Lungo il confine che divide il Texas dal Messico, ad un clandestino immigrato non è concessa la pace di una giusta sepoltura. Quello che è un diritto umano elementare accordato a chiunque, anche al proprio nemico, non è previsto per Melquiades Estrada, ammazzato per errore da un poliziotto di frontiera.
Tommy Lee Jones firma con Le tre sepolture, prima opera da regista, un western politico e personale, dove è facile rintracciare Voglio la testa di Garcia di Sam Peckinpah, La Frontiera di Toni Richardson, L’infernale Quinlan di Orson Welles, Gli spietati di Clint Eastwood o i romanzi di Cormac McCarthy (tutti da rivedere o rileggere). Un breve elenco che però rimane sullo sfondo, quasi ad ispirare, che non viene citato in modo estetizzante, perché T. L. Jones è sulle tracce di un cinema classico. Si riappropria di forme da cui emerge con stringente verità l’America che sta ai margini, fatta di corpi e rughe, di case prefabbricate e televisori sempre accesi, di casalinghe insoddisfatte e camere di motel, di sigarette da bruciare e sabati passati al centro commerciale.
Certo gli sbalzi temporali all’inizio della narrazione, opera dello sceneggiatore Guillermo Arriaga (vedi Amores Perros e 21 grammi di Alejandro Gonzáles Iñárritu), sembrano privi di una reale necessità. Ma è un dettaglio che non incrina la tensione etica di Pete Perkins (Jones), il mandriano amico di Melquiades, a cui aveva promesso di riportarlo, da morto, nella sua terra natale. Solo che in questo suo viaggio di incontro con l’Altro, insieme al cadavere dell’immigrato, costringe con sé anche Mike Norton (Barry Pepper), il poliziotto di frontiera autore “per sbaglio” dell’omicidio. Costringe Norton ad essere lui il messicano, il clandestino. È come se volesse rieducare il colpevole, con quel viaggio irto di insidie e segnato da una selvaggia bellezza, sospesa fra realismo e allegoria.
La traversata della zona oltre frontiera è un’epopea. In tre sotto un sole cocente: il ranchero pieno di odio, il prigioniero ammanettato e furioso, il cadavere in disfacimento, riempito di liquido antigelo per frenarne la rovina. Un viaggio che diviene un percorso di iniziazione alla vita, dove puoi incontrare un vecchietto cieco abbandonato dal figlio che chiede per favore di sparargli un colpo di fucile, o la generosità di una ragazza che ti salva dal morso velenoso di un serpente, o ancora un gruppo di rudi vaqueros pronti a regalare del cibo. Tappe in cui i sentimenti dell’anima prendono il sopravvento sull’anaffettività del poliziotto che si masturba con delle riviste pornografiche. Melquiades Estrada sarà sepolto. Il ragazzo che lo ha ucciso chiederà perdono esplodendo in un pianto liberatorio e toccando per la prima volta il profondo di se stesso. Pete, data la lezione, regalerà il cavallo avuto in dono da Melquiades e lo lascerà libero.