Prudie sta per attraversare la strada che la separa dal testosteronico studentello con cui ha deciso di passare qualche ora rovente in un motel. Sta per attraversare la strada finalmente libera dalle sue mises punitive e monacali stile Prada prima collezione e guarda Trey appena sceso dalla moto e inguainato in giacca di pelle. Che fare? Il semaforo è rosso (“DON’T WALK”) e Prudie aspetta. Poi diventa verde (“WALK”) e Prudie ci pensa su. Mentre lo guarda il semaforo cambia e la scritta verde si trasforma in WHAT –WOULD- JANE- DO? E Prudie fa quello che (immagina) Jane Austen avrebbe fatto. Ma chi può dirlo?
Consegnata alla storia solo dalle testimonianze di nipoti adoranti e dallo schizzo a matita della sorella Cassandra, Jane Austen continua da duecento anni a sorriderci tra il malizioso e l’enigmatico senza mai rivelare veramente chi si nascondesse dietro l’amorevole zia, se Elizabeth Bennet o Fanny Price. Continua anche a fornire inconsapevolmente spunti per la letteratura (The Jane Austen Book Club di Karen Joy Fowler, appunto, ma anche Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding) e sceneggiature per il cinema. Se nel primo caso i risultati sono più riusciti, meno lo si può dire per quanto riguarda le trasposizioni cinematografiche, in quanto, con poche eccezioni, gli sceneggiatori si limitano a riportare le vicende, dimenticandosi l’importanza della voce narrante e della sua ironia, senza la quale i personaggi e le situazioni appaiono troppo spesso grotteschi e caricaturali. Il club di Jane Austen fa eccezione quantomeno perché non si tratta della trasposizione di uno dei suoi romanzi né tantomeno – orrore! – un tentativo di biopic come il recente e famigerato Becoming Jane di Julian Jarrold, reo di aver fatto venire i brividi agli adepti, avendo trasformato miss Jane in una specie di Jo di Piccole Donne che cammina a naso in aria con le mani dietro la schiena e zappa le patate nell’orto (!!!). Questa volta possono stare tranquilli gli austeniani (una specie di setta fanatica e fondamentalista che conosce a memoria ogni riga scritta da miss Austen, dato che rilegge almeno una volta all’anno le sue sfortunatamente pochissime opere ed è pronta a segnare con la matita rossa e blu qualsiasi licenza): brividi corrono giù per la sua schiena davanti alla sommaria traduzione italiana di alcune delle continue citazioni, ma si sa i dialoghisti non sono filologi.
Si ha comunque la soddisfazione di partecipare al dibattito dei membri del piccolo club inventato dalla Fowler, per i quali Jane Austen è soprattutto un pretesto per mettere in ordine nelle loro vite e riuscire a leggere nei propri sentimenti, come davanti al raggio verde di rohmeriana memoria. Gli austeniani in sala simpatizzano dunque con quelli sullo schermo malgrado il film somigli pericolosamente ad una sit com dai dialoghi brillanti e veloci, con personaggi che entrano ed escono di scena, una regia che non inventa assolutamente nulla e oscilla tra primi piani e campi medi e una scenografia accattivante e patinata. La prima convulsa sequenza di piccoli incidenti quotidiani (parcheggi soffiati sotto il naso, cellulari che cadono nel water, tamponamenti che ti fanno rovesciare addosso il caffè che bevevi alla guida) sembra infatti indicare la presenza di Miss Austen come una sorta di panacea contro lo stress della vita moderna. Rispetto al libro della Fowler, l’età di tutti i protagonisti si è misteriosamente abbassata: al posto di sfiorite signore cinquantenni ci sono elegantissime disperate housewifes e la ultrasettantenne, sciatta e distratta Bernadette si è trasformata in una splendida signora di mezza età, l’eccentrica e iperattiva Allegra è diventata una brava ragazza acqua e sapone. È scomparso l’andamento originario della narrazione, dal ritmo lento e rassicurante, oscillante tra il presente e malinconici flash back sul passato (un passato mai narrato ma solo ricordato in silenzio) di persone piuttosto disilluse dalla vita, alla ricerca di un diversivo piacevole e intelligente. Prosegue dunque il sorridente anatema che Jane Austen dall’aldilà ha lanciato al cinema, ma di certo non mancheranno altre future occasioni.