La 64esima edizione del Festival di Locarno si è inaugurata il 3 agosto (si concluderà il 13), nonostante i ripetuti scrosci di pioggia abbiano messo in forse fino all’ultimo momento la tradizionale cerimonia d’apertura in Piazza Grande. Il presidente, Marco Solari ed il direttore artistico della manifestazione, Olivier Père, si sono susseguiti sul palco per salutare il pubblico, foltissimo, e presentare il film d’apertura: Super 8 di J.J. Abrams.

L’era Olivier Père si sta installando, ormai, con pieno diritto. Dopo una prima edizione di transizione l’anno scorso, che aveva agito come una vera e propria scossa tellurica, considerata assolutamente necessaria e benefica da alcuni – fra cui si annovera chi scrive –  ma sconcertante e destabilizzante per molti altri – un certo establishment locale e le generazioni degli aficionados pluriennali del festival – questa 64ma edizione sarà un vero banco di prova e di verifica per la manifestazione locarnese. Le direttive di Olivier Père avevano lavorato tanto sulla struttura e l’organizzazione della manifestazione quanto sul suo contenuto artistico. Père aveva, in primo luogo, saggiamente deciso di ridurre considerevolmente il numero di film presentati; la massa delle opere proposte era diventata tale da nuocere proprio alla loro visibilità così da 360 si era passati a 250 film. L’edizione di quest’anno continua questo salutare esercizio di riduzione.

L’introduzione degli “Industry days” era stata un’altra iniziativa importante ed aveva riscosso subito un grande successo: esporre, mostrare i film non è sufficiente, bisogna accompagnarli e promuoverli per permettere loro una vera esistenza al di fuori del circuito dei festival. Accanto agli “Industry days” una nuova piattaforma “Carte Blanche”, è stata creata quest’anno: sarà dedicata ogni volta ad un paese diverso di cui verranno mostrati i film in post-produzione alla ricerca di un venditore.

Ma la nuova direzione del festival si era contraddistinta soprattutto attraverso le scelte fatte a livello di programmazione: dell’edizione passata conserviamo il ricordo di alcuni film forti ed esteticamente pregnanti come Homme au Bain di Christophe Honoré, lo sconvolgente e poetico Bas-Fonds di Isild Le Besco o il sublime porno-gore L.A. Zombie di Bruce La Bruce. La linea editoriale del festival si conferma anche quest’anno eclettica, esigente, audace e appassionante. Olivier Père riesce a coniugare un background e degli interessi profondamente ancorati al mondo della cinefilia con un gusto spiccato per il cinema inteso come spettacolo e divertimento popolare: ne risulta un’apertura a tutti i generi cinematografici e a tutti tipi di produzione, sempre guidata dal criterio inderogabile di un’esigenza estetica senza compromessi. In questo senso non c’é nessuna contraddizione nell’accogliere e nel fare convivere all’interno di uno stesso programma dei blockbuster americani come Cowboys & Aliens e un gore come Red State con una retrospettiva dell’opera di Jean- Marie Straub o l’ultimo film sperimentale di Ho Tzu Nyen.

Ad una prima lettura, la composizione del Concorso internazionale presenta, pur nella sua diversità e ricchezza, un aspetto più  omogeneo rispetto all’anno scorso. Fra i 20 film in lizza per il Pardo d’Oro – 14 sono delle prime mondiali –  vorrei citare due film che tengo particolarmente a cuore : Terri del regista statunitense Azazel Jacobs, di cui avevamo apprezzato in passato Momma’s Men e The good time kid e poi Les Chants de Mandrin, l’ultimo lavoro di Rabah Amour Zaïmeche, un autore fra i più interessanti della nuova generazione francese. La Francia sarà inoltre rappresentata dalla giovane regista Mia Hansen-Love con Un amour de jeunesse e dal veterano Nicolas Klotz che firma con Elisabeth Perceval, Low Life. Molto atteso è anche Vol spécial, il documentario dello svizzero Fernand Melgar, ricompensato tre anni fa con il Pardo d’oro dei Cineasti del presente per La Forteresse. Il Giappone fa un ritorno in forza con Tokyo Kohen del maestro Shinji Aoyama e Saudade del giovane Katsuya Tomita. La vitalità del cinema rumeno é confermata dalla presenza di Adrian Sitaru con Best intensions e Anca Damian con The path’s to beyond. Due sono pure i film israeliani in concorso, mentre Sette opere di misericordia di Massimiliano e Luca de Serio é l’unico film italiano di questa sezione. Non mancheranno infine delle opere prime come Abrir puertas y ventanas di Milagros Mummenthaler e Onder Ons di Marco van Geffen che dovrebbero vivificare con il loro apporto fresco ed originale l’insieme della competizione.
Sempre nell’intenzione di favorire la visibilità e la fruizione dei film il “Concorso Cineasti del presente”– vetrina d’eccellenza di tutte quelle che sono le nuove tendenze, i linguaggi innovativi, autentico vivaio dei talenti di domani – si limita quest’anno a soli 14 film provenienti dai quattro angoli del mondo.

I “Pardi di domani”, la tradizionale sezione dedicata al cortometraggio, si arricchisce di due categorie: “Corto d’autore” che accoglie dei corti di registi o personalità già affermate nel mondo cinematografico fra cui si annoverano quest’anno Louis Garrel e  Marian Crisan e “Corto d’artista” che è invece dedicato ai film sperimentali: Raya Martin, Ben Riverse e il già citato Ho Tsu Nyen faranno parte di questa selezione.

Piazza Grande – spazio di proiezione d’eccellenza del festival, sicuramente la sala di cinema a cielo aperto più grandiosa  d’Europa con il suo schermo gigante ed i suoi 8000 posti – é l’evento più popolare del festival, seguito da sempre con entusiasmo da un pubblico tanto numeroso quanto fedele. La programmazione punta su una miscela di film dei generi più diversi che dovrebbero rendere palpitanti le serate dei festivalieri.  Vi troveremo delle grosse produzioni hollywoodiane come Super 8 e Cowboys & Aliens, dei film di grandi maestri come Le Havre di Aki Kaurismaki e Saya Samurai di Hitoshi Matsumoto associati a delle opere più confidenziali come L’art d’aimer di Emmanuel Mouret, e poi dei film di genere come il film-rivelazione di Cannes Drive di Nicolas Winding Refn, ed infine l’immancabile film-scandalo, Red State di Kevin Smith, in cui una banda di preti massacra un gruppo di adolescenti.

Il festival di Locarno conferma il suo interesse per la cinefilia offrendoci, dopo quella dedicata a Ernst Lubitsch, una retrospettiva dell’opera di Vincente Minelli. Verranno mostrati 33 film del grande maestro americano, con una cura particolare alla qualità delle copie. Una tavola rotonda, una pubblicazione e varie discussioni fra il pubblico e degli specialisti in materia completeranno quest’evento.

Con uno sguardo volto verso l’aspetto diacronico del cinema il festival di Locarno celebrerà varie personalità del mondo del cinema con dei premi ad hoc: Abel Ferrara, Bruno Ganz, Claudia Cardinale, Isabelle Huppert e il produttore Mike Medavoy. A questi nomi famosi si giungeranno quelli di vari altri star internazionali come Harrison Ford, Daniel Craig, Gerad Depardieu che daranno un vero tocco di glamour alla manifestazione.

Molto fornita é quest’anno
la sezione dei film proiettati in “Fuori concorso”, una categoria che tradisce, a mio avviso, un certo imbarazzo: vi si ritrovano, infatti, dei film di registi importanti o di vecchie conoscenze del festival che, per varie ragioni  non sono stati inclusi nella competizione. Così potremo vedere in prima mondiale Buenas noches España, il nuovo film del regista filippino Raya Martin, che sarà presente a Locarno come membro della giuria internazionale. Avremo inoltre occasione di scoprire il film-saggio di Luca Guadagnino Inconscio Italiano, anche lui membro della giuria internazionale ed il nuovo documentario di Stefano Savona sulla primavera politica in Egitto, Tarhir.

L’atelier di co-produzione “Open Doors” dedicato ogni anno ad un paese differente  ospita quest’anno l’India. Una sezione retrospettiva permetterà al pubblico del festival di completare questo viaggio cinematografico nel continente indiano attraverso la visione delle opere dei grandi maestri come Ritwik Ghatak o Satiajit Ray.

La presenza del cinema italiano a Locarno si limita a soli cinque film prodotti nel 2011: Sette opere di misericordia di Massimiliano e Gianluca De Serio compete per il Pardo D’Oro, L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin è stato accolto nella sezione Cineasti del presente, mentre Milano 55,1 Una settimana di passioni di Luca Mosso e Bruno Oliviero, Inconscio Italiano di Luca Guadagnino e Tahrir di Stefano Savona saranno proiettati Fuori concorso.

Evidentemente il Festival di Locarno continua ad essere lo scrigno per eccellenza della produzione Svizzera largamente presente nelle vari sezioni del programma; un sodalizio ancora più importante visto che quest’anno il festival ha ricevuto la conferma di un importante finanziamento di 250.000 franchi svizzeri annui per i prossimi 5 anni da parte della Confederazione Svizzera.

E poi, non dimentichiamoci, Olivier Père apprezza particolarmente la convivialità : l’anno scorso, le feste si sono miracolosamente moltiplicate, offrendo a tutti quanti dei preziosi momento di svago e di divertimento. C’é da augurarsi che questa tendenza continui anche quest’anno, ma penso che – anche su questo punto – non saremo delusi!

2 Replies to “Locarno64 / Sotto il segno dell’eclettismo”

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