[***] – Questo film ha vinto il Premio come Miglior Documentario nel 2008 al Tribeca Film Festival ed è stato presentato al Senza Frontiere Film Festival 2009 di Roma (1-3 luglio). Racconta la straordinaria storia delle donne liberiane, che si sono unite, tutte, indipendentemente dal loro credo religioso, per fermare la sanguinosa guerra civile in atto in Liberia da oramai troppo tempo. La guerra inizia nel 1989. Il presidente liberiano Charles Taylor tiene la “sua” terra sotto la morsa del terrore. Ciò che conta è la ricchezza. Raggiungere il potere porta ricchezza e ci si sente come Dio o comunque, come lo stesso Taylor ha affermato ad una conferenza, non sarebbe lì, non ricoprirebbe quel ruolo se Dio non l’avesse voluto, sfruttando così la religione a proprio piacimento. Le donne cristiane e le donne musulmane hanno dato vita a una manifestazione per la pace, affinché i loro uomini smettessero di combattere e di uccidersi a vicenda. La perseveranza, l’ostinazione e la convinzione di poter fare concretamente qualcosa per il loro paese, le ha portate al cospetto del presidente Taylor, che inizialmente non voleva ascoltare le loro richieste, tanto meno organizzare un incontro.
Nel 2003 ciò è accaduto. Leymah Gbowee ha parlato a nome di tutte le donne liberiane affinché la guerra cessasse e si venisse a un accordo tra le due parti: Charles Taylor e i ribelli. In questa diatriba chi ci andava di mezzo erano soprattutto i civili: le donne venivano stuprate e gli uomini uccisi sotto i loro occhi. Ad Accra nel Ghana si organizzò un congresso per ristabilire l’ordine e la pace in Liberia. Furono in 200 le donne che si presentarono davanti alla sala dei congressi dove erano riuniti i presidenti dei vari stati d’Africa e che fecero in modo di accelerare quella che sembrò essere, nelle prime sei settimane, più una vacanza che non un impegno attivo per risolvere quanto prima la spinosa questione. A Monrovia in Liberia c’era, infatti, ancora la guerra. Le 200 donne fecero in modo di non farli uscire dalla sala, senza che potessero mangiare, fino a che non si fosse giunti a una soluzione concreta e subito attuabile. Così avvenne, e tra le altre cose, Charles Taylor fu mandato in esilio in Nigeria.
Il sostegno e l’impegno delle donne liberiane proseguì, e ora tutti sanno cosa aspettarsi quando una forza travolgente, come quella delle donne unite in una lotta comune, si mobilita. Solo la grande volontà e lo spirito di sacrificio delle donne poteva riuscire laddove gli uomini hanno fallito. Questo è un documentario che toglie il velo su tante questioni ignorate da molti e che molti rifiutano di vedere o di negarne l’evidenza. Ancora oggi, purtroppo, è molto comune nascondere lo sporco sotto il tappeto, per convincersi che ciò che non si vede non esiste e possa sembrare all’apparenza tutto pulito, lindo, ma quando lo sporco, diventato marciume e accumulato nel tempo, invaderà tutta la casa perché da sotto il tappeto è fuoriuscito, si capirà che bisognava agire prima. Lasciare che si leda la dignità altrui impunemente, che si faccia crescere il pensiero che il nemico non sia un essere umano proprio come noi, non ci rende migliori di chi uccide, stupra e infligge torture. Le donne sono state, sono e rimangono le uniche in grado di sovvertire lo stato delle cose.
La regista sceglie di raccontare questa storia corale intervistando le donne liberiane che nel 2003 organizzarono e parteciparono in prima persona alla lunga manifestazione di pace. Alle interviste unisce alcune immagini di repertorio, ricostruendo così il lungo percorso fatto dalle donne fino al raggiungimento del risultato sperato. È un documentario che tutti dovrebbero vedere, perchè fa comprendere come persone normali, se collaborano insieme, possono ottenere risultati superiori alle aspettative, risultati inimmaginabili.