“Sorrideva con gli occhi” così ha voluto ricordare Corso Salani la moglie Margherita, l’altra sera alla Sala Trevi di Roma all’incontro che si è tenuto a conclusione dell’omaggio a lui dedicato a quattro anni dalla scomparsa: “Corso Salani. Ai confini del cinema”. Così la foto scelta per il programma: sorridente anche con gli occhi. E così lo ricorderà chi ha avuto il piacere di conoscerlo. Chi l’ha incontrato anche solo una volta non lo dimenticherà mai quel sorriso. Era il sorriso di chi ha trovato il proprio posto nel mondo a dispetto del suo essere sempre in viaggio, irrequieto con la vitalità e la voglia di vivere 24 ore su 24. Il suo posto era il cinema, il raccontare e conoscere il mondo attraverso le immagini, immagini del paesaggio, delle donne, dei particolari dei loro visi ( un sorriso, un occhio, una ciocca di capelli fuori posto). Immagini che dalla superficie ti portano dentro le loro vite, arrivando fino in fondo all’anima dell’artista, ai suoi desideri, al suo cuore. Ed è per questo che era quasi sempre lui stesso a riprendere (e se non lo faceva era come se lo facesse) perché l’immagine catturata apparteneva pienamente a lui, al suo sguardo sul mondo, sulle donne, alle sue emozioni. Nel corso degli anni ha lavorato con troupe sempre più piccole, fino agli ultimi film in cui era lui da solo con un fonico e un’assistente, per libertà di scelta, di sguardo, per potersi muovere liberamente tra la realtà (dai paesaggi sperduti, alle città, ai caffè, alle persone incontrate, alle attrici, spesso per caso) e finzione. Da lì partivano le sue storie possibili. Uno stile unico, un metodo di lavoro irripetibile quello di Corso Salani come solo un artista può avere. Le vite possibili è un film strano, struggente, costruito con frammenti di altri suoi film in cui le donne protagoniste e paesaggi rivivono una seconda volta coi loro pensieri narrati da una voce fuori campo scritta, come un canto di voce in voce, che si tesse tra donne lontane nel tempo e nello spazio, come una poesia dei loro amori non vissuti, non dichiarati o al contrario vissuti intensamente, le vite possibili vissute o sognate. Le donne sono le grandi protagoniste del suo cinema, filmate con amore, esplorandole nella loro vita, nella vita quotidiana, nei dettagli del loro viso, del loro corpo.
Ero molto dispiaciuta che fossimo in pochi in sala l’altra sera, perché vorrei che tutti vedessero questi piccoli gioielli, facessero con lui questi meravigliosi viaggi dall’anonimato di certi paesaggi dell’est Europa al selvaggio Sud America in compagnia di Adela, Paloma, Mirna, Malvina ecc… un viaggio che vorresti non finisse mai una compagnia di donne che non vorresti lasciare mai.
Corso invece sarebbe stato sorpreso di quella decina di spettatori come quando al Cineclub Detour di Via Urbana (nella prima sede dello storico cinema romano) nel 2001 durante una serie di serate a lui dedicate c’erano 4 / 6 spettatori a sera e lui si stupiva che fossero usciti di casa per lui. Sorpreso sarebbe senz’altro di essere un classico e di essere depositato in tutta la sua multiforme opera (video, scritti ecc…) nella cineteca di Losana. Lui precursore di un cinema fuori formato, ora in voga in tanto cinema italiano, al confine tra documentario e finzione, in quella zona di confine tra vita e cinema.
bello! coglie perfettamente il moto affettivo, conoscitivo e sperimentatore del cinema di corso salani