Il cinema di Hong Kong è decisamente molto vivo. Grazie anche agli sforzi fatti per conquistare il pubblico della Cina continentale, il 2010 è stato un anno ricco di co-produzioni e progetti molto interessanti. Tra i sei film hongkonghesi presentati all’Udine Far East Film Festival 2011 non passa inosservato Perfect Wedding, l’ultima commedia di Barbara Wong. La regista, impegnata negli ultimi anni a realizzare film commerciali in cui privilegia le storie d’amore, si trova a dirigere una pellicola vivace indirizzata a un pubblico più maturo, con una Miriam Yeung, che spicca decisamente sugli altri attori, comunque bravi.
Yan è la bravissima direttrice della rinomata agenzia “Perfect Wedding”, che organizza dei matrimoni spettacolari; la sua vita sentimentale è, invece, tutt’altro che perfetta: lasciata sull’altare dal promesso sposo, Yan non ha più fiducia negli uomini e si abbandona a sterili incontri occasionali. In uno di questi accidentali incontri va a letto con Fung, che ritrova sul suo posto di lavoro come cerimoniere civile per una serie di trenta matrimoni. La sincerità dei sentimenti di Fung darà modo a Yan di rivalutare i suoi comportamenti amorosi, facendola andare in tilt.
Se la struttura del film è quella della commedia romantica, la regista riesce però a delineare situazioni della Hong Kong contemporanea (che si possono estendere anche ad altre culture). Barbara Wong ironizza sull’industria dell’organizzazione dei matrimoni da parte di agenzie che offrono qualsiasi tipo di sfarzo il cliente chieda. Sono diverse le storie che la regista racconta. In una, per esempio, viene richiesta la presenza ai festeggiamenti di Lady Gaga e Yan assicura la sua partecipazione ancor prima di sapere se riuscirà ad averla o meno (molto divertente il momento in cui la madre di Fung parla con la cantante al telefono). In un’altra, Wong mette in evidenza come il denaro possa comprare qualsiasi cosa, ma non sempre la felicità del proprio figlio, sottolineando come padre e figlio affrontino l’evento in modo completamente diverso. Inoltre mostra come, a volte, le persone smettano di essere ritenute tali e le si considera solo per il guadagno che rappresentano, per quella che è oramai una vera e propria industria mangia soldi.
La storia d’amore tratteggiata dalla regista è molto frizzante, ma allo stesso tempo mette la sua protagonista in uno stato di confusione e incertezza. Yan, prima di conoscere e innamorarsi di Fung, sapeva perfettamente quale comportamento adottare con gli uomini, trincerandosi dietro una maschera, senza far uscire fuori se stessa e i suoi sentimenti. Fung, invece, la fa star bene, con lui riesce ad essere quella se stessa che non era oramai da tempo. Questo la spaventa perché ha paura di lasciarsi andare nuovamente all’amore ed essere abbandonata. Wong vuole dimostrare quanto sia bello stare con qualcuno che si ama e che ricambia i propri sentimenti e che vale sempre la pena vivere una storia così, che sia per un attimo o per una vita intera.
L’attrice Miriam Yeung rende Yan simpatica, anche quando fa la scontrosa e rovina il rapporto con Fung con le sue mani. Lo spettatore comprende i suoi stati d’animo, si identifica e parteggia per lei. La regista non manca di strizzare l’occhio a situazioni che sono alla moda, citando ad esempio lo scrittore Dan Brown, oggetto di conversazione del primo incontro tra Yan e Fung, che sta leggendo uno dei suoi libri.
Barbara Wong riesce con Perfect Wedding a mettere di buon umore, a far sognare quel tanto che basta e fotografare una realtà, che poi così locale non è, con ironia e gusto.