E difficile immaginarsi una persona più occupata, durante un festival, che il suo direttore; pur dividendosi compiti e responsabilità con i suoi due colleghi Miguel Valverde e Rui Pereira, Nuno Sena deve avere avuto i minuti contati. Nonostante le circostanze mi ha accolto con una grande disponibilità e generosità, consacrandomi molto del suo tempo; la sua passione per il cinema, il suo entusiasmo per quest’evento, che ha chiamato in vita e che dirige da ormai nove anni, hanno trasformato quest’intervista in una vera e propria conversazione.
Indielisboa é giunto ormai al suo nono anno di età, qual è l’origine del festival?
Indielisboa é stato fondato da un gruppo di tre amici; Miguel Valverde, Rui Pereira e me stesso, che sono ancora i suoi attuali direttori e promotori.
Il fatto di essere in tre al capo di questo evento é relativamente insolito.
E proprio così. Di solito i festival vengono creati, per cosi dire, “dall’alto”, cioè per la volontà di un governo, di una città o di un’associazione che decide di dotare un dato luogo di un festival. Nel caso di Indielisboa il festival é stato creato dall’iniziativa privata di tre individui. Avevamo tutti dei profili professionali diversi: io stesso, dopo avere studiato giornalismo, avevo lavorato per cinque anni come programmatore dalla Cineteca Portoghese, il mio collega Rui Pereira, laureato in gestione aziendale, dirigeva allora una sala d’Art et Essay a Lisbona, il Cinema 222, che andava molto bene ma che si trovava ad affrontare, nonostante ciò, dei problemi di finanziamento, infine Miguel Valverde, avvocato di formazione, era già programmatore di cortometraggi per vari festival ed insegnante in una scuola.
Come si è creato questo sodalizio ?
All’epoca ci conoscevamo abbastanza bene senza frequentarci; Rui e Miguel erano più vicini perché avevano già lavorato insieme per due o tre anni, Miguel aveva già presentato dei programmmi di cortometraggi al Cinema 222, la sala gestita appunto da Rui. Il Cinema 222, come dicevo prima, andava molto bene in termine d’entrate ma senza sovvenzioni pubbliche diventava molto difficile continuare a sostenere il costo, assai elevato, del trasporto delle copie dei film dall’estero e di quello dei sottotitoli. Rui ha così deciso di smettere e si é chiesto cosa avrebbe potuto fare. Discutendo ci siamo resi conto che a Lisbona, effettivamente, mancava ancora un festival internazionale di carattere generale come ne esistevano in varie altre città altrove, d’altra parte Doclisboa, fondato un anno prima, era dedicato esclusivamente al cinema documentario. Inoltre, all’epoca, cioé nel 2002-2003, in Portogallo c’era un vero problema di distribuzione cinematografica. Andando a Cannes, a Berlino o a Venezia vedevamo dei film bellissimi che però non riuscivano mai ad arrivare in sala da noi. Penso in particolare ai film di Jonnie To, anche perché questo cineasta é stato uno dei primi che abbiamo fatto conoscere al nostro pubblico. Jonnie To è, ovviamente, solo un esempio fra tanti cineasti importanti che erano rimasti completamente invisibili in Portogallo fino a quel momento. Direi che sono queste, nell’insieme, le premesse che hanno contribuito alla creazione del festival.
Quali sono le direttive che avete stabilito per Indielisboa?
Abbiamo pensato Indielisboa come a un festival di carattere generale dedicato alle produzioni indipententi che avrebbe dovuto presentare in misura uguale e a parità d’importanza sia lunghi che cortometraggi senza limitazioni di genere. In questo senso finzione, documentari, film d’animazione e film sperimentali fanno parte del programma senza distinzioni e priorità, in maniera ‘orizzontale’ ed in modo organico. Inoltre, già dall’inizio, la selezione dei film é sempre stata concepita come una vera e propria programmazione tematica, stilistica ed estetica; le nostre scelte non si sono mai limitate a una mera lista o ad una semplice compilazione di titoli. L’insieme dei film che presentiamo – e questo è sopratutto il merito di Miguel Valverde che coordina i vari programmi di corti – trasmette un certo modo di fare e di pensare il cinema.
Riteniamo inoltre che una certa continuità nelle proposte che presentiamo sia altrettanto importante; ci piace osservare il cammino dei giovani cineasti e seguirne l’evoluzione. I programmi dei cortometraggi sono in questo senso un autentico vivaio: spesso accade che dei registi che hanno presentato un corto a Indielisboa ritornino tre o quattro anni più tardi con il loro primo lungometraggio. In questo senso il festival é per noi anche una sorta di laboratorio del futuro: Radu Jude, per esempio, presente quest’anno in competizione internazionale era stato premiato qui in passato per i suoi cortometraggi. Il concorso internazionale che accoglie esclusivamente delle opere prime e seconde è una porta aperta ai giovani talenti.
Riprendendo il discorso della fondazione del festival, come si sono poi concretamente svolte le cose?
Come dicevo prima, tutti e tre ci occupavamo già di cinema: io di quello del passato, i miei colleghi in special modo di quello attuale. Ci siamo riuniti e, dopo uno scambio di idee, abbiamo costruito un primo progetto di festival che abbiamo sottomesso al giudizio dell’ICA, l’Istituto Cinematografico del Portogallo. Per un concorso di circostanze proprio in quell’anno l’ICA ha emesso, per la prima volta, un bando di concorso per il finanziamento dei festival di cinema. Ovviamente anche prima esistevano delle sovvenzioni, ma erano conferite, per cosi dire, ad hominem. Ad un certo punto in Portogallo c’era un numero talmente elevato di piccoli festival che l’ICA ha deciso di creare delle regole per cercare di strutturare questo settore.
Indielisboa ha così ottenuto, in un primo tempo, il sostegno dell’ICA, in seguito quello della città di Lisbona e di vari sponsor privati a cui, tre anni dopo, si é venuto ad aggiungere anche il programma europeo MEDIA.
Nel suo editoriale all’inizio del catalogo così come pure nel suo discorso d’inaugurazione Lei ha definito quest’ anno: “l’anno di tutti i pericoli”. Quali sono state le conseguenze della crisi economica per il festival?
Rispetto all’anno scorso il budget del festival ha subito una riduzione del 30%, già due anni fa c’era stata una prima riduzione compresa fra il 10% ed il 20%. Quest’anno il ministero della cultura – trasformato da giugno scorso in un semplice segretariato di stato- ha diminuito la sua parte di sovvenzione di un 20% e la città di Lisbona di un 30%. A queste riduzioni bisogna aggiungere anche un netto calo delle sovvenzioni del settore privato; la CGD, Caixa Geral Depositos, una delle banche più importanti del paese che era il nostro principale sponsor privato, ha completamente soppresso il suo sussidio l’anno scorso. Ricapitolando: il festival ha perduto l’anno scorso un 30% del suo bugdet in contanti che era di circa un millione di Euro, quest’anno ha perduto nuovamente 30% dei 700.000 Euro che aveva a sua disposizione ritrovandosi così con soli 500.000 euro in contante a cui però bisogna aggiungere ancora mezzo milione di Euro che ci viene offerto sotto forma
di servizi.
Quali sono state le ripercussioni concrete di questi tagli sulla programmazione di Indielisboa?
Abbiamo purtroppo dovuto sopprimere una sezione del festival che esisteva già da otto anni, la sezione retrospettiva “Indipendent hero” in cui avevamo presentato l’opera di registi come Jonnie To, Werner Herzog, Michael Glavogger, Júlio Bressane, Heddy Honigman, Jacques Nolot, Shinji Ayoama, Jay Rosenblatt, Nobuhiro Suwa, Edgar Pêra o José Luis Guerín. Quest’anno non abbiamo più potuto realizzarla non tanto perchè non fosse frequentata ma perchè il pubblico del festival viene sopratutto per vedere dei nuovi film; considerando l’insieme del programma era quella che attirava un numero minore di persone rispetto al resto, abbiamo così deciso a malincuore di non riprenderla.
Le date di Indielisboa sono molto vicine a quelle di Cannes, questa prossimità non vi crea dei problemi?
In un certo senso sì. L’anno scorso, per esempio, Indie é finito tre o quattro giorni dopo l’inizio di Cannes ed alcuni dei nostri invitati non sono potuti venire proprio a causa di questo. Nel fissare le date del nostro festival dobbiamo poi tenere conto anche di altri fattori come le vacanze di Pasqua. Non possiamo fare Indielisboa durante quel periodo perché rischieremmo di perdere un 25% del nostro pubblico composto di bambini e di adolescenti. Indie Junior é infatti una delle sezioni più popolari del festival ed è organizzata secondo l’età con una programmazione adattata alle esigenze specifiche di ogni gruppo dai più piccoli fino agli adolescenti. Ci sono delle proiezioni per le scuole in settimana e delle altre solo per le famiglie durante il week-end. Avendo un programma svariato e molto duttile siamo in grado di offrire, direi, dei film ad hoc per ogni bambino, secondo la sua età, anche all’interno di una famiglia stessa. Siamo molto soddisfatti di questa sezione che esiste già da otto anni e che va molto bene!
Il pubblico di Indielisboa è comunque un pubblico di giovani dai 18 ai 35 anni in media. Questo vale per la maggioranza dei festival di cinema in Portogallo ad eccezione di Doclisboa che attira un pubblico più maturo e più specializzato.
Quali sono i rapporti fra Doclisboa e Indielisboa?
Doclisboa é un festival molto importante che a livello europeo può contare su uno dei pubblici più numerosi per un evento di questo settore; in termini di frequentazione viene subito dopo l’IDFA di Amsterdam ma prima di Visions du Réel in Svizzera e del Cinéma du Réel a Parigi.
Indielisboa e Doclisboa si somigliano abbastanza. Io stesso nel momento in cui ho fondato Indielisboa facevo parte del comitato di selezione e della direzione di Doclisboa. Ho partecipato alla seconda, terza e quarta edizione del festival, in parallelo con il primo, secondo e terzo anno di Indielisboa quindi conosco assai bene anche quello spazio per potere dire che abbiamo molte affinità. Doclisboa é dedicato esclusivamente al documentario mentre Indie é un festival di carattere generale che presenta anche dei documentari che costituiscono il 25% del nostro programma. In questo senso non ci sono dei veri e propri conflitti d’interesse perché la quantità di documentari che vengono prodotti oggigiorno é talmente grande da permettere ad entrambi di trovare dei lavori interessanti da mostrare.
La nostra rivalità, per così dire, si limita alla produzione portoghese essendo il numero di film di buona qualità assai limitato. Ad ogni modo si tratta di una rivalità salutare. Doc e Indielisboa sono due festival molto ambiziosi, ciò conferisce loro della combattività ed una maggiore responsabilità di fronte ai film portoghesi che presentano. In Portogallo ci sono tre festival che contano per la promozione del cinema portoghese indipendente all’estero: Doclisboa, Indielisboa e Villa do Conde (corti). Questi tre eventi sono seguiti con molta attenzione dai programmatori del mondo intero che vengono per scoprirvi dei nuovi talenti.
Il cinema portoghese ha avuto molto sucesso durante quest’ultimo anno nel circuito dei grossi festival internazionali in ultimo con il premio vinto dal meraviglioso Tabu di Miguel Gomes alla Berlinale. Perché Tabu non fa parte del vostro programma?
I rapporti fra Miguel Gomes e Indielisboa sono di lunga data; il suo primo lungometraggio è stato mostrato durante la prima edizione del festival dove ha vinto anche il premio della critica, Miguel é stato poi membro della nostra giuria internazionale due anni fa. Ci avrebbe dunque fatto molto piacere presentare Tabu ma il suo distributore ha deciso di farlo uscire in sala prima per approfittare del suo successo a Berlino.
Una delle clausole di Indielisboa é quella di mostrare dei film che non sono ancora usciti in sala in Portogallo per dare loro l’opportunità di trovare un distributore locale, mi sembra un’iniziativa importate.
Questa é stata una delle idee basilari del festival al momento della sua crezione; nel corso degli anni vari film hanno trovato una distribuzione locale dopo essere stati mostrati da noi, nonostante ciò il cinema d’autore incontra sempre maggiori difficoltà ad uscire in sala qui in Portogallo. Il numero dei suoi spettatori é diminuito in modo spettacolare in questi ultimi anni e nessuno di noi é in grado di prevedere come questo andrà a finire; penso, per esempio, agli ultimi film di Almodovar o di Lars von Trier, anche per loro la diminuzione é stata colossale. Tabu di Miguel Gomes, considerato come il film portoghese di maggior successo quest’anno, non é riuscito a fare più di 20.000 entrate e la maggior parte dei film portoghesi d’autore non arriva a vendere più di 2000 o 3000 biglietti. Un film d’autore straniero come Attemberg di Athina Rachel Tsangari che é stato mostrato con un enorme successo di pubblico e di critica a Indielisboa una volta arrivato in sala non é riuscito a superare la soglia dei 3000 spettatori. C’é un divario enorme fra il successo dei film al Festival e quello in sala, purtroppo.
Qual é l’udienza di Indielisboa in cifre?
La media di questi ultimi cinque anni é stata di circa 35.000 spettatori, c’é stata poi un’annata eccezionale con un picco di 44.000 spettatori ma si é trattato dell’anno in cui Indielisboa disponeva del piu grande numero di sale e di proiezioni. Comunque sia non siamo mai riusciti a capirne il vero perché.
Come descriverebbe Indielisboa, la sua caratteristica specifica, per così dire, rispetto ad altri festival?
Indielisboa é un festival dedicato alla produzione indipendente e presenta dei film che non sono formattati, dei film che esplorano l’essenza stessa del fare cinema. Noi crediamo fermamente che il cinema non sia morto ma sia, al contrario, un’arte che continua ad evolvere e a trasformarsi. I film che mostriamo sono altrettante risposte alla domanda: cos’é il cinema, a che cosa serve? Si tratta di progetti innovanti, creativi che contribuiscono al rinnovamento del linguaggio cinematografico ed é proprio questo che ci tiene particolarmente a cuore. Anche dei film di genere entrano a far parte del
nostro programma ma solo quando il genere diventa un pretesto per esprimere una vera ricerca cinematografica come é il caso, ad esempio, di un cineasta come Jonnie To che crede nel cinema in quanto forma, senza restare prigioniero del passato o delle convenzioni commerciali.
Amo molto pensare al cinema come ad un gioco di dadi, dove ad ogni getto non si sa mai cosa succederà. L’idea di potere scoprire qualcosa di assolutamente nuovo ed inedito mi affascina, forse questa é un’utopia ma é un’utopia alla quale bisogna credere per fare il tipo di programmazione che facciamo ad Indielisboa.
Cosa si augura per il futuro di Indielisboa?
Mi auguro che il festival non muoia con noi se, per una ragione qualunque, decidessimo di smettere. Bisogna dire che é già da nove anni che animiamo questo festival; si tratta di un’impresa alquanto complessa e faticosa soprattutto in Portogallo, visti i problemi finanziari che ho evocato prima.
Spero che si riesca a portare avanti Indielisboa ancora per cinque, dieci o quindici anni ma questo potrà succedere solo se il festival sarà capace di rinnovarsi dall’interno e di nutrirsi di nuove persone. Per quanto mi riguarda sarei felice se Indie potesse fare a meno di me fra qualche anno, ma vorrei che restasse fedele al suo progetto d’origine, mi dispiacerebbe lasciare il festival sapendolo vittima di un ‘take over’ da parte di uno sponsor commerciale qualunque pronto a trasformarlo in un festival da red carpet come ce ne sono tanti che hanno, forse, molti piu soldi ma che pensano di non avere nessuna missione nei confronti dei film che presentano ne, tanto meno, nei confronti del loro pubblico.