Giallo cristallino, limpido, pulito. Come un diamante raro in questo cinema italiano di vacche magre. Come quella pubblicità della Knorr, perdonateci, in cui un bambino gridava al babbo: “Ehi papà, guarda, un pollo!”, dopo anni in cui qualsiasi cibo prendeva la forma di un dado. A noi, dopo le incomprensioni con Franchi, sarà colpa nostra, dopo i trucchetti da sceneggiatore-prestigiatore di Porporati, sarà che c’era piaciuta la personalità di Sole negli occhi, dopo la minestrina acida di Marra, sarà che c’aspettavamo di più, viene da sorridere dicendo: “Ehi, cavolo guarda, un film!”. E non chissà che cosa. Un film accettabile e degno della sua categoria. Il giallo appunto. Un film costruito sulle malsanità della provincia, su una scrittura abile a depistare e mantenere dentro, e più di tutto, su un’altra grande prova di un attore di cui non ci si può non innamorare. Quel Toni Servillo che ogni espressione è una sentenza, ogni battuta un colpo di pistola. Peccato che faccia pochi film. Ci andrebbe di andarci molto piano con questo Andrea Molaioli con tanta esperienza di set alle spalle. Perché tra poco sarà alle prese pure lui con la mezza maledizione dell’opera seconda. Però se le emozioni siamo disposti a pagarle poi ci piace anche raccontarle. E se il cinema è fatto di soldi, talento ma pure di regole, allora quando le regole sono rispettate ci va dirlo. Difetti? Certo! Un finale un po’ tirato via, ad esempio. Troppo veloce la conclusione e una violenta sottrazione di suspence. Dieci minuti in più sarebbe stato meglio. Perché avremmo voluto che quelle belle sensazioni da sala, quel mistero dipinto su natura e interni, continuassero ancora per un po’. Che aumentassero, magari, fino a sconvolgerci e farci urlare al grande film. Noi, che ne andiamo invocando un gran bisogno, e che bacchettiamo la nostra generazione di egoismo e astrusità. Con calma allora, questo esordio è bello e positivo. Bravo Molaioli. Continua così. Anzi no meglio, ma senza ansia, senza voler strafare. Anche così va bene. Ah, bravo anche Nello Mascia. Come sempre anche la Golino: una che o piace  o non piace. Su Gifuni ahimè, qualche sospetto..

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