Lontano dal frastuono di Bollywood e dalla furbizia di certe commedie dolciastre, emerge come un fiore di campo nel parcheggio di un centro commerciale Lunchbox, film del regista indiano Ritesh Batra, naturalizzato newyorkese ma ora tornato a vivere in India.
Molti i silenzi, nel film, e molte le scene che parlano, dove ai colori sembrano aggiungersi, dirompenti, anche gli odori. E gli odori producono in chi guarda un’inevitabile associazione al cibo, che specialmente in quelle culture sappiamo essere speziato, piccante, profumato, delicato, e quindi, in un gioco di scatole cinesi, un altrettanto rimando alla seduzione.
Così, nell’accattivante effluvio della cucina, Ila, giovane, attraente e sensibile sposa, tenta di recuperare il rapporto, di fatto già spento, con il marito, inviandogli ogni giorno un pasto completo cucinato con dedizione e passione. Nelle scene in cui Ila è ai fornelli, la voce fuori campo della zia, che dà suggerimenti dalla finestra del piano di sopra e consegna le droghe adatte affinché la magia si realizzi, richiama la possibilità che l’amore possa ricomporsi di lì a breve come richiama anche l’incoraggiamento e il rapporto tra l’istinto e il destino: assenze/presenze fondamentali nella logica e nello spirito del film.
Lo stravagante sistema indiano di recapito dei lunch – come dimenticare il fattorino che ritira il cibo a casa di Ila per trasportarlo su di una bicicletta sovraccarica di altri lunches riposti dentro contenitori multicolore e consegnarli al treno che li porterà sul posto di lavoro ? – non valuta la possibilità che vi possa essere un errore umano. Quante mani trasportano il lunchbox dalla fonte a destinazione? Vediamo: il fattorino che lo preleva dalla consorte o da altro fornitore, gli operai che caricano i pasti sul treno, quelli che li scaricano, gli altri che li consegnano agli impiegati. E forse ho anche dimenticato qualche passaggio. A questo muto ed inconsueto susseguirsi di azioni sotto gli occhi dello spettatore, quel che resta è indubbiamente l’evento finale: Saajan riceve il pasto. Anche se a conti fatti riceve un pasto sbagliato. In realtà ci si accorge ben presto che non è di alcun rilievo se vi sia stato un errore o meno nella consegna, le cose sono andate così, gioco del destino o “licenza poetica” dell’autore non ha importanza, tuttavia entrambi i motivi potrebbero coincidere poiché portano alla medesima conclusione.
Il fatto è che Saajan è un uomo maturo a pochi mesi dalla pensione e, seppur giovanile ed interessante, sente il peso dei suoi anni e della solitudine – la moglie è morta e non ci sono figli – al punto da esser divenuto piuttosto apatico, rassegnato e scostante. La bontà e l’accuratezza delle pietanze inviate da Ila devono incidere, in qualche modo, l’indifferenza dell’uomo. Eppure, complici alcune parole di conferma scambiate con il consorte, la giovane donna capirà ben presto di come qualcun altro (un’altra donna di cui il marito, risvegliatosi dall’indolenza, si è invaghito) stia in realtà beneficiando del suo impegno.
Lo scambio epistolare che tra i due coniugi seguirà attraverso il lunchbox sarà, nondimeno, lo spunto della nascita di una storia che sappiamo già essere amore.
-A volte il treno sbagliato porta alla stazione giusta– è la frase che sentiremo ripetere ad Ila e Saajan, al punto da convincersi entrambi che quel che è successo non è stato un errore ma una piacevole fatalità.
Gli essere umani hanno la capacità di plasmare la propria realtà al punto tale da stravolgerne gli eventi. Il desiderio di amore di ogni persona deve trovare appagamento, prima o poi: così è per Ila, donna giovane e nel pieno della propria passionalità, così è anche per Saajan, che non sa discostarsi dalla convinzione di essere ormai troppo vecchio per Ila. Ma ciò che è scritto accadrà, e accadrà non (solo) perché è scritto ma perché le due persone, oramai, lo pretenderanno.
Ma che il lunchbox somigli vagamente anche ad una mailbox? Altro aspetto da non sottovalutare, considerando quante persone cercandosi più o meno casualmente riescono a trovarsi e quindi ad amarsi.
La delicatezza e sensibilità con cui parli di seduzione degli odori e del desiderio di amore prima o poi da appagare, non lasciano dubbi sulla passione che guida anche il tuo scrivere.