di Luca Spanu/ Entro pochi giorni molto splendore visivo mi fu riservato.
E dal Detour in bianconero, con il buio caldo illuminato a sprazzi del DF mexicano e poi la luce fredda e sporca sopra e nella corrente che rimirano attoniti i filippini Figli dell’Uragano.
E dal Greenwich (a soli mercolepisodici Euro 2,00) sul divanetto della 3 che fa rimpiangere la nera sala del Labirinto a Pompeo Magno (per In The Soup di Alan Rockwell) : immersi i personaggi nei colori di un luminoso freddo nordico, un Ma Loute lieve agghiacciante fiabesco-sconcertante, verista metaforico degenerato psicopatologico.
Mi informo a posteriori su Dumont regista, scoprendolo anche sceneggiatore autore e professore di filosofia (suo un film Camille Claudel che purtroppo mi persi).
Alle meravigliose stranianti dune ‘pres pas de Calais, chez les Chtis’ (‘giù al nord’ quindi, nelle vene la sensazione dismagata debosciante che provo quando a Milano mi trovo) : Fabrice Luchini*** Valeria Brunitedeschi** Juliette Binoche* e comprimari vari**.
Inquadratura ravvicinata iniziale ci sbatte con il muso su di una distesa di scogli, anzi prima ancora di neri mìtili che li ricoprono (e sui coltelli che il nero dal nero scalzano tra imprecazioni e bagliori d’acciaio). L’eponimo protagonista e i suoi rasati fratellini trascinano i sacchi grezzi sulle spalle e con i genitori riornano alla lor casa diroccata, verso un rosso (fiero) pasto nemmeno riscaldato .. poi si apprenderà.
Poetica dell’ostrica verghiana, dello stato di natura schiavizzante incollato a mansioni che di vento sole e salso e pietra bagnano i piedi e graffiano le mani e induriscono gli animi non meno che le pelli, le biancolattee dei piccini, le intagliate conciate e abbronzate dei genitori? Sì anche, o meglio forse, anche. Ma ben altro deve venire. La Natura, orrida sublime, plasma o tollera tutti gli animali umani che abbraccia.
Appaiono i locali poliziotti nordici francesi, tra gommosi raspii di giunture che non impediscono al colossale ispettore di sdraiarsi senza alternative a ravvicinato contatto degli indizi di cui va in cerca tra le sabbie, accompagnato da un minuscolo assistente soffocato di efelidi e perplessità.
Appaiono infine i veri protagonisti – altoborghesi – del film. La famiglia Van Peteghem.
Senza qui eccedere in descrizioni lombrosiane dei caratteri fisici – e tantomeno di quelli morali, dei primi origine e specchio fedele – sia consentito dire che essa famiglia brilla per esaltata deformata bruttezza (e siamo ben lontani dalla bruttezza ‘metafisica’ che Fabrice Luchini e il traduttore italiano della Discrète di Vincent attribuiscono alla tenera lunare Judith Henri, di cui Antoine dice “..c’est Sublime!).
I Van Peteghem (variamente ramificati e co-nominati secondo i toponimi dei paesi della zona di Calais da cui son nati e cresciuti .. pur se a pochi metri uno dal prossimo) dimorano in una villa con splendida vista sulle dune e sul mare, villa dai volumi e linee di bigio sarcofago egizio – istoriato di geroglifi infatti.
Essi sono avviluppati da generazioni in legami matrimoniali e morganatici ‘de facto’ tra cugini, cugini ravvicinati e fratelli e anche peggio di così. Lo sono ‘in esteso’ per motivi di conservazione e accrescimento cespiti delle dinastie industriali nordiche, che non trovano degni partiti nelle immediate vicinanze e si replicano dunque in progenie tanto più tarate e traumatizzate quanto più oltre la linea procede, portando a noi sullo schermo un patrimonio (per l’appunto) di ammicchi, strabuzzi, cachinni, tremori e garrulità e sguardi persi oltre l’infinito della demenza.
Denaro e sesso e stupidità scoppiettano motore immobile di trame e di storie individuali e collettive, come tuonano e sussurrano in filigrana granduomini che molto alla storia del pensiero hanno dato : Verga, Poe, Freud, Tolstoj .. Ermanno Cavazzoni nel racconto Cesare Lombroso tra i vari suoi di Vite brevi di idioti..e ne Il patto con il diavolo dello scrittore e Gli scrittori fondatori di riviste (da Gli scrittori inutili).
Lo immenso Luchini/André dalla mimica inebetita e dizione più che farfugliata procede inoltre balzellon balzelloni trascinando una elegantissima gobba e un braccio semifloscio, che ostacolano la fruizione di sedie da sole ma non gli impediscono prodezze sul carro a vento razzeggiante sulla spiaggia sino al termine del viaggio-slapstick, incluso il gesto magniloquente immortalato sull’affiche.
Gli è mogliecugina una Isabelle/Bruni Tedeschi di gesso e di rosa, ispirata e santa martire immolata sul petroso altare della madonna del mare, lei stessa levitante apparizione a se stessa per prima.
Gli è sorellamante Aude/Juliette Binoche sempre sopra le righe, tremula garrula madre di tale giovine Gaby che giuoca con le capigliature, la propria identità psicosessuale e i sentimenti del ‘buon’ Ma Loute (il quale a tavola viene canzonato per un farfuglìo non taro-ereditario ma fonetico-acquisito .. sendo egli nato al pasdecalais).
Gli fanno contorno poliziotti cicci squaqquopaperanti o smilzi superrigidi, un prete segaligno allocchito, un cuginocognato squinternato profeta del “we know what to do, but we don’t do”.
Grande Absente il Capostipite di cotale masnadella, le cui virtù son citate-ombreggiate tra un deliquio un singhiozzogorgheggìo e un altro.
Un banchetto a buffet con smorfie pallonci(o)ni e tolette di gala pomeridiana allieta infine il disgraziato spettatore, sempre più perplesso e repugnato, sottilmente affascinato quanto perturbato (alla vera essenza della per-versione, prefreudiana e postpoeiana che sia).
Di questo sublime acquarellato affresco alla umana degenerazione, mi limito infine a dire : ecco a Voi una grande prova di regia se non di recitazione – e di fotografia e scenografia e costumi. E di ambientazione sociopolitica e sociopsichiatrica. Di lotta ma non di governo, sugli istinti e sulla storia del presente e del connesso domani – fosse pure di allora.
FINALE OLTRE IL FINALE : Tuttiquarantotto gli spettatori della densocerulea terzasala (con la rimarchevole eccezione del sottoscritto spettator pococritico) se ne escono percossi-attoniti e sconvolti sulla Via Bodoni al termine (:5/6 di loro anche un 20 primi prima:).
Verga Zola Huysmans Maupassant Ammanniti senza ritegno e maldigeriti (ma nullaffatto sprecati, halàs)!