Ecco la presentazione dei film in concorso per questa terza e conclusione dell’IndieCinema Film Festival, diretto da Stefano Coccia (Per saperne di più, leggere le sinossi, guardare i trailer dei film e sottoscrivere l’abbonamento potete andare su www.indiecinema.it/browse)
Siamo lieri di poter finalmente annunciare la terza e conclusiva sessione dell’IndieCinema Film Festival. In teoria, questa tranche finale si sarebbe dovuta svolgere tra febbraio e marzo, con a seguire un appuntamento dal vivo per comunicare i vincitori e proiettare “in presenza” i film premiati. Ma come è noto le autorità decisero diversamente, riguardo agli spettacoli dal vivo, facendo marcia indietro su quell’ipotesi che prevedeva invece la riapertura di teatri e sale cinematografiche il 27 marzo.
Lo staff di IndieCinema si è pertanto regolato di conseguenza: abbiamo innanzitutto deciso di posticipare la fase conclusiva della rassegna di qualche settimana, curando con particolare attenzione la selezione e potenziando la nostra presenza sul web. La terza e conclusiva sessione del festival avrà infatti luogo dal 5 al 16 maggio 2021, periodo durante il quale sarà anche possibile visionare i film delle precedenti due sessioni. Perdurando ancora qualche incertezza su come potranno avvenire la premiazione ed eventuali altri eventi in sala, IndieCinema Film Festival continua intanto ad acquisire maggiore visibilità in rete, grazie anche al rafforzamento del nostro canale Youtube, dove oltre ai trailer stanno venendo pubblicati poco alla volta interviste e videomessagi di saluto degli autori selezionati nel corso della rassegna.
Veniamo dunque ai film che abbiamo scelto per questa terza sessione, suddivisi ancora una volta in lungometraggi di finzione, documentari e cortometraggi.
LUNGOMETRAGGI
Ben due presenze straniere, tra i lunghi scelti per questa terza tranche festivaliera: lo svedese The Redneg di Luc Ziann, “survivor movie” minimalista con al centro rapporti al limite del politicamente scorretto tra universo maschile e femminile, ed il trash dichiarato di Ninja Badass. Ovvero quell’action movie psichedelico, sguaiato e irreverente che l’autore Ryan Harrison ci ha inviato dagli Stati Uniti, emulando in qualche modo l’anarcoide sfrontatezza della Troma!
Diversissimi tra loro i due lungometraggi italiani. Innanzitutto un prezioso recupero, quel Lemuri – Il Bacio di Lilith realizzato nel 2008 dal siciliano Gianni Virgadaula, assai coraggioso nel replicare con raffinatezza e rigore cinefilo gli stilemi del muto, in particolare quello di matrice Espressionista. A seguire L’ultimo tango – Spaghetti Noir di Giuseppe Iacono, intelligente produzione di genere in cui le atmosfere un po’ vintage della classica detective sory si colorano di ironia ripicamente campana.
DOCUMENTARI
Quattro invece i documentari in concorso. Innanzitutto un gradito ritorno, quello di Marco Martinelli, già rappresentato nella seconda sessione del festival dal film girato in Africa, The Sky over Kibera. Si fa ritorno invece in Italia, più in particolare alla meravigliosa storia del Teatro delle Albe e all’amata musa Ermanna Montanari, con il più recente Er, che vi mostreremo proprio nel corso di questa terza sessione.
Altro giro altro viaggio, grazie a La macchia mongolica di Piergiorgo Casotti, cineasta che aveva già mostrato predisposizione per terre assai remote nel precedente Arctic Spleen, e che qui ci accompagna in una Mongolia sempre sorprendente assieme a Massimo Zamboni (ex CCCP e CSI) e a sua figlia. Non meno affascinante è però la Sardegna, di cui Rossana Cingolani ci illustra antichissime tradizioni ne Il filo dell’acqua, incentrato peraltro su una figura femminile straordinariamente magnetica. Sempre viaggiando si approderà in una Taranto ricca di contraddizioni, ritratta attraverso intuizioni visive molto personali nel documentario. The Island (L’isola), girato dall’unico autore straniero di questo blocco: ossia quel Mark John Ostrowski, film-maker proveniente dalla Spagna, che figura tra i maggiori esponenti del cinema non-narrativo nella riedizione di un noto testo di Paul Schrader’s, “Transcendental Style in Film”.
CORTOMETRAGGI
Ancora più ampia e variegata del solito la nostra selezione di corti. Tre di questi, però, vogliono rappresentare anche, in quest’epoca triste dominata da chiusure, divieti e “zone rosse”, il punto di vista di alcuni autori su un’umanità costretta in limiti sempre più angusti da esperienze come il “lockdown”. I cortometraggi in questione sono i seguenti: Lock Town di Antonio Benedetto, Everybody is Herodoc di Rachele Studer e #cronachedauninterno, firmato da Iolanda La Carruba per EscaMontage. Un piccolo caleidoscopio da noi ideato, per condividere esperienze sensoriali e ardite riflessioni filmiche, concepite al bivio tra reclusione forzata e desiderio di libertà.
Tra le altre tracce, provenienti dall’Italia, spicca sempre in merito a istanze sociali forti il monito contro l’indifferenza, contro l’ignavia, adombrato nel vibrante Eyes della giovanissima interprete e regista Maria Laura Moraci. Seguono poi la geniale fantasmagoria scespiriana di Antonio Lucifero, Now, ed il visionario, conturbante Closed Box co-diretto da Riccardo Salvetti e dall’attore protagonista Gianfranco Boattini. Mentre arriva dagli Stati Uniti l’unico titolo “internazionale” di questa sezione: Poolside di Alex Kinter ed Erik Schuessler, corto di genere che intende parafrasare da un’angolazione eccentrica la tradizionale “ghost story”.