Che motivo avrebbe un attore noto e all’apice della carriera di sbarcare, un giorno, in un’isola del sud della Francia per andare a trovare un collega conosciuto tanti anni prima? E’ questo il filo rosso che attraversa il film di Le Guay; il perchè sottotraccia che fa da costante contraltare alla narrazione.
Gauthier va a casa di Serge nella suggestiva ile de Re. E’ un uomo piacente, ricco. Un attore famoso, appunto, grazie ad una fortunata serie televisiva. Serge, valente attore di teatro ritiratosi da anni dalle scene, lo accoglie in una villetta decadente e grigia ereditata da uno zio deceduto; l’abitazione, a causa della mancanza degli allacci alle fognature, pare essere anche abbastanza maleodorante, il clima è visibilmente umido, si nota dai muri, e in generale la casa è molto trascurata dall’artista che la abita e che vuole restare solo. Ma quando Serge vede Gauthier, oltre ad esserne sorpreso, sembra provare uno sconosciuto compiacimento che si inserisce percettibilmente, come in un gioco ad incastro, nel già esistente appagamento di Gauthier. Il saluto iniziale tra i due lascia immediatamente aperta la porta delle domande che dovrebbero seguire, inserite tra lo spettatore e lo scorrere lento, talvolta anche un po’ noioso, della storia, a prima vista insensata se non la si legge tra le righe fin dal principio.
Il pretesto della visita è un’importante proposta di recitare insieme Moliere: “Il misantropo”, commedia autobiografica in cinque atti, che il drammaturgo del ‘600 scrisse in un profondo momento di depressione. Perché a Gauthier viene in mente Serge? La ragione ufficiale è la memoria di un periodo di collaborazione lavorativa tra i due attori dove, in un momento di smarrimento – o di amnesia? – di Gauthier, Serge, con professionalità ma anche con molta tenerezza, intervenne in suo aiuto recitando al suo posto la frase della commedia. Questo episodio è il nodo centrale del film che, in contrapposizione e parallelamente alle vicende, piuttosto simili, della vita di Moliere e di Serge, introduce ben altro. Ed il regista ce lo dice in ogni scena che rappresenta.
Le Guay è uno sceneggiatore piuttosto curato che, figlio della rappresentazione francese, non corre di scena in scena ma si sofferma sui particolari. Il rapporto tra i due attori rivela, ben presto, una stretta amicizia, che stona un po’ se i due uomini si sono incontrati diversi anni prima, e questa discordanza emerge in ogni caso, fin dall’inizio, nel crescendo del rapporto, sempre più stretto. E’ una corrispondenza che si stringe nella sinergica armonia della declamazione di Moliere, come in un taciuto preludio sentimentale o come nell’overture d un ballo di corteggiamento. Il desiderio di interpretare entrambi Alceste, il protagonista de “Il Misantropo”, non è altro che un’inconscia volontà di essere tutti e due la stessa persona – ma nel legame omosessuale non si hanno spesso le stesse caratteristiche? – e non solo perché entrambi si sfidino nella bravura – si capisce, tuttavia, che Gauthier, nonostante la fama, stima moltissimo Serge – ma perché esiste questo aspetto, non apertamente riconosciuto.
In Serge spunta, tuttavia, il desiderio, forte e mai assopito del tutto, di ritornare a recitare, per cui la proposta dell’amico inizia a conquistare spazio nella vita dell’attore. Il parallelismo tra il Misantropo di Moliere e il misantropo che è divenuto Serge, dopo la decisione di chiudersi nell’isola in preda ad una forte depressione che gli ha fatto lasciare il teatro proprio nel momento di maggiore popolarità, è un tema fin troppo riconoscibile nel film, tanto da divenire scontato.
Gauthier ha una compagna anch’essa bella, affermata, ricca, che non si vede mai ed appare solamente verso la fine della storia, come ufficializzazione di un sentimento o di uno stato che, irrazionalmente, rassicura l’uomo. Ma la presenza della donna è inesistente, e così è persino la sessualità, veloce e casuale, quasi evanescente, tra Gauthier e Francesca, la giovane bella italiana che i due uomini conoscono casualmente. Francesca sembra frapporsi nel vincolo particolare dei due attori, quando cenano insieme, quando ballano, sia l’uno che l’altro, con lei, quando Serge in macchina fonde la propria voce con quella di Francesca cantando “Il mondo”, di Jimmy Fontana – testo senza tempo – come per ricordare che la vita non la possiamo fermare, neanche se vogliamo, se continuiamo a provare desideri, sentimenti, emozioni, paure, lasciandoli defluire come fiumi al mare, se essi esistono. E’ l’italiana, nel film – non a caso la scelta di un donna/nazione che esprime forti contrasti e attrazione – che rimette in moto i sensi, ma evitando di dare un senso ed una direzione a quel che nasce.
Gauthier, intanto, combatte con la vita “razionale” di Parigi: i suoi impegni rammentati dalla collaboratrice Cristine, dove la sospensione da essi, fino al ritorno, sollevano anche un po’ del Gauthier ufficiale a favore di quello che vorrebbe essere e che non sa essere. Perché è Gauthier che ha cercato Serge ed è proprio lui che ha necessità di un segnale, attraverso Serge, affinché si “riveli” un cambiamento.
Il “Misantropo” ha un linguaggio moderno che Gauthier riconosce, ma Serge ne vuol mantenere la classica interpretazione: è un conflitto che nasce tra i due attori, ma è anche l’ennesima occasione per mostrare la diversità che “unisce” i due uomini che sembrano, ad un certo punto, non poter fare a meno l’uno dell’altro. Gauthier è colui che mantiene l’aspetto più formale della commedia e della vita, ormai indissolubilmente intrecciate, Serge ne riconosce solamente l’essenza più asciutta e passionale insieme.
Nelle cene dei due uomini soli è evidentissima l’attrazione – “mi piace provare con te” e “mi piacerebbe farlo insieme a te”, si dicono riferendosi ufficialmente alle prove della commedia, ma sembrano parlare d’amore. E’ evidente, inoltre, l’alleanza nel loro sostare sulla spiaggia, invernale e desolata, è evidente l’unione di fronte ad un simbolo sessuale come la giovane pornostar che non suscita alcun tipo di reazione nei due uomini, è evidente la delicatezza persino quando Serge medica il naso sanguinante di Gauthier. Ed addirittura si nota un’assuefazione caratteriale dei due uomini, Serge diviene meno misantropo e Gauthier più naturale.
La gelosia che sorgerà alla fine e che dividerà i due attori è la mancanza di riconoscimento di quel che è nato tra loro, nella settimana al termine della quale ognuno tornerà sui propri passi. La scenata finale di Serge durante la festa, che avrebbe dovuto segnare l’inizio della collaborazione dei due attori, è la rottura del filo di illusione che potrebbe cambiare le storie delle due persone. Ognuno tornerà ad essere quel che era.
Gauthier sulla scena, a Parigi, interpreta Alceste come ha voluto riaffermare – sembra qu
asi riappropriarsi della “virilità” dell’uomo ufficiale. Ma, ahimè, dimentica nuovamente, ed Alceste resta senza parole di fronte ad un pubblico perplesso.
Serge,che solo sulla solita spiaggia pronuncia per se stesso le medesime parole che Gauthier non è riuscito a recitare sul palco, è un chiaro segnale di quanto equilibrio avrebbero trovato insieme nella passione delle rappresentazioni, e non solo, che li avrebbe avvicinati. Tuttavia Serge si scopre il vero Alceste e ne è sereno, non rimpiangendo nemmeno ciò che sarebbe potuto succedere nell’amicizia con Francesca, ormai partita per l’Italia, come “nell’amicizia” con Gauthier, ormai chiusa.
Resta sospesa nell’aria salmastra la seduzione che ha portato il misogino Gauthier da Parigi a l’ile de Re – come dimenticare però anche l’interesse di Serge che nota i pettorali dell’amico a dorso nudo? – ed anche, tra le rughe del misantropo sulla battigia, resta una più profonda consapevolezza di aver chiuso il cerchio che identifica Alceste e Serge, protagonisti della stessa persona.
Luchini come sempre travolgentemente bravo, oscurando l’onesto mestierante comprimario e persin la Maia con quel je ne sais quoi, pure se fissa.. Egli in ogni film lascia un’aura magica stordita, nei capolavvv (LD), nei buoni à la Confessioni troppo intime, nei discreti (Nella Casa) nei mediocri persino (Paris). Vedeteli, che vaghezza vi punga e presto sia… …in compagnia di una lei, qualsivoglìa..