Torna l’amore del mitico Woody per Delitto e castigo. E Torna Londra, per la terza volta di fila. Per un film più piccolo di Match Point ma più grande di Scoop. Al centro di queste due pietre, una lucida e preziosa, l’altra buona per fare colore e simpatia, si mette a sedere, e si lascia con gusto guardare, Cassandra’s dream. Una commedia e un thriller che si baciano e si capovolgono in una piacevole e sobria mescolanza. Alimentando insieme la voglia di guardare, sapendo che non se ne uscirà stravolti fino in fondo, i novanta minuti di vita degli attenti e sempre ammirati seguaci.
Due baldi giovanotti londinesi, poveri ma belli, sognatori all’europea ma furbastri all’italiana, vivono e agiscono nella Londra dei ponti e delle strade vicine. Ewan McGregor e Colin Farrell: immaginateli in costumi e direzione efficaci. Pensateli a tavola, di domenica, in una famiglia di periferia e scompostezza. E mettete loro accanto quelle caricature da tre pose che il regista ha sempre inventato. E poi imparate a credere ai loro sogni di amore e danaro, cullati da un grande entusiasmo e frenati bruscamente da una condizione di sociale impotenza. Che è poi la fonte del dramma che si sta per consumare.
Spunta, infatti, poco dopo nel film, la strana, bizzarra, pesante figura di uno zio d’America. Il più classico degli zii di quei posti. Che, in cambio di un favore, ha bisogno di un favore grandissimo: l’eliminazione di un testimone scomodo. Saranno i due ragazzetti tutti energia e toppe, superficialità e incoscienza, a caricarsi dell’onere, e a incontrarsi, secondo coscienza, con un vorticoso punto di non ritorno. Il delitto e il castigo, appunto. E lì Allen, il maestro, si può dire ormai tranquillamente, ci racconta un’altra volta quanto contino l’educazione, il padre, la madre, l’ambiente, ma quanto la personalità, l’unicità dell’essere umano, sia altrettanto fondamentale.
Ce lo ricordiamo il Chris di Match Point? Beh qui ci sono la sua semplificata prosecuzione e il suo atteso contrario. Un fratello va in tilt; l’altro per nulla. Colin incontra il suo buio, Ewan la sua luce. Dalla commedia, senza lasciarla mai del tutto, si naviga verso un dramma dei sentimenti, verso un tragico di cui Woody sembra avere molto bisogno. Sarà l’età. Il film vive di gag e situazioni, ma anche di interessante cinema da occhi e da udito. Quattro personaggi di una certa autonomia, niente di grave, nel senso fisico del termine, ma personaggi di una certa consistenza. Non manca il teatro, la dissacrazione di aspetti minuti ma quotidiani della vita e c’è un finale malinconico e sorprendente. Per noi va bene così. Un capolavoro non può ripetersi dopo solo due anni.
Piacevole commento che rafforza il mio interesse per l’ultimo film di Allen