Cinema e “sanità mentale” è un binomio storicamente consolidato, fatto di osmosi e influenze reciproche che ne hanno sancito il legame indissolubile. Ma è soltanto a partire dal 2011 che alcune istituzioni rappresentative di questi due mondi hanno deciso di collaborare, qui in Italia, per la realizzazione di un progetto comune: un festival che affronti la realtà del disagio psichico attraverso l’eterogeneità e la molteplicità di sguardi del linguaggio cinematografico.
E’ giunto alla seconda edizione lo Spiraglio – Filmfestival della Salute Mentale, che si svolgerà nell’arco temporale dell’unica giornata di venerdì 1 Giugno 2012 presso la Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese, dalle 9.30 alle ore 24.00. L’evento, organizzato dal Centro Diurno Palestro e dall’Associazione Culturale Sentieri Selvaggi è promosso da Roma Capitale e dal Dipartimento Salute Mentale Roma Asl rmA in partenerariato con la Fondazione Roma Solidale Onlus e con il sostegno di Mga e di Indie Frame.
Alla conferenza stampa di mercoledì 30 Maggio 2012 hanno partecipato gli organizzatori della rassegna, esponendo le finalità, i ruoli e il significato di un evento dalle ambizioni assai elevate e dai contenuti sensibili e stimolanti. Hanno illustrato il progetto, arricchendolo con il racconto delle proprie esperienze di vita e professionali, la psichiatra Fiorella Quaranta, per il CSM di via Palestro, nell’occasione mediatrice della conferenza, il sociologo, presidente della fondazione Roma Solidale, Folco Cimagalli, il dottor. Federico Russo, psichiatra e direttore del festival, Simone Emiliani, vicedirettore della Scuola di Cinema Sentieri Selvaggi e direttore artistico dello Spiraglio, il dottor. Narracci, Direttore del Dipartimento della Salute Mentale della Asl di Roma, Ornella Ugolini, responsabile del Centro Diurno San Paolo di Roma e Luca Confortini della compagnia Atlantide Entertainment.
Riportiamo per intero i loro interventi, circondati da un clima di sano ottimismo e incoraggiante serietà.
Fiorella Quaranta: “Lo Spiraglio Filmfestival della Salute Mentale è un bambino nato da poco e come tale ha ancora bisogno di molto accudimento. Personalmente credo sia un’iniziativa che serva un po’ a tutti per superare la paura della malattia mentale e il cinema è una possibilità per affrontare in altra maniera questo atavico timore.”
Folco Cimagalli: “Siamo lieti di ospitare questo evento che di fatto inaugura la nuova sede di Roma Solidale. La nostra fondazione, che opera nell’ambito delle politiche sociali, ha tra i suoi fondatori proprio il Comune di Roma. Credo che anche questa rassegna cinematografica si possa inscrivere all’interno delle iniziative riguardanti le politiche sociali. Senza alcun dubbio si tratta di una rassegna importante, sia a livello nazionale che internazionale; sicuramente è un’opportunità che consente di presentare e visionare una serie di prodotti di assoluto spessore, ma credo anche che rappresenti contemporaneamente un modo nuovo per il nostro paese e la nostra città di affrontare il tema della salute mentale. Sappiamo che questo è un argomento scomodo, in grado di creare un senso di disagio alle persone che si sentono sane, del tutto estranee al problema. C’è forse un tentativo ancora in atto di rimozione collettiva. Il cinema è un modo per raccontare questa difficoltà e per rimettersi in gioco. Credo che interventi culturali come lo “Spiraglio”, in cu i linguaggi si contaminano e il cinema è in grado di trasmettere nuove immagini e di portare avanti dei racconti, siano validi strumenti di sensibilizzazione collettiva e veri e propri supporti per il lavoro degli operatori delle Asl e dei centri di salute mentale: tutto ciò non è estraneo al raggio d’azione delle politiche sociali. Per questo la fondazione Roma Solidale ha deciso di partecipare in modo più attivo a questo progetto: non siamo più, come nella prima edizione del festival, soltanto uno sponsor. Abbiamo sposato il progetto a tal punto da diventarne partner effettivi. Crediamo che tale iniziativa, di natura artistica, possa lasciare un segno anche nel welfare, un concetto divenuto sempre più sfumato, che va ad intrecciarsi con tante altre dimensioni. Noi ci auguriamo di poter dar vita ad una nuova edizione dello Spiraglio Filmfestival anche nel 2013, proponendo film di qualità ancor più elevata.”
Quaranta: “Noi psichiatri diciamo spesso che un’immagine è in grado di curare più di mille parole perché attraverso le immagini si può ricreare: esprimere qualcosa che rappresenta un sogno. Al cinema, per il solo fatto che si spengono le luci, viene a crearsi una condizione spaziale e temporale decisamente altra, quindi per noi “curanti” il cinema è sì un modo di espressione, ma soprattutto un mezzo attraverso il quale osservare immagini che difficilmente riusciamo a capire da dove provengano, in quanto arrivano direttamente, non passando per la mente ma per qualcos’altro. La settima arte è per noi una strada privilegiata per accedere all’inconscio.”
Federico Russo: “Questo festival nasce in realtà sul solco di un’esperienza maturata nel corso di molti anni: un’esperienza viva, fatta di utilizzazione del cinema nei servizi di salute mentale e nei luoghi di cura come di una metodologia che permette (oltre ai numerosi sistemi di espressione artistica e tecnica) di valorizzare la propria creatività. Il cinema è dunque diventato uno strumento via via sempre più familiare, soprattutto per coloro che lo associavano ad un gigantesco sistema industriale, al mito di Hollywood, per intenderci. Oggi invece il cinema lo abbiamo a portata di mano, in un cassetto di casa, dentro la Handycam che utilizziamo comunemente per rappresentare la nostra vita quotidiana, per registrare i momenti importanti della nostra vita familiare. Così, con la stessa familiarità, il cinema, con le sue regole e il suo il suo linguaggio molto preciso, entra nei luoghi di cura per aprire lo sguardo e per mettere in comune punti di vista diversi, quello dei medici e quello dei pazienti: proprio questo sguardo comune, condiviso per mezzo di immagini spesso molto significative, ha rappresentato l’humus del festival Spiraglio. Mi sono reso conto che esiste una grande quantità di materiale audiovisivo spesso interessante sul tema della salute mentale, ma la maggior parte dei prodotti non riesce a trovare alcuna visibilità perché nei grandi festival cinematografici la selezione è crudele e i media sono confusi dalla miriade di immagini che affollano il web facendo molto rumore, dunque è sempre più difficile orientarsi sulla scelta di immagini a tema dotate di un qualche valore. Mi sembrava che tutto questo patrimonio corresse il rischio di andare perduto e l’idea di creare una specie di contenitore che potesse essere il più possibile discreto, gratuito e libero, in cui ciascuno potesse presentare le proprie opere e portare le proprie idee, il proprio modo di lavorare attraverso il cinema, fosse qualcosa di cui avvertivo la mancanza. E così è nato il festival, un progetto del Centro Diurno Palestro, che è stato proposto a Roma Capitale nell’ambito dei finanziamenti destinati alla salute mentale ed ha riscosso un certo interesse, ottenendo anche un piccolo finanziamento. Nella sua seconda edizione lo Spi
raglio ha assunto una fisionomia un po’ meno artigianale; certo quella in cui si costruisce il festival rimane pur sempre una bottega, perché i luoghi deputati alla sua organizzazione sono due: il primo è una scuola di cinema (Sentieri Selvaggi n.d.r), l’altro è una scuola di vita e di cura, come un centro diurno. Quindi da queste due realtà, che poi incrociano le loro conoscenze reciproche, nasce il festival. L’idea di fondo è quella di permettere a chi viene a vedere le opere che sono state selezionate di avere una molteplicità di angoli di visuale su una tematica complessa in cui ciascuno tende a raccontare il proprio punto di vista. Questo è uno spazio prospettico, sfaccettato, in cui le angolazioni sono molteplici.
Tutto ciò contrasta con una tendenza naturale, che io credo intrinseca al meccanismo difensivo dei disturbi psichici, alla propensione cioè ad isolarsi e al ridurre gli stimoli. Il cinema è invece una potentissima macchina che sollecita i diversi sensi e conosciamo le sue potenzialità ipnotiche e la capacità che possiede di far “entrare la luce”; dunque di fungere da ostacolo al sistema di isolamento e chiusura proprio delle patologie psichiche. Penso che da queste due forze opposte possa derivare un reciproco benessere perché il cinema attinge dalla salute mentale una serie di contenuti e di profondità che gli permettono di scavare nei grandi temi dell’uomo – questo è un debito che il cinema contrae da sempre con la psicologia, la psicoanalisi o la psichiatria – mentre la salute può attingere a questa facoltà di aprire un diaframma e di far entrare uno spiraglio, grazie alla potenza delle immagini.”
Simone Emiliani: “In qualche modo, quando è nato, il progetto era quello di fare incrociare i due mondi, quello del cinema e quello della salute mentale. Noi parliamo di cinema soprattutto da un punto di vista giornalistico e critico, perché “Sentieri Selvaggi” è un quotidiano on line che fa molti aggiornamenti, anche venti durante i festival, una scuola di cinema dove si organizzano rassegne in giro per l’Italia. In passato abbiamo collaborato con i festival più diversi come ad esempio l’Asian film Festival; quindi, incontrarci per realizzare lo Spiraglio è stato un modo per vedere il tema della salute mentale sotto due angolazioni che non è detto debbano essere divise, perché bisogna vedere ciò che ogni opera lascia, l’impatto più o meno incisivo che può avere sul pubblico. Ci sono diversi modi di raccontare e quest’anno abbiamo diviso le sezioni in cortometraggi e lungometraggi: all’interno di esse trovano spazio sia la fiction che il documentario e abbiamo ritenuto opportuno non separare questo genere dal resto della produzione “a soggetto”. C’è stata una crescita rispetto all’anno scorso. Ma anche quella dell’anno precedente è stata un’esperienza molto positiva sia per la quantità dei lavori che ci sono pervenuti sia per la loro qualità. Molti dei film che vedrete il primo giugno sono passati per i grandi festival internazionali e alcuni di questi sono usciti anche in sala: è chiaro, non nella grande distribuzione, però sono passati in città come Roma e Milano. Quest’anno, tra le varie novità, abbiamo introdotto le sezioni competitive e il premio lo Spiraglio, attribuito a Marco Bellocchio per l’Ora di Religione. Poi c’è il premio del pubblico. E’oggi presente Luca Confortini di “Indie Frame” che sta collaborando con noi per questa iniziativa. Oltre ai premi della giuria sarà interessante vedere come le varie categorie di pubblico valuteranno questi film.”
Narracci: “Sono molto contento di questa iniziativa, mi sembra importante e per di più è in grado di crescere, di svilupparsi. Mi pare che rappresenti idealmente il giusto modo di affrontare il disagio e la sofferenza, considerandoli come qualcosa di passeggero e modificabile, come un periodo di difficoltà della vita da cui si può venir fuori e, secondariamente, come un’occasione per comprendere molte cose che possono sfuggire nei momenti di normale benessere.
Questo concetto è però molto difficile da far capire alle persone, spesso le parole non bastano. Viceversa il racconto, il modo in cui i vissuti emergono da storie cinematografiche, può risultare di grande aiuto: questo mi sembra il senso profondo dello Spiraglio Filmfestival. Vorrei aggiungere che il progetto non vuole essere rivolto contro qualcuno, ma intende soltanto sensibilizzare al rispetto della dignità umana seguendo le orme di una cultura che viene da lontano, da qualcosa che è accaduto in Italia circa quarant’anni fa e che poi ha trovato sbocco nella legge Basaglia, una conquista oggi messa duramente in discussione a livello centrale, con il voto della Commissione Affari Sociali (che di fatto riapre alcuni manicomi) e a livello regionale con le aziende sanitarie locali in grave difficoltà. “
Quaranta: “In effetti dobbiamo fare i conti con i dati della realtà: lavoriamo sempre di più e sempre peggio; non so se questo sia compatibile con ciò che facciamo”.
Confortini: “ Indie Frame è uno dei nostri portali di cinema indipendente e di qualità. Noi come compagnia siamo davvero orgogliosi di sostenere questo festival. Molti sono i film che mi hanno emozionato nella storia del cinema, come Rain Man o My name is Sam: sono pellicole dove la salute mentale o la psicologia di certi personaggi riescono a trasmettere qualcosa che magari altri film più classici o più stereotipati non riescono a dare.
Sono molto curioso di vedere i film perché sicuramente sono tutti prodotti che daranno molti spunti di riflessione, ma soprattutto perché vorremmo distribuire su uno dei nostri portali uno o più film presenti nel catalogo.
Ornella Ugolini: “Condivido la riflessione di Russo sul cinema che apre una luce e dunque ostacola la chiusura. Nel centro diurno dove lavoro utilizziamo il cinema in due forme: uno da spettatori – c’è un gruppo che va al cinema, ragiona e si documenta su di esso – e un altro come organizzatori di rassegne per studenti di scuole superiori. L’idea che abbiamo è quella di selezionare alcuni titoli di questo festival e di inserirli nella rassegna di novembre cui parteciperanno gli istituti di vari municipi della capitale.”
Quaranta: “Mi piacerebbe chiudere con una citazione: “Bisogna saper rubare con gli occhi”. I nostri sogni sono immagini che vediamo tutti i giorni e forse non ci prestiamo abbastanza attenzione. Bisogna saper rubare e andare al cinema serve anche a questo: spesso dopo aver visto un film mi sento piena, e cerco di capire cosa mi ha lasciato. Cito ad esempio Cesare non deve morire, che mi ha emozionato tantissimo. Anche se c’è uno stigma terribile perchè prendi le parti di persone condannate. Sono uscita dalla sala e vedevo quei personaggi in maniera diversa. Forse questo ci può dare un imput, una riflessione su quello che vuol dire “cinema”..
Emiliani: “Beh, oltre nelle immagini quello che conta è quello che c’è dentro: spesso ci sono dei cineasti che privilegiano il bello stile e la bella forma, ma questo non può bastare. Cesare non deve morire è uno di qu
ei film capace di far scoprire altri mondi, altri universi e ha la capacità di lavorare attraverso il cinema con attori non professionisti. Uno stesso tema può essere raccontato in moltissimi modi però quello che conta è l’occhio di chi guarda, da dove lo guarda e la sensibilità di come lo guarda: sono questi secondo me i fattori che fanno la differenza. E in effetti pensando a due film sulla malattia come Amor o A Simple Life troviamo due modi diversi di raccontare la stessa cosa ma l’impatto è completamente diverso. Poi al di là dei dialoghi bisogna vedere ciò che lascia dentro l’immagine. Il film continua a vivere anche dopo la visione e ognuno lo rielabora in diversi modi. Ma nella mente non resta tutto il film; ne restano solo alcuni momenti o l’emozione di quanto ci ha dato o non ci ha dato. Truffaut diceva che i film sono come le persone: in alcuni casi non entriamo subito in sintonia con loro ma conoscendoli bene si può instaurare un ottimo rapporto. Anche il fatto di dormire con il cinema, pensiamo al Fuori Orario di Ghezzi dall’una alle sei… Non so se vi è mai capitato di addormentarvi, di risvegliarsi e di dormire di nuovo: essere convinti, cioè, di vedere un certo film quando poi non tornano tutti i collegamenti perché non si riesce a distinguere tra ciò che si è visto e ciò che si è sognato… Capita, magari, di (ri)vederlo dopo un po’ di tempo e di ammettere che le cose sognate erano di gran lunga più belle.