entrambi le ipotesi si tengono assieme, una non esclude l’altra. Gli interessi e le influenze che girano intorno ad una manifestazione importante sono molte, specie se dentro ci sono dei soldi pubblici. È quasi inutile dirlo.
In totale nelle varie sezioni sono 20 gli italiani al Lido dal 27 agosto al 6 settembre. Torna fuori concorso Paolo Benvenuti con Puccini e la fanciulla. Debutta il figlio di Gillo Pontecorvo, Marco, cresciuto sulla spiaggia veneziana con PA-RA-DA. Poi l’opera prima di Mirko Locatelli, Il primo d’inverno e Gianfranco Rosi con Below Sea Level. C’è un corto di Mario Monicelli, Vicino al Colosseo…c’è Monti, che per Mueller è “un nuovo straordinario esempio di cinema diaristico”. Da segnalare Verso Est, un documentario di Laura Angiulli, un viaggio nei lutti della Bosnia; e Antonioni su Antonioni di Carlo di Carlo, con brani dalle interviste televisive più interessanti del regista. Torna Pasolini con La rabbia del 1965, prevista la distribuzione nelle sale. Non mancano alcuni amarcord musicali: quello dedicato a Domenico Modugno, con il suo film da regista Tutto è musica, e il “musicarello” Nel blu dipinto di blu, e l’opera pop Orfeo 9 di Tito Schipa Jr con Loredana Bertè e Renato Zero. Discorso a parte spetterebbe fare su Yuppi Du del lumbard Adriano Celentano che si esibisce in un memorabile ballo con la Rampling, film candidato nel 1975 addirittura alla Palma d’oro. Ci torneremo.
Ci sono poi due lungometraggi (fuori concorso) che riaccendono le luci su un evento tragico: l’incendio della ThyssenKrupp di Torino che tra il 5 e il 6 dicembre del 2007 portò via la vita a sette operai. ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto e La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti. Le riprese del primo erano iniziate con sette mesi di anticipo rispetto ai giorni in cui si svolsero gli avvenimenti. È in questo modo che gli autori hanno incontrato il protagonista, Carlo. Mai però avrebbero immaginato che la sua esistenza sarebbe stata violentata dalla morte. “Questo tragico avvenimento – sottolineano i registi – cambiando la vita di Carlo per sempre, ha cambiato per sempre anche il nostro film. Un film così non vorremmo raccontarlo mai più”. Come non credergli. Invece Calopresti ha realizzato un docufiction con interviste ai familiari delle vittime, agli operai e ai vigili del fuoco e, al tempo stesso, scorrono sullo schermo sequenze interpretate da Valeria Golino, Monica Guerritore, Silvio Orlando, Rosalia Porcaro, Luca Lionello, Vincenzo Russo e Giuseppe Zeno.