di Cecilia Milza/ Assolutamente da segnalare questa opera prima di Selma Vilhunen che con una scrittura impeccabile porta avanti una storia dolorosa come mille che si nascondono nei quotidiani affaccendati delle nostre città.
La capacità della regista di proporre temi come la famiglia mono genitoriale, il disagio sociale/esistenziale e il disturbo mentale senza scadere nella retorica o nella banalizzazione, mettendoli in scena con la semplicità con cui si presentano nella realtà di chi li vive, e lasciando che la brutalità di tali realtà emerga schiettamente dall’ordinario tran-tran domestico senza ricorrere a moralismi o manipolazioni emotive sullo spettatore, meritano una sottolineatura che infonde fiducia rispetto alle prospettive del cinema futuro.
La mdp si tiene alla giusta distanza dalla giovane protagonista, resistendo alla tentazione di indugiare in un coinvolgimento emotivo forzato dello spettatore con struggenti primissimi piani e dunque proponendosi come cifra stilistica di contenuto nel rispettare metaforicamente la prossemica che un adolescente richiede. Come se la distanza offerta allo spettatore raccontasse dell’impossibilità (un po’ fisiologica di quell’età di transizione e un po’ contingente della reazione di Varpu allo stato abbandonico in cui si trova) di entrare in contatto profondo con la ragazza, ma al contempo sollecitasse, pacatamente e inesorabilmente, il nostro desiderio di avvicinarci.
La bravissima attrice protagonista assurge al suo ruolo con straordinaria naturalezza, condannando silenziosamente con la sola forza dello sguardo e della postura il surreale mondo adulto che le gira intorno.
La narrazione scorre su un registro di credibilità grazie alla drammatica autenticità del profilo dei personaggi rappresentati e degli eventi da loro provocati e vissuti, con l’aggiunta di un appena sussurrato, eppure importante, segno simbolico che infonde forza e profondità al racconto.
Lo sguardo sul maschio contemporaneo è impietoso.
La donna, seppure fiaccata e disorientata, fra necessità e virtù, trova il modo di stare a galla.