[** 1/2] – Dopo I Mostri (1963) di Dino Risi e, alcuni anni dopo, I nuovi Mostri (1977) di Risi – Monicelli – Scola che mettevano in scena i vizi e le cattiverie italiane, I Mostri oggi si può considerare a tutti gli effetti il terzo capitolo, perché passano i decenni, ma i difetti che affliggono l’essere umano sono sempre gli stessi. Il film è costituito da 16 piccoli episodi di durata diversa. Tra queste storie si ritrovano una coppietta di camerieri d’albergo, ottimisti, ma sconsiderati, che rimandano i problemi di giorno in giorno. Un divo della tv, benvoluto dal pubblico, che sfrutta funerali e altre cerimonie per fare cassa. Un giovane che circuisce una disabile per rubarle la carrozzina e seguire la sua squadra del cuore allo stadio. Una psicoanalista che spinge un suo paziente al suicidio. Due genitori che per il proprio benessere spingono la figlia a riprendere il suo vecchio lavoro. Un pirata della strada che si preoccupa del danno subito, ignorando il ferito e i due coniugi che lo raccolgono, per poi pentirsene un attimo dopo perché in ritardo per una cena.
Ieri Age, Scarpelli, Maccari, Petri e Scola scrissero la sceneggiatura dei film del passato, oggi i figli Giacomo Scarpelli e Silvia Scola, insieme ad altri, mettono nero su bianco altre storie di ordinaria meschinità. Quei film mettevano in evidenza i vizi e le ciniche perversioni degli italiani, risultando in alcuni casi dei veri e propri anticipatori di ciò che sarebbe accaduto qualche anno più tardi. Questo film mantiene lo stesso tipo di sottolineatura della mostruosità che ha insita la gente. Mostra persone apparentemente normali, integrate perfettamente nella società che le circonda e considerate persone irreprensibili che inaspettatamente si rivelano egoiste, opportuniste, superficiali, disumane. Nel mondo ricco e avanzato di oggi sono le tipologie, le patologie, i bisogni, il consumismo, verso cui la società ci spinge ad essere cambiati. Le meschinità, le bassezze a cui si ricorre quotidianamente per ottenere qualcosa, sono rimaste immutate. L’uomo ha evoluto le proprie capacità, ma non ha cambiato i suoi istinti più bassi.
Gli sceneggiatori sono stati attenti a non includere fatti di cronaca troppo attuali, nell’intento di fornire uno sguardo su alcune tipologie di mostruosità, senza però puntare il dito. Si sono voluti mostrare aspetti grotteschi di mostruosità che risiedono nel quotidiano e possono riguardare chiunque. Il regista ha posto l’accento su quegli individui che sono mostri innincognito e il loro aspetto venga fuori improvvisamente quando ormai è troppo tardi. Tutte le nefandezze che sono raccontate in questi episodi sono parodiate e portate all’eccesso, facendo scaturire nello spettatore un riso amaro. Una commedia che vuole far riflettere, descrivendo fenomeni sociali e cattiverie che sono emblematiche perché riguardano sentimenti e situazioni vere o verosimili. Nei “nuovi” mostri le mostruosità della gente si rinnovano lungo le diverse epoche e appartengono a entrambi i sessi, tant’è vero che la mancanza della mostruosità femminile di allora viene oggi ampiamente integrata, come nell’episodio in cui la moglie si mette d’accordo con una psicanalista per liberarsi del marito, e quest’ultima lo induce a pensare che la morte sia la soluzione al suo mal di vivere.
Non tutti gli episodi sono all’altezza delle aspettative, alcuni sono eccessivi e mal posti, manca nella loro stilizzazione quell’humor nero che si voleva imprimere. Laddove bastava la situazione e le battute umoristiche a creare il riso, si è caricato troppo il personaggio di turno che sembra una macchietta, penalizzandone la credibilità.
LA COLONNA SONORA DI QUESTO FILM E’ UNA DELLE PIU’ BELLE PRODUZIONI MUSICALI DEGLI ULTIMI DIECI ANNI.
UN CAPOLAVORO ASSOLUTO!
SI VA DAL JAZZ, ALL’AMBIENT AI BRANI ORCHESTRALI CHE MAGNIFICANO L’IMMAGINE E PORTANO DI DIRITTO NELL’OLIMPO DEI GRANDI COMPOSITORI LOUIS SICILIANO.