“Devi essere sempre felice!” questa è la richiesta implicita e il desiderio che ogni genitore fa al proprio figlio. ” Sii sempre felice altrimenti io mi sento responsabile della tua tristezza!”
Ma le risposte sane e adattive sono quelle in cui le emozioni si integrano e si mescolano: la gioia integra il pensiero riflessivo della tristezza, la rabbia il senso di realtà della paura e il disgusto la curiosità della sorpresa.
E sono proprio le emozioni le protagoniste del nuovo film della Pixar Inside Out.
Nel prologo del cartone viene presentata Riley una bambina di 11 anni, figlia unica di una coppia serena. La sua mente, fin dalla nascita, è popolata da cinque simpatici personaggi: Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia che sono sempre presenti nella sua vita. L’emozione dominante nella mente di Riley è Gioia che riesce a risolvere le difficoltà, a tenere sotto controllo le altre emozioni, ad arricchire le isole base della sua personalità (Famiglia, Stupidità, Hockey, Amicizia e Onestà) con ricordi buoni e soddisfacenti. Tutto va bene fino a quel punto.
La narrazione ha inizio: la famiglia della ragazzina si trasferisce in un altro stato. La città, la casa, la stanza non sono proprio come ce le si aspettava ed inoltre l’avvio di nuove amicizie in classe e nella squadra di hockey non è per niente facile. Tristezza prende il sopravvento, inizia a modificare i ricordi buoni conservati nella memoria di Ridley e per quanto Gioia tenti di controllare tutto, la situazione inizia a de-strutturarsi pericolosamente. Gioia e Tristezza verranno espulse dal Sistema Centrale, e inizieranno a vagare nel complesso sistema dei processi mnestici, cognitivi, onirici e subcoscienti, mentre Disgusto, Rabbia e Paura attiveranno una serie di reazioni distruttive a catena che porteranno la ragazzina al conflitto con i genitori e alla fuga da casa. Nel frattempo dopo varie avventure, Gioia e Tristezza, trovando una nuova armonia tra loro, riusciranno a rientrare nel Sistema Centrale e ad aggiustare tutto.
Riley tornerà a sorridere. Almeno fino a nuovi eventi. Questo in poche parole il plot.
Sono una psicoterapeuta dell’età evolutiva e il giorno dopo la visione del film ho incontrato P., un bambino asperger di 10 anni. Anche lui aveva visto il cartone e come me era rimasto divertito dai cinque strani personaggi, senza però capire fino in fondo la loro funzione. Così, per rendere visivo tutto il marasma emotivo che ci gira dentro, ho preso fogli e colori tentando di spiegarglielo. Alla fine del nostro incontro abbiamo creato “l’equalizzatore delle emozioni”: lo strumento che secondo noi doveva permettere di “trattare le emozioni” per comporre in uscita un segnale emotivo armonico.
L’equalizzatore, proprio come lo strumento del suono, se sintonizzato male poteva distorcere la qualità delle emozioni, di ciascuna o di tutte, passando da un estremo 10 (iper) all’altro 0 (ipo): la gioia eccessiva diventa euforia, iperattività, assenza di pensiero critico, e in difetto diventa tristezza, anedonia (assenza di interesse), apatia; la tristezza eccessiva diventa depressione, isolamento, catastrofizzazione, in difetto insensibilità, superficialità; la rabbia in eccesso diventa ira, provocazione, aggressività, in difetto passività, debolezza; la paura in eccesso diventa fobia, in difetto spericolatezza; il disgusto in eccesso diventa selettività, in difetto incapacità di scegliere cosa ci piace e cosa non ci piace.
E cosi mentre disegnavamo l’equalizzatore siamo giunti alla conclusione che per avere una risposta emotiva armoniosa, le emozioni vanno modulate e integrate (evitando la polarizzazione del 10 e dello 0 ma rimanendo sui livelli medi del 4 e del 7), sintonizzate al contesto e soprattutto comprese da noi stessi.
Ma chi modula le emozioni? Per me non c’è dubbio. Il nostro Io.
Per un bambino asperger/autistico raggiungere questa conoscenza è eccezionale, gli studi recenti sulla teoria della mente (ToM) mostrano una certa cecità da parte di una persona con questo disturbo nel comprendere gli stati emotivi propri e altrui (e con essi le intenzioni, le credenze e le aspettative di contesto). Ma poi ho continuato a mostrare l’equalizzatore ad altri bambini e adulti, a sviluppo emotivo tipico, scoprendo che la conoscenza e il controllo dei propri processi emotivi è spesso un enigma.
Nel film Inside out per semplificare vengono rappresentate le 5 emozioni primarie e queste assieme a emozioni più complesse (gelosia, rispetto, invidia, angoscia, ecc.) aiutano l’Io ad attribuire significati, (cognitivi e affettivi) agli eventi che accadono intorno a noi. Ovviamente l’emozione è anche una risposta a un evento esterno che la nostra mente elabora e riorganizza, in un sistema complesso di pensieri, esperienze e credenze, per organizzare una migliore risposta adattiva congrua al contesto, alle aspettative e all’autoconservazione di sé. Ma quando gli stimoli esterni sono stressanti e ansiogeni oltre il livello ordinario (l’esempio nel film è il trasloco della famiglia associato alla maturazione e alla trasformazione nella pubertà di R.), l’Io deve poter avere in memoria delle esperienze primarie connotate positivamente (per esempio le 5 isole base della personalità sicura e sana di Riley sono la famiglia sufficientemente buona, l’amicizia, l’onestà, la stupidaggine e lo sport) a cui fare riferimento per fare fronte all’evento. Nella norma questi processi sono automatici e inconsapevoli, l’emozione disadattiva insorge quando non si riesce a raggiungere la situazione di equilibrio dall’ambiente…la perdita di controllo si esprime con comportamenti primitivi e regressivi come la fuga (Riley vuole tornare nel Minnesota per fare incetta di nuovi ricordi positivi), l’aggressione, l’isolamento e il ritiro sociale. Ecco, tutte le emozioni si sono disorganizzate.
Tornando al film possiamo dire che senza dubbio il suo messaggio è positivo (benché la trama sia un escamotage per permetterci di passeggiare nel complesso sistema del sistema nervoso centrale, della memoria, della mente, compreso il subconscio e, in omaggio a Freud, nel sistema onirico ): la capacità di riflessione della tristezza e l’insight (intuizione) della gioia convergono verso una soluzione a medio termine almeno fino a quando non arriverà un nuovo evento straordinario a perturbare gli equilibri interni raggiunti.