kenneth-glenaanAlice nella città è la sezione che intende raccogliere l'interesse di un pubblico attento alle nuove cinematografie emergenti. Dodici lungometraggi in concorso di svariata provenienza e un ricco programma di incontri, eventi fuori concorso, film di animazione, cortometraggi animeranno nel corso del Festival Internazionale del Film di Roma l'interessante iniziativa. Tra i film in concorso è stato presentato Summer film inglese che più inglese non si può. Kenneth Glenaan, regista del film, impugna le tematiche tristemente conosciute come pericolose prerogative britanniche quali l'alcolismo, il bullismo, la violenza adolescenziale inserendole dentro una struttura che privilegia il tono poetico alla fredda analisi sociologica. Il film è ambientato in un fumoso villaggio industriale inglese, uno di quelli in cui si respira disagio e miseria. Casette allineate, mattoncini rossi, cielo plumbeo, abitanti scorbutici: proletariato inglese insomma. Siamo in un film di Loach si direbbe, c'è anche Robert Carlyle… e invece no.

L'opera si allontana in partenza dall'intenzione di compiere qualsiasi lettura di carattere sociale assumendo piuttosto i toni di un romanzo di formazione dagli accenti nostalgici. I protagonisti sono due amici che trascorrono insieme la loro adolescenza inoltrandosi in avventure spericolate, risse, corse in moto, scappatelle. Il film si struttura nella dialettica continua tra passato e presente. Shaun (Robert Carlyle) adulto, vive con l'amico di sempre, ormai alcolista e malato il quale ha perso l'uso delle gambe da ragazzo in seguito ad un incidente causato dall'ennesima bravata. L'uomo affonda proustianamente i suoi ricordi in un tempo lontano e perduto, precisamente in un'estate alla fine della scuola superiore, quando la sua amata lasciò per sempre la cittadina per volontà di una madre che non accettava la sua presenza nella vita della figlia.

L'alternanza di flash-back enfatizza il respiro epico del film e ha la funzione di riordinare la linea narrativa frammentata dai continui passaggi temporali. Alla fine, durante il funerale dell'amico, il protagonista trascorrerà una giornata con la sua innamorata accorsa per la cerimonia e ormai avvocato affermato. Alla donna confesserà che quella è stata la più bella estate della sua vita. La storia è molto amara e riesce ad arrivare con efficacia all'obiettivo  che è quello di commuovere ed emozionare. Robert Carlyle è davvero bravo nell'interpretare il suo personaggio. Sul suo volto è scolpito il solco triste del rimpianto. Guarda al suo passato come un luogo dell'innocenza e della felicità, mentre sul suo presente sente soltanto il peso schiacciante dei ricordi. Un film nostalgico che a tratti cede al nostalgismo. Sorprende  la sua brevità (ottantatre minuti) che non riduce l'ampiezza del respiro. Indice di buona impaginazione.

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