[**1/2] – A Lecce Michele, talent scout di giovani promesse del calcio, scopre Elia, un vero e proprio "piede di Dio" per le sue ineguagliabili doti col pallone. Elia ha diciotto anni ma la sua mente è quella di un bambino di dodici, l’età in cui suo padre è partito per Roma a causa del suo lavoro. L’abbandono del padre è stato un trauma per Elia, che ha grandi problemi relazionali: Michele, fin dal primo incontro col ragazzo, diventerà per lui una figura paterna e si prenderà cura di lui anche se questo provocherà molti problemi.
Infatti, Michele, non appena nota il suo talento decide di portarlo con sé a Roma per inserirlo nel mondo del calcio, dando ad Elia quella possibilità che lui non aveva avuto da giovane, trasformandolo in quel campione che lui non è diventato.
Per questo lo propone a dirigenti, amministratori locali, uomini con tanti soldi ma senza nessuno scrupolo e che in realtà non hanno nessuna passione per il calcio. Dopo tante traversie, sembra arrivare la grande occasione: ma proprio quel giorno Elia gioca senza impegno e sbaglia il rigore decisivo, fallendo proprio in ciò che normalmente gli riesce meglio. Confesserà poi a Michele che in realtà ha avuto paura di poter diventare un campione.
I due protagonisti sono chiaramente l'uno il riflesso dell'altro, sono davvero come padre e figlio. Elia rappresenta per Michele il riscatto dalle sconfitte del passato. Michele per Elia è il padre che lui avrebbe desiderato, un padre che si prende cura di lui, col quale gioca e che soprattutto lo accetta pur con tutti i suoi problemi. Il film è una commedia all'italiana con i dovuti pregi e difetti, ma è anche una riflessione amara sul mondo del calcio italiano, con tutti i suoi veleni e le sue ipocrisie. I protagonisti sono piccoli uomini schiacciati da una burocrazia malata e sordida, e non a caso il film è ambientato nell'estate del 2006, l’estate di calciopoli.
Girato con soli seicento mila euro, questo film low budget vede l’esordio alla regia in un lungometraggio di Sardiello, direttore della nota rivista Filmmaker's Magazine, già critico cinematografico, sceneggiatore e docente universitario. Nel costruire il suo racconto Sardiello fa riferimento a Garrincha, ala destra brasiliana che aveva una gamba più corta dell'altra e che vinse con Pelè due mondiali. Il piede di Dio è la storia di un uomo che è costretto a lottare contro un muro di gomma e che è circondato solo da volgarità. Solo l'amico della lavanderia, che ha abbandonato come Elia il mondo del calcio e non vuole saperne più nulla può capirlo; anche lui lavora con “cose sporche” ma preferisce starne lontano, guardarle soltanto da dietro all’oblò.