Proprio ora che comincia la stagione dei grandi pranzi nuziali non vorremmo essere di cattivo augurio. Il nuovo libro del talento naturale Junot Diaz però, si è imposto come uno degli approcci narrativi più fulminanti degli ultimi mesi e sancisce un punto di vista assolutamente personale nell’ambito dei racconti dedicati al tradimento di coppia puro e seriale.
Premiato nel 2008 con il Pulitzer per il suo “La breve favolosa vita di Oscar Wao” e titolare della cattedra di scrittura creativa al prestigioso Massachusetts Institute of Technology, Diaz arriva infatti al suo terzo e sorprendente lavoro pubblicando una raccolta di brevi episodi, tutti avvolti, come il serprente dell’Eden di Adamo ed Eva, attorno ai dilemmi del perfetto fedifrago. Con una scrittura luminosa e un debole per la perfezione estetica quasi imbarazzante, lo scrittore dominicano riesce a combinare le sfumature più comiche e oscure di tutte le tentazioni lontane dal cuore, infondendogli una specie di leggitimità romantica e pulsante.
Aldilà della struttura esile dei racconti, sempre in bilico tra una specie di confessione gradassa e un senso di colpa lacerante, E’ cosi che la perdi colpisce per la forza dei dettagli e per l’ampiezza delle sovrastrutture dei meta-contenuti, che, come nel miglior Franzen, straripano su temi giganteschi come il razzismo, l’integrazione, la misoginia e il rapporto con la propria identità.
Se la grandezza de l’autore de le Correzioni si misura sulla lunga distanza, con una sorta di determinismo sadico ed elegante, il talento di Diaz entra in circolo in lampi istantanei e vorticosi, tanto che il finale spesso improvviso dei brevi racconti, lascia sempre un vuoto doloroso e incolmabile, come quello di Junior, il protagonista.
In episodi come Alma o Invierno la tensione prorompente verso l’estasi e la bellezza femminile è calibrata dal rapporto conflittuale e altalenante del’autore con le proprie radici ispaniche. Tra spire di alienazione, nostalgia e cinismo Diaz riesce sempre a isolare l’attimo preciso in cui per molti domenicani immigrati in Usa si scatena una sorta di rassegnazione ipnotica ad annullarsi in lavori massacranti.
Condizioni di vita del genere sembrano quelle dell’800, ma i sogni, lo spaesamento e la promiscuità sono quelli oltre cui non sembrerebbe esserci più solitudine tipici dei giorni nostri.
In Shame, Steve McQueen aveva trattato in maniera fredda ed esteticamente rigorosissima la sessodipendenza. Qui Junito Diaz collega il tema ad un certo tipo di machismo e misoginia che ancora è fortissimo nella comunità domenicana
La voglia di liberarsi dalle proprie origini, ma la tensione affettiva inespressa del protagonista nei confronti del padre e del fratello morto prematuramente sono resi perfettamente dall’autore. Anzi proprio lo spaesamento di Junior che ritrova frammenti dell’identità di Rafa nei suoi stessi atteggiamenti con le donne costicuiscono i momenti migliori del libro. La sovrapposizione di sogni, ricordi, depressione e sensi di colpa trovano una stretta simmetria nei codici utilizzati da Diaz nel linguaggio. Incredibilmente urticanti, espliciti, sofisticati e al tempo stesso Pop.
Ė incredibile come un libro sul tradimento ora ci leghi per sempre al talento di uno scrittore.
Ė così che la perdi, di Junot Diaz, 169 pagine (Edizioni Mondadori)