Spesso hai detto di non aver avuto altra scelta se non quella di girare dei film sulla storia delle Filippine perché nella sua versione ‘ufficiale’ questa storia è talmente distorta da mettere ogni artista responsabile nell’obbligo di fare luce sui fatti.
É una questione etica; bisogna essere responsabili, soprattutto in una comunità e in una nazione come le Filippine dove tutto è molto confuso. Il cinema è uno strumento potente capace di ridefinire e di correggere la versione ufficiale della nostra storia. Io sto lottando con tutte le mie forze per usare in modo responsabile questo mezzo di comunicazione.
From what is before inizia in un modo particolarmente suggestivo con una voce off che ci annuncia che la storia che vedremo è fatta di ricordi e di eventi reali al contempo. Questa voce fuori campo non è collegata a una persona ben precisa, sembra essere la
voce di una memoria collettiva rappresentante di tutto quanto il paese ha attraversato. É così?
Sì, questa voce è un’astrazione. Rappresenta tante cose diverse, è un conglomerato di tante voci; forse sono io stesso, forse è il villaggio, il paese intero, la patria o un’altra persona, in ogni caso è una voce che parla di noi e della nostra anima, della nostra memoria selettiva, profondamente turbata riguardo a quanto è successo nel nostro paese durante la dittatura di Marcos.
Nel tuo nuovo film compaiono dei personaggi archetipici, ricorrenti nella tua filmografia: il bambino abbandonato, la pazza, il sacerdote, il militare che incarna il regime dispotico. Ritieni che questi personaggi rappresentino il nucleo della società filippina?
Questi personaggi definiscono in effetti la nostra cultura, sono dei personaggi archetipici che si oppongono alla tendenza malsana che abbiamo di creare degli eroi fittizi come Marcos, per esempio. Nel mio lavoro cerco di oppormi alla versione ufficiale della nostra storia servendomi di un linguaggio che associa metafora, filosofia e poesia. Sono un narratore ed un illusionista che produce immagini; con questi mezzi di vorrei creare delle storie capaci di rivelare, almeno in parte, la verità.
In From What is Before, ci mostri – fra le altre cose- la genesi di una tipologia umana molto particolare: il carattere ‘fascista’ fornendoci così una spiegazione tangibile delle ragioni che hanno permesso ad un individuo come Marcos di sottomettere le Filippine al suo regime spietato per così tanto tempo…
Il fascismo è un fantasma aleggia sulla vita di tutti, non solo su quella dei Filippini. La minaccia incombe ovunque ed è per questo che è molto importante per me riprendere il
discorso su un personaggio sinistro come Marcos, che con i suoi misfatti ci ha letteralmente demolito come esseri umani.
A questo proposito vorrei citare un aneddoto che mi sembra molto significativo per capire in cosa consista “l’incubo filippino”, come tu lo hai definito. Mi riferisco al festival di cinema voluto da Imelda Marcos a Manila. Potresti raccontarci cosa esattamente è successo il quell’occasione?
Imelda Marcos si era messa in testa di montare a tutti i costi un cosiddetto “Festival di cinema” a Manila; ovviamente nel suo solito stile tutto fu deciso e fatto in modo precipitato all’ultimo momento. L’accelerazione delinquenziale dei lavori di costruzione del Film Center è sfociata in una tragedia perché una parte dell’edificio è crollata seppellendo d’un colpo 200 operai sotto le macerie. Cos’ha fatto Imelda? Per non ritardare ulteriormente i lavori e mettere in forse l’inizio del festival ha semplicemente dato l’ordine di buttare del cemento sulle macerie, seppellendo così definitivamente i corpi senza vita degli operai… Una settimana più tardi tutti festeggiavano allegramente sopra i corpi dei 200 operai morti. George Hamilton ballava ignaro e felice con Imelda mentre la polizia aveva isolato tutta l’area circostante temendo che il terribile segreto venisse a galla, inoltre degli agenti militari erano stati inviati dalle famiglie delle vittime per ingiungere loro di mantenere il silenzio più assoluto su questa faccenda. Il governo ha poi pagato non so neanch’io quanti milioni per tenere chiusa la bocca della gente. Ecco, per me, questo è un esempio tipico di quello che definisco come l’incubo filippino!
Pare che l’edificio in questione esista ancora e che sia diventato nel frattempo una specie di casa fantasma…
Sì, è una casa fantasma lì, vicino alla baia di Manila. Una parte dell’edificio è utilizzata dai trans che vi allestiscono uno spettacolo ogni sera, è surreale e farsesco allo stesso tempo. La verità è che il misfatto compiuto in questo luogo non è mai stato pubblicamente ammesso; oggi ha finito per diventare una specie di mito anche se è un fatto reale. L’incubo non è ancora finito basti pensare che tutt’oggi Imelda Marco è membro del Congresso, suoi figlio è senatore e sua figlia riveste un’importate funzione governativa. Sono ancora lì e ballano impunemente per le strade del paese, mentre i soldi sono in Svizzera!
La scena finale di From What is Before ci mostra una sessione di tortura e si protrae all’infinito al punto che noi stessi sentiamo la noia degli aguzzini i quali sembrano avere perso l’interesse per quello che fanno e vanno avanti meccanicamente, senza convinzione…
La violenza è una specie di mito primigenio ai miei occhi. Non voglio mostrare la violenza in modio esplicito; la violenza si sente, si fiuta, è sempre presente anche senza essere palese, è proprio questo quanto voglio trasmettere. L’orrore non si vede, l’orrore si trova in noi stessi… In una delle ultime sequenze di From What is Before vediamo due vecchi amici che s’incontrano dopo molti anni ed insieme ricordano dei vecchi rituali dei tempi della loro infanzia che nel frattempo sono andati perduti.
La perdita del patrimonio culturale e religioso autoctono è un soggetto che ti sta molto a cuore…
In effetti è un soggetto essenziale per me. From What is Before vuole essere- fra le altre cose- anche un tentativo di reclamare la nostra identità ancestrale che noi Filippini abbiamo perso nel corso dei secoli, in quanto è stata messa al bando e soppressa dal processo della colonizzazione e dall’avvento di varie ideologie e di diverse religioni. Nei tre rituali che si vedono nel film abbiamo cercato fare rivivere delle pratiche antichissime che sono andate completamente perdute: la cerimonia di cremazione dei morti, il rituale connesso al lutto, l’attività dello sciamano che si sposta da un villaggio all’altro per assistere e curare i malati. Al giorno d’oggi ci sono dei gruppi molto attivi di assistenti sociali e culturali che lavorano nelle aree rurali del paese e cercano di preservare le ultime vestigia, di questi riti che risalgono all’epoca pre-islamica e pre-ispanica del paese.
Questi rituali sono stati semplicemente banditi o sono stati vietati per legge?
Purtroppo sono stati vietati, ma molti artisti stanno cercando di opporsi al sistema e lottano Per preservarli.
In From What is Before includi un documento sonoro storico molto importante:
il discorso di Marcos sulla dichiarazione della legge marziale. La storia che racconti però si svolge negli anni immediatamente precedenti a questo evento, perché hai fatto ricorso a questo anacronismo?
Purtroppo non ho potuto integrare la totalità del discorso di Marcos, comunque sia ritengo che la sua voce sia terrificante… Mi sembrava giusto creare questo anacronismo per mettere in evidenza la negazione di una certa presenza. Marcos era al potere già da sei-sette anni quando ha dichiarato l’entrata in vigore della legge marziale ma, stranamente, in quel primo periodo stava succedendo in modo molto confuso e caotico: le punizioni, i tradimenti, l’avvento del militarismo. Il sistema messo in atto da Marcos era in un certo senso molto primitivo, quasi feudale direi per cui anche gli atti di opposizione – l’insurrezione della sinistra o il movimento di ribellione dei mussulmani- si sono persi nella confusione e nella follia generalizzata che vigeva nel paese in quel periodo. Dopo l’entrata in vigore della legge marziale nel settembre del 1972 le cose invece sono radicalmente cambiate; nel ’73 c’era già del sangue dappertutto…
In From What is Before ti soffermi in modo particolare sull’avvento dei militari al potere.
Mi sembrava particolarmente importante mettere in evidenza questo aspetto che purtroppo è diventato nel frattempo parte integrante della nostra cultura, una cultura molto pericolosa, una parte del nostro sistema politico di oggi si fonda di fatto su un’ideologia militarista. Siamo liberi ma allo stesso tempo non siamo liberi, c’è una sorta di confusione, una sorta di contraddizione nella nostra cultura.
Ti senti veramente libero oggi nelle Filippine di dire quello che hai da dire anche se è molto duro?
La libertà è un diritto ereditario. L’umanità è un mandato che incombe ad ognuno di noi;
abbiamo il dovere di dire la verità e di esprimere i nostri pensieri.
Avevi una decina d’anni quando la legge marziale è stata dichiarata, come hai fatto a diventare la persona che sei?
Ho semplicemente letto molto. Ancora oggi mi batto quotidianamente per cercare di capire la nostra cultura, la osservo con grande attenzione. Quello che voglio è cercare di essere un artista responsabile. Per me questa è una questione etica imprescindibile.