Nella saga Marvel, Iron Man è un personaggio abbastanza secondario: in Italia ha avuto una serie tutta per lui solo per pochissimi numeri, mentre le sue avventure sono sempre state relegate come seconda storia su album dedicati a personaggi di maggior successo, quali Spider Man o Thor. Le sue apparizioni più tipiche sono state all’interno del gruppo dei Vendicatori di cui finiva per essere un po’ la mente razionale e il coordinatore. Recentemente, invece, nella saga denominata “Civil War” (scritta da Mark Millar nel 2007) è diventato il leader dei supereroi filogovernativi, contrapposti a quelli che si rifiutavano di rendere pubblica la loro identità segreta, a fronte di una legge che prevedeva una registrazione pubblica dei “Superumani” (leader dei ribelli era Capitan America). A seguito di questa recente saga, il personaggio di Iron Man è tornato in auge e ha risalito molte posizioni nella classifica degli eroi più amati.

Ora in virtù di un film ricchissimo di tecnologia e interpretato anche da ottimi attori, l’uomo di ferro vivrà sicuramente un grande periodo di fama alimentato da numerosi sequel cinematografici. Il film ci racconta sostanzialmente della nascita di un supereroe che si è letteralmente fatto da sè, infatti in questo caso i superpoteri non derivano né da punture di ragni radioattivi e neppure da raggi cosmici. Tony Stark è uno scienziato/industriale, produttore di armi sofisticatissime, che decide di porre la sua scienza/ricchezza al servizio del bene costruendo una sorta di armatura tecnologica che gli consente di essere invincibile e accorrere volando, ovunque serva, portando la sua presenza per raddrizzare torti o soccorrere i più deboli minacciati dai cattivi di turno. Questi utilizzano le stesse armi prodotte da Stark che sono vendute loro dal suo spietato socio in affari, interpretato da un irriconoscibile Jeff Bridges calvo e barbuto.

Iron Man è un supereroe che dichiara la propria identità ed è così anche nei fumetti da cui nasce: è un eroe positivo a tutto tondo, impegnato anche a fianco dell’esercito americano, contrariamente a molti suoi colleghi che spesso operano ai confini delle regole e della legge, e questa sua caratteristica ci riporta a considerare come i supereroi Marvel costituiscano una sorta di mitologia moderna per l’immaginario collettivo americano. In questa mitologia, Iron Man è un eroe senza incertezze e con pochi dubbi, risolti una volta per tutte il giorno in cui viene colpito, in piena guerra, da una bomba su cui legge, prima dell’inevitabile esplosione, il suo nome quale produttore dell’ordigno. Questo è l’unico momento di crisi e introspezione dell’intero film e dura un attimo, poi i dubbi spariscono per lasciar posto alla tecnologia, agli effetti speciali (l’armatura di Iron man è bellissima) e alla musica dei Muse, dei Black Sabbath e degli AC/DC (non male utilizzare l’heavy metal per accompagnare le azioni di un uomo d’acciaio).

Gli attori sono insolitamente (per un film di questo tipo) bravi e ben scelti e i centoventisei minuti della pellicola trascorrono in maniera decisamente piacevole, accompagnati da una sequenza di idee narrative e azioni ben montate e in grado di mantenere la tensione a un livello accettabile. Cosa aggiungere… che con la storia di un vendicatore che raddrizza i torti in Afghanistan si correva facilmente il rischio di prendere una piega filomilitare e “political incorrect”, ma questo non avviene neppure per un istante. Così il film si conferma perfetto prototipo di veicolo culturale in grado di viaggiare per l’intero pianeta per riscuotere ovunque incassi stratosferici, così come sta accadendo in Italia e avverrà, immagino, anche in Giappone o in Islanda. Anche la sala dove ho visto il film era (sarà un caso?) frequentata da un pubblico eterogeneo per nazionalità ed età e all’uscita mi sembravano tutti soddisfatti dello spettacolo goduto.

One Reply to “Iron Man”

  1. Devo supporre che il signor Raffaele scriva recensioni dietro compenso… dato che, la polpetta di segatura in oggetto al suo sforzo letterario, è sicuramente decifrabile come tale anche da chi non disponga dell’assetto cognitivo che permette, al redattore di quella sciropposa svioloncellata, di scrivere con una certa proprietà d’elaborazione lessicale.
    Che dire… sono tempi duri per chi soggiorni tra gl’italici lidi… meglio la prestazione del signor Raffaele, d’un soggiorno remunerato tra le postazioni d’un mai abbastanza vituperato call-center!
    Dal canto mio, sono piuttosto contento d’aver visto il film questionato senza, per questo, sborsare neanche una di quelle monetine brunite che rimasugliano nei recessi di qualsiasi saccoccia! Hurray the peer to peer!… and the bigots purge themselves!

    Shalom a chicche e sia.

    Gianni

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