Le campagne promozionali spesso influenzano e creano aspettative anche negli spettatori più disincantati, abitualmente convinti di essere scevri dalle dinamiche comunicative care al lancio dei prodotti culturali contemporanei, in generale, e di quelli cinematografici qui nello specifico. Tali aspettative possono sfociare in due soluzioni: una in cui il prodotto eguaglia o addirittura supera le attese, e una in cui risulta drammaticamente al di sotto di esse. Dinanzi al secondo caso lo spettatore disincantato, incluso il critico, può trovarsi in quella situazione di dissonanza cognitiva da portare a risoluzione in due modi diversi: accettando il prodotto per quello che è deponendo le armi di fronte alla delusione o cercando di salvare il salvabile. Nel caso qui discusso di Mamma Mia!, purtroppo largamente al di sotto delle aspettative, optiamo per la prima risoluzione, cioè prendiamo il prodotto per quello che è: un fallimentare tentativo di adattamento cinematografico.
Al di là di una valutazione sulla sua riuscita, Mamma Mia! cerca di collocarsi nelle fattezze del musical classico, tradizionale, nel senso che è orientato prevalentemente all’intrattenimento come intento sostanziale. La trasposizione cinematografica del film era nell’aria da diversi anni e dopo che il musical, sorto nel 1999 e approdato a New York nel 2001, aveva riscosso successi e incassi in molte parti del mondo, i tempi erano ormai maturi per il lancio di un prodotto che avesse un marchio di riconoscibilità, indispensabile per assicurarsi un margine di successo garantito.
Con una sceneggiatura completamente costruita intorno ad alcuni testi e canzoni degli ABBA, Mamma Mia! è la storia di Sophie, imminente sposa, che non ha mai saputo chi fosse suo padre. Venuta in possesso di un vecchio diario della madre, Sophie scopre che i padri possibili potrebbero essere tre e decide così di invitarli segretamente al suo matrimonio per scoprire chi del terzetto potrà finalmente chiamare papà.
Se le interpretazioni maschili si dimenticano ancor prima dei titoli di coda, quelle femminili restano purtroppo impresse per eccessiva enfasi in smorfie, mossette e urlettini, a cominciare dalla coprotagonista Amanda Seyfried. Unica eccezione è Meryl Streep che, se pur a tratti goffa per la sua estraneità e non familiarità al genere, mostra allegramente di voler stare al gioco, riuscendo a regalare l’unico momento emozionante e appassionato del film con la sua interpretazione di The Winner Takes it All. Anche se guastato da un ripetitivo contesto scenografico eccessivamente pittoresco e da cartolina. Persino le comparse che interpretano i nativi isolani, e che normalmente dovrebbero passare inosservate, si ricordano per l’eccessiva stereotipizzazione dei loro costumi, intenti quotidiani, usi e folclore; sempre ritratti con elementi esasperatamente caratterizzanti.
Phyllida Lloyd, regista teatrale qui alla sua prima impresa cinematografica, non sembra sfruttare le potenzialità visive che il mezzo le offre rispetto ad un più limitante spazio teatrale. L’insieme risulta poco emozionante, con scarso ritmo e con scene e inquadrature grossolane e disarmoniche al limite di un videoclip Britney Spears prima maniera (si pensi al numero Lay All Your Love on Me con i due giovani amanti sulla spiaggia).
Persino i numeri musicali principali, quelli danzerecci e corali, risultano piatti, poco vibranti e denotano una scarsa consapevolezza di cosa si stia e si voglia filmare e con quale effetti. Perplessi ci si chiede infine che senso abbia nella svogliata sceneggiatura quel forzato risvolto gay finale.
Nel quadro dalla produzione di musical degli ultimi anni, tra quelli ibrido/sperimentali come Dancer In the Dark o Sweeney Todd e altri con taglio più classico come Dreamgirls e Chicago, Mamma Mia! sembra collocarsi lontano, anni luce, sia dai primi, dove non presenta neanche un barlume di intenzionalità verso la ridefinizione del genere; sia dai secondi, che oltre alla squisita fattura e cura formale presentavano anche spunti riflessivi appezzabili e con sottotesti non scontati.
Chi sembra uscire davvero vincitore da un film come Mamma Mia!, sono le trascinanti e orecchiabili canzoni degli ABBA, magra consolazione ma…The Winner Takes It All!