Marco Mueller l’aveva annunciato: il tema predominate della 64esima mostra di Venezia sarà quello della guerra e della pace. Presentati i due film piu importanti: Redacted di Brian De Palma e The Valley of Elah di Paul Haggis. Accolti entrambi con una pioggia di applausi. Due grandi nomi del cinema hanno scelto di trattare la guerra in Iraq e gli effetti devastanti che produce, due storie crude ispirate a fatti realmente accaduti.
La prima racconta della strage di Samara ad opera di alcuni marines americani, che hanno stuprato e poi massacrato una ragazzina irachena di 15 anni e la sua famiglia. La seconda, invece, affronta attraverso un thriller la devastazione psicologica che annienta e spegne cervello e anima dei marines americani di ritorno dall’Iraq. Due facce della stessa guerra che conta vittime tra i civili iracheni così come tra i carnefici americani. La guerra è guerra e devasta chi la fa e chi la subisce: questo sembra essere il significato di entrambi i film. De Palma sceglie il rigore estetico dell’alta definizione per raccontarci dei fatti crudi, umanamente insostenibili. Le immagini e le tragedie si susseguono e ti chiedi che cosa stia ancora accadendo in Iraq mentre tu guardi il film a Venezia circondata da passerelle di divi e da intellettuali in bicicletta. Tutti si scambiano opinioni, si intrattengono in più di un’analisi sulle decine di film visti, sulle nuove e le vecchie tendenze del linguaggio cinematografico, e intanto tu sei lì sulla poltrona e guardi l´umanità che si sta devastando per volontà di pochi.
Grandi citazioni musicali, il maestro De Palma passa dalle musiche kubrickiane di Barry Lindon sui carrarmati in veglia sui civili a Tosca, alla fine, con “E lucevan le stelle” sui cadaveri iracheni da 0 a 100 anni, immagini vere, compresa la ragazzina violentata e bruciata… “L’ora è fuggita… e muoio disperato! E non ho amato mai tanto la vita!…”: su queste note e sulle salme dei neonati uccisi nel grembo con le loro non ancora madri, si avverte un capogiro e la voglia di svenire per la puzza dell’orrore perpetrato ai danni di un popolo senza diritti né democrazia.
De Palma in America verrà distribuito in pochissime copie e solo pochi americani proveranno lo stesso disgusto per il loro presidente guerrafondaio. L’America piange tutto l’inferno che la guerra sta facendo subire agli americani e all’umanità su questa Terra che pochi giornalisti riescono a raccontare senza censura. De Palma ha denunciato con un film quello che la stampa non riesce a dire, il censurato. Il suo film raccoglie un gruppo di marines e li mostra come avrebbe dovuto fare un giornalista, con tanto di inquadrature agitate da reportage anche se stabilizzate dalla perfezione HD. E volutamente lascia il cinema sulla soglia, lascia entrare solo lo stupore e il disgusto.
Paul Haggis racconta invece le terre irachene nei filmati recuperati dal telefonino del figlio assassinato e ambienta tutta la sua storia in America, tra le pacifiche strade e i motel che raccolgono i drammi dei parenti dei marines che non torneranno mai sani e salvi dall’Iraq. In due film viene mostrato l’azzeramento totale dell’umanità, dei valori, anche la morte paradossalmente perde il suo significato e non fa più paura. Il titolo del film di Haggis è The Valley of Elah ed è basato sul brano biblico che racconta dello scontro tra Davide e Golia. Il ragazzino Davide riesce ad annientare con una fionda il gigante Golia nella valle di Elah, simboli della nostra vita… Mi chiedo che cosa intenda Haggis con questa citazione: chi è Davide e chi è Golia? Di sicuro dopo aver mostrato a cosa può ridursi il cervello di un soldato dopo la guerra, annuncia che l’America ha bisogno di aiuto, espone una bandiera capovolta sull’asta, simbolo di un bisogno estremo di aiuto, analisi finale di una guerra fallita, di una perdita imminente, l’America non riesce a salvare se stessa.
La storia cambia gli attori, ma le circostanze sono più o meno le stesse: oggi è stato presentato anche un altro validissimo lavoro: Hotel Meina di Carlo Lizzani. Anche questo film racconta una strage realmente avvenuta. Era il 1943 e gli autori erano i tedeschi, le vittime ebrei italiani: era la metà di settembre e gli americani erano alle porte, ma non sono riusciti ad arrivare in tempo per impedire la reazione dei tedeschi all’armistizio dell’8 settembre. Gli iracheni e il mondo intero non possono sperare neanche in questo, nessun esercito alle porte li libererà dalla guerra, il 25 aprile.