La New York descritta ne I padroni della notte è una città malata dove il confine tra il bene e il male è netto ma irrisolto. Da una parte c'è la polizia, lo stato che annaspa in una disperata difesa della legalità, dall'altra le più potenti multinazionali del crimine, rapaci e sanguinose.
I padroni della notte è un gangster movie vivido e intenso che racconta le conseguenze rovinose di una guerra metropolitana dalle dimensioni spaventose. La "linea gotica" solca inesorabilmente la famiglia di Burt (uno straordinario Robert Duval), poliziotto integerrimo, vedovo e padre di due figli: Joseph (Mark Wahlberg), anch'egli poliziotto, e Bobby (Joaquine Phoenix), una "testa calda" che lavora per conto di un mafioso russo. Bobby conduce una vita dissoluta e prossima alla deriva criminale, vive lontano da suo padre e da suo fratello con i quali ha rapporti conflittuali. Frequenta la famiglia di un boss della malavita russa, proprietario del locale in cui lavora. Burt, il padre, è noioso con le sue prediche e le sue idee di giustizia, Joseph, il fratello, è triste nella sua grigia routine familiare. Lui invece ha i soldi, una donna mozzafiato, vive la notte e si avvia a diventare un uomo d'affari nel mondo dei locali notturni. Bobby è il perno narrativo del film. Il suo personaggio conferisce alla storia i tratti di una parabola moderna dagli echi religiosi. Dopo che il fratello rimane vittima di un agguato, e che solo per miracolo non lo uccide, Bobby decide di varcare a ritroso la linea di demarcazione, riscoprendo appartenenza familiare e spirito di giustizia e inizia a collaborare con la polizia che indaga negli affari illeciti della mafia russa.
Il film racconta un mondo dove è ben chiaro chi siano i buoni e chi i cattivi, evitando coraggiosamente facili relativismi propri di un certo cinema che ama sedurre più che indagare. Qui i poliziotti non sono figure corrotte e dedite a torbide connivenze, ma si rivelano per la loro impotenza di fronte ai giganti criminali che beffardamente li chiamano "mickey mouse" deridendo la loro debolezza, la loro inadeguatezza a combattere questa guerra. La famiglia, spesso rappresentata come la causa di mali individuali, qui ha un ruolo salvifico. Solo quando riscopre la famiglia, la sua insostituibile importanza, Bobby ritrova anche un'esistenza più giusta. Un certo schematismo di base viene superato da una buona sceneggiatura che tiene al riparo da semplificazioni manichee. Bobby è in continuo transito tra i due mondi in opposizione, svelando "da dentro" le disfunzioni di entrambi. Sarà il legame di sangue a farlo stare dalla parte giusta. La regia è essenziale, stretta sui fatti, ma in grado di restituire il senso opprimente di un mondo senza scampo in cui l'orizzonte non si apre mai. Le atmosfere decadenti e allucinate rimandano al cinema di Abel Ferrara al quale non si può non pensare vedendo I padroni della notte; New York appare infernale e metafisica come nelle sue pellicole. Certo, "il maestro" porta fino in fondo i suoi temi, James Gray meno. Preferisce contenere certe morbosità, scavalcando l'indagine sulle ataviche pulsioni criminali proprie del cinema del regista newyorkese (si pensi a Fratelli – The funeral). Scelta felice perchè il film benchè ispessito da temi pregnanti, è molto godibile.
Merita una sottolineatura la sequenza in cui Joaquine Phoenix, col microfono nascosto nell'accendino, incontra il pericolosissimo boss russo in un casale torbido e isolato dove lavorano la droga prima di venderla. La scena produce una tensione che spira da ogni fotogramma. E' una sequenza notevole per come è costruita e per il significato del quale si fa carico. E' il momento in cui Bobby compie l'ultimo passo del suo percorso di espiazione. Da qui in avanti la sua vita sarà un'altra. Protetto da un regime di sorveglianza, dovrà affrontare le conseguenze dolorose della sua ineluttabile scelta. Ottimi tutti gli attori. (Phoeinix nei panni del cattivo che si redime è molto convincente). Il film, pur non ottenendo gli esiti di American gangster o The departed, vivifica un genere (il gangster movie) che sembra tornato in buona salute.