BERLINALE 07 – THE EARLY BURGLARY DAY (10-02)

Pianeta Berlino chiama Pianeta Terra— nella capitale della Grande Germania fa freddo, ma ancora senza neve.

Tutto è sempre socialdemocratico, ma meno degli altri anni: anche a Berlino arriva lo chic globalizzato, con rinnovato lusso dell’interior design (all’Hyatt hotel come al Berlinale Palast), feste, eventi ed effluvi di aragoste e tecnologia.

A differenza di Cannes, dove la normalità è bandita da statuto e allontanata con francofono sprezzo, qui il leit-motif di sempre è, per partito preso, understament: un festival del dimesso e del sottotono— grigio, del grigio-cappotto di un agente della Stasi.

Parola d’ordine del sabato è nascondersi, truffare, fregare l’altro ad ogni costo. Perdendo la famiglia e gli affetti in cambio dello Stato (come in The good sheperd di Bob de Niro, filmone all star sulla nascita della CIA), cedendo le ideologie e l’onore in cambio di una prigione dorata nei campi di sterminio (l’attesa commedia drammatica Die Fälscher, dell’austriaco Stefan Ruzowitzky).

Anche la Berlinale, per non restare indietro, ci ha fregati. Il casellario della stampa, (ah, l’amico casier) quest’anno non c’è più.

O Berlino, o cara…

11/2 – MA VOI IN ITALIA FATE ANCORA QUESTE COSE (11-02)

“Senta, questa storia del noviziato è anacronistica. Ma voi, in Italia, fate ancora queste cose?”. La stampa presente non è certo quella dei maxi-eventi dello stardome, ma molto interessata.

La post-visione (mai termine fu più adatto) di In memoria di me di Saverio Costanzo, proiettato stamattina in Concorso, scatena domande e curiosità come una confessione di un George Clooney di una notte d’amore con il suo (defunto) maiale.

E con una certa— va ammesso— deferenza, una forma di discrezione simile a chi è stato invitato a casa di uno zio ricco: non tocchiamo niente, che se poi si rompe qualcosa che raccontiamo.

Va dato merito a Costanzo, oltre che del bel film, di aver invitato i giornalisti di mezza Europa (no, non è vero, sono quasi tutti tedeschi e italiani) alla riflessione, e per giunta su un tema difficile e culturalmente diverso come quello della vocazione.

Tra gli astanti, c’è chi cita Lutero, chi prende appunti sul tema del Grande Inquisitore, chi ha visioni mistiche, chi si pente dei propri peccati, chi si soffia il naso.

La verità— che nessuno ha voglia di andare a raccontare al critico tedesco— è che , in Italia certe cose le facciamo ancora.

11/2 – ARRIVEDERCI, BAFANI

Tecnicamente si chiama “la maledizione di Iwo Jima”, e colpisce chiunque, inopinatamente, cerchi di allontanarsi dalla proiezione (dello stesso) in corso.

Sei i giornalisti (letteralmente) caduti sui gradini dell’ultima fila del CinemaXx7- ribattezzata per l’occasione Monte Suribachi- a riprova del potere, oscuro e terribile, dell’altra parte dello specchio di Flags of our fathers.

Nevica a Berlino, ma Clint Eastwood se ne frega, mentre, incanutito ma sempre affascinante, dispensa in conferenza stampa perle di saggezza e battute di spirito mai lessate dal tempo.

Lessato dal tempo, dai voli transcontinentali e da qualche peperonata di troppo, passa invece Bille August con la sua “Bafana”. Tra qualche applauso politicamente corretto, una generale indifferenza e gli sbadigli delle grandi occasioni. I regali della calza, quest’anno, sono pochi per tutti.

12/2 – IL MERCATO IN MOVIMENTO Mercanti in fiera al Martin Gropius Bau: buyer e seller di tutto il mondo si incontrano nella nuova sede (da un anno a questa parte) del Mercato più vivace d’inverno.

Quasi unanime il coro di apprezzamento- un edificio incantevole, rilassato, lontano dal vocìo dei giornalisti di Potsdamer Platz-, alcune voci di insoddisfazione per una compravendita contratta, con affari, si dice, meno buoni che in passato.

Il cinema in Concorso non ha molto corso quest’anno, vincono le storie per ragazzi tra i consueti (e ricchi) partner nordeuropei, mentre si profila un (subitaneo e spiacevole) abbandono dei merchants inglesi, richiamati al dovere dall’assegnazione dei Bafta (i David di Donatello in chiave brit) in anticipo di un paio di settimane.

Segno dei tempi e della globalizzazione: gli eventi di tutto il mondo si intrecciano a vicenda, e si intralciano a vicenda.

Tra scambi e acquisti, l’Italia resta un mercato fertile ma ristretto- sicuro, almeno, l’arrivo di Anti-Christ, il nuovo film di Lars Von Trier.

Il mercato è in movimento: forse meno di Cannes, di certo più del resto d’Europa.

13/2 – MOLTO SESSO, SIAMO BERLINESI

Ormoni in fiamme alla Berlinale.

Messi da parte (il giusto) i temi sociali e politici, i profughi, i disperati e tutte le generazioni di tragedie umanitarie che colpiscono ogni anno Berlino a metà febbraio, arriva un sano senso testosteronico a ravvivare i fuochi— e da ogni dove.

Scopre i piaceri della carne (selvaggia, aulente di stallatico e forestale) la bella e omonima Lady Chatterley, mentre nouvelles Justine sadiane di ironoci b-movies americani (Teeth) cacciano letteralmente i denti per difendersi dai rudi attacchi sessuali dei teenager americani.

Non paghe, signore di una certa età (e che signore: addirittura Marianne Faithfull) mettono le loro “mani” al servizio dell’impero dei sensi, e casuali Anne M. (palesi omaggi a più auliche Adele H) sviluppano ossessioni erotiche degne di un secolo di psicanalisi.

Per fortuna, però, ci sono sempre insegnanti come Cate Winslett a insegnare che, quando sei bella, elegante, australiana e non proprio cretina, sedurre un quindicenne è reato— ma neanche troppo.

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