“Lo sviluppo del cinema on line è inevitabile”, fa una pausa prima di riprendere a parlare al telefono Francesco Casetti, studioso di cinema di fama internazionale. Insegna filmologia alla Cattolica di Milano, dove dirige il Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo. Riprende: “Naturalmente ci saranno differenze di velocità tra i paesi e le zone geografiche ma quello è il destino del cinema. Rimarrà il cinema in sala, il cinema come rito sociale, con qualche nostalgia per i momenti grandi del cinema ma anche con grandi soddisfazioni. Ma perché l’on line è inevitabile? Ci sono degli elementi chiari. Primo: a casa mia ricevo il film che voglio, mi costruisco il menù della serata. Secondo: ho una disponibilità infinita perché ho l’accesso agli archivi, non ho soltanto i film oggi in proiezione nelle sale cittadine, ho tutto il cinema del mondo che posso chiamare e consumare. E devo dire che di fronte ad un pubblico che è sempre più esigente, sempre più frammentato, sempre più attento da una parte alle novità ma anche a recuperare zone marginali della produzione, a tornare ai grandi classici, a tornare alle cose curiose, ecco che l’on line è la maniera migliore per avere ciò che si vuole nel momento in cui lo si vuole”. Negli Stati Uniti, ma non solo, scaricare film on line è possibile. Bastano due dollari. La major Miramax ha già messo a disposizione le sue produzioni. Su http://www.cinemanow.com/ o anche http://www.sightsound.com/ si trovano sia i “buymovie” che i “free”. La Disney ha venduto on line tramite Itunes oltre un milione di film dall’ottobre scorso. In Italia attraverso http://hp.rossoalice.alice.it/ , il sito di Telecom, si possono acquistare musica, film, sport, notizie. Dall’ultima indagine Doxa “Identikit dello spettatore” (compiuta nel 2006 su un campione di 6.064 famiglie) emerge che il numero degli italiani che scarica film dalla rete ha raggiunto quello di chi va più spesso al cinema: sono 1 milione e 300 mila i forti consumatori e altrettanti quelli che praticano il downloading. Ovviamente si tratta di pirateria. Dunque professor Casetti addio mia bella sala?
“La sala cinematografica evolve in diverse situazioni e in diverse direzioni. I multiplex sono volti all’idea di fornire nello stesso luogo, con molta comodità di parcheggio – questo è l’elemento di vantaggio del multiplex – un’offerta tale che, se non mi piace un film, comunque ci sono altre dieci offerte per cui qualcosa mi piacerà. L’altra linea è il mantenimento della sala storica attrezzata tecnologicamente in modo avanzato. Una ricerca recente che ho fatto insieme a Severino Salvemini della Bocconi mostra che questa sala tradizionale è ancora densa di simbolico, è ancora un luogo appetito dal pubblico. E poi c’è un’ulteriore direzione – che non sottovaluterei – e che trova la sua punta di diamante nel concetto di sale della comunità, su cui negli ultimi anni l’Ente dello spettacolo e l’associazione degli esercenti cattolici hanno fortemente lavorato. L’idea è che la sala deve restare aperta non soltanto per quello che vi si può fruire ma per le relazioni sociali che dentro una sala si intrecciano e proseguono fuori della sala. La sala della comunità non lavora solo per il consumo ma anche per la cittadinanza e questo mi pare un elemento fondamentale”. Insomma la sala resisterà. Il 48% degli intervistati del sondaggio Doxa la preferisce ancora. E per quale ragione? Il cinema dà più emozioni, la qualità è superiore. Ma alla domanda “Quanti film ha scaricato da Internet nell’ultimo mese?”, quelli con la banda larga confessano che in 30 giorni in media hanno scaricato tre film a testa. Inoltre è forte il partito di coloro che propendono per il Dvd “perché è comodo”: sono il 79%. I cambiamenti in corso non riguardano però solo il consumo. Cambia anche qualcos’altro? “Le trasformazioni nel modo di consumare il film oggi non riguardano solo nuovi modi di consumo. Riguardano l’esperienza stessa del cinema. Chiedo scusa dell’autocitazione, ma negli ultimi tempi mi sono proprio orientato a lavorare sul cinema per capire l’esperienza filmica cos’è stata è cosa potrà essere. È stato il tema del corso che ho tenuto a Yale e che ho terminato dieci giorni fa. Cosa ci aspetta? Naturalmente ci aspetta un cambio dell’esperienza. La grande esperienza della sala era centrata su una specie di sogno, quella di essere separati dalla realtà, la sala ci separava dal mondo e allo stesso tempo ci permetteva di ritrovare sul grande schermo quella stessa realtà che perdevamo più forte, più intensa, e anche più bella. Il cinema è stato un grandissimo gioco, simile a quello che Freud chiama del “fort” e “da”* che i bambini fanno quando la mamma si mostra e si nasconde, si mostra e si nasconde. Noi al cinema abbiamo nascosto e ritrovato il reale a cui siamo collegati da un cordone ombelicale, come con nostra madre. Quale sarà l’esperienza del futuro? In parte sarà anche questa, continuerà a essere questa, l’idea di ritrovare la realtà, di andarla a cercare. Sull’altro lato ci sarà un secondo piacere – ed è quello che sto cercando di esplorare da qualche tempo e che mi appassiona – ed è la possibilità di collegarsi, di costruire un link, di costruire un legame. In un’epoca in cui i rapporti sociali, quelli veri, sono un po’ in crisi e insieme chiedono di essere rafforzati, quest’idea di accedere all’archivio aiuterà a capire come l’accesso è qualcosa di importante è anche una fonte di piacere.”
Freud in alcune pagine del saggio del 1920 Al di là del principio di piacere descrive un bambino di un anno e mezzo che ripete un gioco con un rocchetto, lanciandolo via e ritirandolo a sé con un filo e ripetendo come una filastrocca le parole “fort” (via) e “da” (qui). Il gioco riproporrebbe le ansie di perdita del bambino, rassicurato dal ritorno del rocchetto, che come la mamma, si allontana e poi ritorna.
Credo che Francesco Casetti abbia riassunto lucidamente, in poche e mirate parole, l’ “essenza permanente” del cinema (da quello delle origini a quello digitale): la “sala”. Essa (dopo l’era dell’home video vision) tornerà,seppur ridotta di numero, ad esser “centrale”: sarà uno degli elementi “inliquidabili” della nostra società liquida. La sala è dal 1895 “viaggio di formazione” e, al contemnpo, passaggio continuo, in entrambi i sensi di marcia, tra due mondi (reale-possibile/possibile-reale). Insomma la sala continuerà ad essere il luogo di Werther e Cecilia, dove W.Goethe ed W.Allen si danno la mano.
quanto scrivi è molto bello. non so se le logiche di mercato potranno sostenere quanto tu dici.