Alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro gli effetti della cura dimagrante "Procuste-Tremonti" sono stati tangibili: è venuta meno una delle due sale, costringendo ad una drastica riduzione del cinema “nuovo” per fare spazio alla retrospettiva di Bernardo Bertolucci, che ha anche incontrato il pubblico per una conferenza sul suo cinema.
Come sempre, concluso il festival, ci si portano dietro frammenti di memorie visive ed emozioni come quelle regalate dall'intenso e dolente film sudcoreano The Journals of Musan di Park Jung-bum, vincitore del Concorso.
Il suo è un cinema che insegue la realtà, ricorda certe atmosfere del De Sica di Umberto D. Qui l'odissea metropolitana è quella di un disertore nordcoreano fuggito dalla fame e dalla dittatura per approdare ad una società più libera, come quella della Corea del Sud, ma con un capitalismo feroce e fortemente intollerante nei confronti degli immigrati settentrionali. Il regista, anche ottimo interprete, si muove tra squallidi spazi urbani. I muri e le ante nelle inquadrature stanno a testimoniare il doloroso isolamento del protagonista che mantiene però salda la sua dignità.
Il premio Amnesty è andato a También la lluvia della spagnola Iciar Bollain. Un'operazione molto più industriale, con una interessante trovata di sceneggiatura: quella di mescolare i piani temporali e la realtà e la finzione di un film nel film su Colombo. Ma il meccanismo oliato e prevedibile finisce per deludere dopo un buon ritmo iniziale. Si sentono le ascendenze di Loach e certamente la tematica dell'acqua è davvero attuale così come quella dei diritti degli indios.
Nelle proiezioni nottambule del dopo festival è davvero interessante il mediometraggio di Mariangela Malvaso, Luca Vagni e Roberto Vecchiarelli, Dodici pezzi facili, che alternando la fluidità della steady-cam con gli scatti di una sorta di passo uno anima le foto di libri, statue, manifesti, oggetti rari e preziosi presenti nei labirintici e affascinanti spazi del Museo e della Biblioteca Oliveriana e il ritmo del montaggio è intrecciato ai bei suoni elettronici di Eugenio Giordani.
Ho visto Tambien la lluvia al recente Cinemambiente. Effettivamente è abbastanza prevedibile e un po’ debole sull’evoluzione della psicologia dei personaggi però a Torino lo hanno proiettato una settimana prima del referendum ed è stato un magnifico spottone per l’acqua pubblica. Sono, invece, molto curioso di vedere il coreano in concorso.