Confessions rappresenta un grande successo per il regista e sceneggiatore Nakashima Tetsuya, richiestissimo per gli spot pubblicitari prima di iniziare la sua avventura cinematografica, che ha portato ogni suo film a un crescendo di gradimento da parte del pubblico. Confessions segna il suo exploit. Questo dramma sulla vendetta ha già vinto numerosi premi: quattro al Japan Academy Award (tra cui Miglior Regia e Sceneggiatura) e, presentato alla 13ma edizione dell’Udine Far East Film Festival, ha vinto il Black Dragon e il Mymovies Award.
È la storia dell’insegnante Moriguchi Yuko, che l’ultimo giorno di scuola si rivolge alla sua classe e con tono calmo e impassibile racconta come è morta la sua bambina. La classe non le presta attenzione, gli alunni sono intenti a scherzare e a parlare fra loro. Moriguchi afferma che due di loro hanno ucciso sua figlia, che non ha intenzione di denunciare alla polizia, in quanto per la loro giovane età non sarebbero processati e condannati. La sua vendetta è sottile e, soprattutto, certa del suo effetto: l’insegnante sfrutta le loro paure più profonde per raggiungere il suo scopo. Le conseguenze delle sue azioni, per quanto drastiche, porteranno un effetto altrettanto doloroso, quanto la perdita della sua bambina.
Confessions è un film dalle atmosfere vibranti e dark, il regista e il direttore della fotografia Ato Masakazu hanno creato uno scenario che ha un impatto visivo notevole. Le cromie sono desaturate e i colori scuri dell’ambiente in cui tutti i personaggi si muovono sottolineano il loro animo nero. Viene mostrata la superficialità e la mancanza di umanità della classe e, anche, una certa dose di bullismo. In più è tratteggiata la totale indifferenza e senso di pentimento da parte del “soggetto A”, Shuuya, che lo spettatore vede uccidere con una freddezza disarmante. Lo spettatore è attratto dalla bellezza dell’immagine che Nakashima ha creato e questo gli permette di prendere le distanze sia dalla violenza che dalla sofferenza che il regista descrive. Gli effetti visivi utilizzati contribuiscono a creare uno stile visivo elegante e accurato.
Durante lo svolgimento della storia si viene a conoscenza del perché i due ragazzini abbiano architettato l’omicidio, eppure Nakashima fa in modo di non assolverli per le loro azioni, tantomeno che si abbia pietà di loro, portando fino in fondo la vendetta della protagonista e impartendo così una lezione dolorosa, ma necessaria.
Il cineasta parla anche del pregiudizio, ancora difficile da sradicare, nei confronti delle vittime dell’AIDS, mostrando il terrore e il relativo distanziamento fisico dalla persona potenzialmente infetta.
La storia viene raccontata attraverso le confessioni delle persone coinvolte e in ogni flashback si trova il tassello mancate che fa giungere a un epilogo sorprendente e straordinario, pur nella sua durezza. Ciò che colpisce fin dall’inizio è il temperamento di Moriguchi e la sua forza nell’andare avanti col suo proposito, il registra sottolinea come uccidendole la figlia abbiano ucciso la parte fondamentale del suo essere: la donna non prova alcuna emozione se non la voglia di vendicare la sua bambina.
Confessions, tratto dal romanzo di Minato Kanae (edito in Italia da Giano Editore col titolo Confessione), è solo in apparenza un film di genere. La sua struttura narrativa poggia le basi sulle azioni e reazioni dei personaggi principali, mostrando come si sviluppa la vendetta di Moriguchi e come si comportano i due responsabili, che il regista identifica subito. Viene eliminata tutta la fase investigativa, lasciando che il confronto avvenga tra la madre della vittima e i due carnefici, i quali diventano a loro volta vittime delle loro azioni. Gli attori hanno dato ognuno il meglio di sé: il giovane emergente Yukito Nishii passa con estrema disinvoltura nei diversi stati d’animo che di volta in volta si alternano in Shuuya: dalla freddezza alla disperazione più completa. L’attore lascia libero sfogo alle emozioni del suo personaggio, che fuoriescono con naturalezza.