[°°°] – Michele Placido è un poliziotto piemontese di stanza a Roma che, anche in piena seconda guerra mondiale, decide di continuare a cercare gli autori dei delitti, senza immischiarsi nella politica. Al contrario dei due fratelli più giovani, che invece scelgono di arruolarsi su fronti opposti: il fratello (Alessandro Preziosi) coi partigiani, la sorella (la brava Alina Nedelea) con quelli di Salò. I genitori (Giovanna Ralli e Philippe Leroy), invece, cercano disperatamente di tenersi fuori dalla politica. Finirà malissimo per questa famiglia: i genitori saranno costretti al suicidio per scampare alla vendetta di una brigata partigiana mentre la sorella, ormai sconfitta, si ritroverà a sparare il colpo fatale al fratello mentre sta portando, tra la folla festante, la bandiera rossa della vittoria. Sarà fucilata insieme a molti dei suoi camerati e il suo corpo verrà gettato in una fossa comune. Michele Placido, unico superstite della famiglia, non troverà pace fino a che non ritroverà il corpo della sorella.
Dalla trama, solo in parte ispirata ad alcune storie raccontate da Pansa nel libro omonimo da cui è tratto il film, si evince che gli sceneggiatori Dardano Sacchetti e Massimo Sebastiani si sono barcamenati come meglio potevano per cercare di raggiungere un impossibile equilibrio: già la scelta di un protagonista come Placido (personaggio di fantasia), integerrimo poliziotto che anche di fronte alla morte dei genitori si tiene equidistante dalle parti in lotta, denuncia questo imbarazzo. Per il resto il film, che risulta davvero scombinato nel voler tenere insieme troppe cose, si limita a farci vedere che in quella che da sempre si chiama guerra partigiana di liberazione (ma molti sostengono che fu guerra civile vera e propria), furono molte anche le vittime dei partigiani, i quali non esitarono a fucilare i prigionieri dell’altra parte, né a compiere azioni punitive contro povera gente che magari aveva la sola colpa di avere un figlio repubblichino. Tutto questo è atroce ma fa parte della guerra e, a parere di chi scrive, è del tutto chiaro che i combattenti partigiani, che pure hanno fatto benissimo a prendere le armi perché non c’era altra scelta con i nazisti in casa, non erano tutti stinchi di santo, e si sono macchiati certamente di delitti inutili.
Questo per quanto riguarda il contenuto, diciamo, caldo politicamente. Aldilà di questo, però, dispiace dirlo, non è un buon film: i dialoghi sono troppo esplicativi, letterari, a tratti retorici (il poliziotto Placido cita addirittura Sofocle parlando con un soldato!), tutta la sottotrama che riguarda il delitto romano e che ha per protagonista Barbora Bobulova, si lega malissimo con le altre storie dei due fratelli e la regia, seppur curata e corretta, si distacca poco da una fiction di buona qualità. Il finale poi, con Placido che si commuove vedendo un fiore nato dalla terra nella quale la sorella è sepolta, è davvero troppo.
Nell’insieme un’operazione dubbia portata avanti dai suoi stessi autori con scarsa convinzione.