In occasione della presentazione di Parole sante alla Festa di Roma, pubblichiamo una testimonianza del Collettivo Precariatesia, un gruppo di lavoratrici e di lavoratori che autorganizzandosi si è mobilitato nel proprio posto di lavoro. Nello specifico il più grande call center italiano: Atesia.
Call-center, lavoratrici e lavoratori precari, argomenti abusati, banalizzati e già anestetizzati (in attesa del film di Virzì con Mastandrea e la Ferilli). Parole sante è un documentario di Ascanio Celestini sulla vicenda del call center di Atesia e sul Collettivo Precariatesia. Una vicenda ed una lotta che hanno costretto il governo ad intervenire energicamente. Un paio di anni fa contattammo Ascanio Celestini per organizzare qualcosa a sostegno della nostra vertenza. Dai nostri racconti sono nati spettacoli come Appunti su un film sulla lotta di classe ed ora il documentario Parole sante.
Basato principalmente su interviste ai membri del Collettivo Precariatesia e dell’Assemblea Coordinata e Continuativa contro la Precarietà, Parole Sante tenta di raccontare una vicenda esemplare dei nostri giorni. Esemplare per capire meglio cosa sta succedendo nel mondo del lavoro in Italia, chi sono i suoi protagonisti e cosa fanno. I call center producono ricchezza, sono necessari in questa fase produttiva, ma chi ci lavora è diventato nell’immaginario collettivo il simbolo dello sfigato. Sfigato perché oggi non si può parlare di proletari, gli operai non esistono ed i poveri sono criminalizzati: esemplare è la vicenda dei lavavetri. In un contesto in cui il pensiero debole impera, facendo sì che Berlusconi, il Partito Democratico, Sindacati Confederali e Rifondazione Comunista indisturbati promuovano la stessa politica ultraliberista. Non si vuol sentir parlare di sfruttamento, lotta di classe. Si rifiuta il termine proletario anche nei centri sociali perché queste cose sono antiche e non esistono più. Quindi siamo tutti più tranquilli utilizzando il termine sfigati. D’altronde la sfortuna è casuale, non è colpa di nessuno.
Purtroppo non è così. La precarietà del mondo del lavoro tutto è dovuta a delle precise scelte e volontà. La nostra esperienza ci ha mostrato concretamente come governi di destra e di sinistra, sindacati confederali, Confindustria e partiti della fantomatica sinistra radicale abbiano favorito il dilagare della precarietà. Di fronte a palesi illegalità, accertate dagli stessi organi istituzionali, il governo attuale ha pensato bene di amnistiare tutto danneggiando sia i lavoratori che la collettività tutta. Gli imprenditori che non pagano i contributi all’Inps per decine di milioni di euro, che violano addirittura legge 30 vengono premiati con 300 milioni di euro all’anno. Per i lavoratori ci sono 550 euro al mese e la rinuncia ai diritti pregressi. Il tutto con il contributo decisivo ed entusiasta del sindacato confederale. Il sindacato governativo, che decide per lavoratrici e lavoratori anche contro la loro volontà. D’altronde anche quando le morti sul lavoro (omicidi con evidenti mandanti) sono un dettaglio e il problema della legalità riguarda i lavavetri ed i Rom, è chiaro che gli imprenditori possono fare tutto ciò che più gli aggrada. Atesia non è la Montedison o l’Ilva di Taranto. Non si muore ogni giorno. Anche per questo nel documentario vedrete spesso gli intervistati ridere o essere leggeri….
La voci del documentario sono quelle di un gruppo di persone che, mosse da esigenze concrete, da bisogni reali e materiali e non da suggestioni mediatiche, hanno prodotto realmente conflitto. Conflitto basato su evidenze che hanno reso difficile a tutti gestire la situazione. Non si poteva dare torto ai lavoratori e non si riusciva ad “inquadrarla” per poterla gestire e rivendere. La soluzione istituzionale è stata quindi la repressione, che d’altronde è il cavallo di battaglia del nascente partito democratico. Campagna mediatica piena di falsità per incensare l’operato governativo, licenziamenti e denunce per chi ha lottato. Siamo stati denunciati per violenza privata. Tra le motivazioni c’è quella di aver gridato slogan contro la precarietà… La nostra speranza è che il documentario non venga inghiottito e banalizzato dalla macchina del Festival Veltroniano e che possa essere occasione di una seria riflessione finalizzata a costruire una reale lotta alla precarietà in tutti i posti di lavoro. I finti referendum, i concerti e le parate una volta all’anno non servono a combattere la precarietà ma sono funzionali al suo dilagare.
Sono Roberta ho lavorato in atesia per 6 anni, speravo che mi avrebbero assunto con un contratto serio e dignitoso… Invece, mi hanno proposto un contratto part time a 550 euro mensili con turnazione molto ampia: per esempio dalle 15.00 alle 24.00 senza la possibilità di trovare un altro lavoro per riuscire a pagare le bollette… da mangiare… e oltre a questo per poterlo accettare dovevo firmare una liberatoria, dove dovevo firmare che rinunciavo agli anni pregressi in quanto, secondo loro ero un lavoratore autonomo, un libero professionista (come un medico o un avvocato)… ciò non è vero in quanto eravamo controllati come qualsiasi lavoratore dipendente…Quindi tale “liberatoria” era ed è una vera e propria estorsione… Ammiro e stimo molto Celestini come attore, come persona ed è l’unico dei pochi che si è preoccupato di dare voce a tante persone precarie che si sentono umiliate ed offese… Dimenticate… Grazie Ascanio.