[**] – Negli ultimi anni si è data particolare attenzione alla figura di Mademoiselle Gabrielle “Coco” Chanel. Il cinema, la fiction, l’editoria hanno fatto a gara per raccontare la storia di una donna che ha saputo reinventarsi per sentirsi libera come solo un uomo poteva essere e non rimanere relegata al ruolo che aveva la donna, in quel periodo storico, schiacciata da una società che la voleva sottomessa e dagli abiti che non la lasciavano respirare. Coco Chanel ha rappresentato una ventata di modernità, precorrendo i tempi: una donna ostinata che sapeva ciò che non voleva diventare e che ha fatto del suo essere diversa dalle altre un’arma da sfruttare a proprio vantaggio.
La piccola Gabrielle viene lasciata dal padre, un venditore ambulante, in un orfanotrofio con la sorella. Le suore si prendono cura di loro e insegnano alle due sorelle l’arte del cucito. Ogni domenica Gabrielle attende l’arrivo del padre nella speranza che le riprenda con sé. Diventata adulta, la donna di sera si esibisce in duetto con la sorella in un cabaret; di giorno lavora come sarta, cucendo orli e facendo riparazioni d’abiti. Gabrielle, soprannominata Coco, conosce Etienne Balsan, che diventerà il suo amante. Presso di lui troverà un posto dove vivere, prima di capire cosa fare della sua vita. Inizialmente confinata nella sua stanza, Coco riesce pian piano a introdursi nell’ambiente degli amici di Balsan e tra questi troverà l’amore della sua vita: Boy Capel, che la contraccambia ma non la può sposare. Coco non si sposerà mai, si butterà a capofitto nel lavoro diventando il mito che tutti conoscono.
Anne Fontaine, volendosi concentrare sugli anni della formazione, quelli in cui perseguiva il desiderio di diventare attrice o cantante, non certo allettata dall’idea di fare riparazioni d’abiti per tutta la vita, ha letto tutto ciò che è stato scritto su Coco Chanel. La sua vocazione la scopre, infatti, con il passare degli anni. Non amava gli eccessi, l’ostentazione, le piaceva la semplicità e questa caratteristica traspare dalle creazioni dei primi cappellini di paglia e poi dagli abiti.
La regista, che ha anche firmato la sceneggiatura con Camille Fontaine, ha sviluppato i vari aspetti del carattere di Coco mostrandone la fragilità e la forza, la dolcezza e la risolutezza, l’orgoglio e l’inventiva, il disprezzo verso l’alta borghesia di cui si è servita senza rimanerne soggiogata.
L’ambientazione della prima parte del film è in netta contrapposizione con quella della seconda. L’orfanotrofio in cui è cresciuta e il cabaret dove si esibiva sono luoghi angusti, grigi, spersonalizzati, in cui manca l’aria, la libertà di essere se stessi, connaturati al senso di oppressione che vi aleggiava. Il castello di Balsan, di contro, è immenso, con camere spaziose e piene di luce, circondato da una natura florida e viva. Un luogo dove poter lasciar spazio alla propria creatività e grazie al quale Coco conosce il mondo, molto più vasto e ricco di opportunità, della piccola e raccolta provincia dalla quale proveniva. La regista ha cercato di trasmettere attraverso la diversa tipologia di inquadrature adottate i diversi stati d’animo di Coco nei rispettivi ambienti. Inquadrature ristrette per il cabaret soffocante, inquadrature più ampie e la luce di un sole sfolgorante per la tenuta di Balsan dove Coco si sente libera per la prima volta.
La musica è un altro elemento imprescindibile che accompagna gli stati d’animo della donna. Il compositore Alexandre Desplat orchestra una colonna sonora soave e dai toni dimessi.
La regista sottolinea l’evoluzione dello sguardo di Coco, inizialmente disincantato e pratico, per diventare poi dolce e speranzoso e trasformarsi infine in uno sguardo malinconico, accompagnato da una solitudine interiore che non la lascerà più, nonostante le vittorie e i successi raggiunti. La sequenza finale ne è l’espressione più vivida: Coco seduta sulla scalinata della sua Maison, mentre le modelle sfilano davanti ai suoi occhi, persi nella melanconia di un ricordo che l’accompagnerà sempre.
Il film racconta efficacemente i turbamenti, la gioia e la forza di una donna, prima ancora del mito, con interpreti capaci di rendere credibili i rispettivi personaggi.