La regista polacca Malgoska Szumowska sostiene, non senza piglio provocatorio, che al pubblico maschile di sicuro il suo film non piacerà in quanto mostrerebbe in modo troppo crudo e diretto il piacere che molti uomini provano nello sfruttare sessualmente studentesse che si prostituiscono per continuare gli studi. Anche se quello che potrebbe piacere loro ancora meno – e che potrebbe turbare le abitudini di molte donne mature ed affermate – è il fatto che le ragazze possano pensare di condurre a loro beneficio la situazione, di poter essere loro, cioè, a sfruttare l’uomo che le paga per fare quel sesso che, paradossalmente, sembra costituire sempre più il grande assente all’interno della routine della coppia: ci si ostina a ripetere all’infinito tutto tranne quello.
Parimenti scompiglio e turbamento – ma stavolta alla misura domestica o alle eccessive ambizioni lavorative tipiche di un certo spaccato femminile – vorrebbe suggerire la messa in scena, cruda e sfuggente, dei desideri erotici delle due ragazze che, disputando con l’opposta e attiva ambizione di dominio e di scalata sociale, si dirigono verso la solita (appunto complementare alla prima) fantasia di sottomissione da parte di chi ha il potere. In una visione – anche questa non così nuova – in cui il potere è rappresentato dal mondo maschile e da quello borghese. Dove Anne (Juliette Binoche) è una giornalista di una delle tante riviste per donne più o meno emancipate che, scrivendo un articolo sul fenomeno delle studentesse/prostitute, peraltro al centro della più recente cronaca francese, si ritrova a dover guardare ai malfermi compromessi stabiliti nel suo matrimonio (sempre sbilanciati a suo sfavore) e alla miseria della sua vita sessuale. Dove l’intimità che la giornalista si ritrova dapprima a spiare e poi in parte a vivere attraverso la conoscenza delle due ragazze, non può che umiliare la sua quotidianità fatta di distrazione e paralisi emotiva e corporea.
La seduttività flessibile di Lola/Charlotte e la presenza selvaggia di Alicja – presente totalmente, affermativamente, in ogni sua azione, sguardo o parola anzitutto con il proprio corpo – diventano, in tal modo, non più un oggetto di studio e di distaccata valutazione, bensì un termine di paragone che investe la soggettività e il personale normalizzato (che di politico non ha più niente) di Anne.
Le immagini ci scorrono davanti sempre più mosse e sgranate, transitando il film dalla iniziale patinatezza, incolore e oggettiva, alla deflagrazione dei desideri sprigionata dall’interazione tra le tre donne, in un crescendo di intensità e consapevolezza che porterà la protagonista a mettere in discussione i perimetri della propria vita. Eppure rimane più di un dubbio su quello che Elles sarebbe potuto essere (cioè non solo una provocazione) se, con più fantasia, si fosse aperto allo spazio del "desiderio femminile" (e già usare questa pseudo-categoria significa chiuderlo in una gabbia) inteso non solamente come un’energia interna al rapporto di forza tra i generi, le generazioni e le classi sociali (comunque punto di inizio imprescindibile in un’analisi di questo tipo). Se, ad esempio, invece di sfumare il bacio tra Anne e Alicja nella stanza d'albergo a favore della prolungata esibizione del bisogno di punizione di Charlotte alle prese con un ricco cliente (comunque prevalente sulla pur presente forza “ricreativa” agita da Charlotte durante gli incontri con i suoi clienti, dove la ragazza prova a suggerirci la possibilità di cambiare segno alla sottomissione appropriandosene all’interno di una dinamica in cui è la “vittima” a condurre il gioco), la regista ci avesse tenuto dentro quella stanza, una stanza satura di intese e di attive ricombinazioni dei rispettivi ruoli fino ad allora rivestiti più che abitati che è anche (o forse prima di tutto) un luogo ricolmo di odori, voci, gesti non convenzionali, indeterminatezza, insomma di vita pura.
Si potrebbe individuare una sorta di chiasmo come figura retorica portante del film. Più le distanze tra le studentesse/prostitute e Anne si accorciano (da donna lontana emotivamente e socialmente da quelle ragazze, l’osservatrice matura ed emancipata inizia a venire travolta e a sentirsi vicina a quelle che sembravano inizialmente figlie di un altro mondo), più Anne comincia a liberarsi di alcuni vincoli, repressioni e riscoprire il suo corpo, di cui fino a quel momento si ricordava solo nei momenti in cui provava dolore. Un corpo impacciato, che intruppa spesso negli spazi e gli oggetti della vita domestica. Il farsi male è l’unico modo che Anne ha per percepire il suo corpo, finchè non accade qualcosa.L’energia travolgente di Lola e Charlotte la contagia. Questo porterà Anne a interrogarsi sulla sua esistenza anestetizzata, a cercare un modo per risvegliarsi e da allora tutto cambia. O forse no.