Ruben Östlund vincitore della Palma d’Oro nel 2017 con The Square ritorna in concorso a Cannes con una nuova satira dal titolo The triangle of Sadness.
La prima sequenza del film ci catapulta in una sala d’attesa di un casting per modelli maschili, una serie di ragazzi di tutte le razze, aspettano pazientemente a torso nudo, con il loro book in mano, mentre un giovane showman li intervista in diretta per una trasmissione televisiva chiedendo loro di prestarsi al gioco e di posare con una faccia seria e sdegnosa per una marca di gran lusso destinata a pochi fortunati, e poi cordiali e sorridenti per una marca a buon prezzo e a portata di tutti.
In questo piccolo sketch d’esordio Östlund, disegna subito il terreno su cui si muoverà la pellicola che prende di mira
il potere della bellezza e quello del denaro in una società binaria che in cui c’è chi comanda grazie ai soldi e chi deve obbedire e servire perché i soldi non ce li ha.
Caricatura spesso spinta spesso al parossismo di un mondo di super ricchi, di quello dell’industria della moda, dei social media il film c’imbarca, letteralmente, in un’avventura corrosiva ed esilarante che mette tutto questo piccolo mondo sottosopra, capovolgendo, fosse anche per poco, privilegi, gerarchie e strutture di potere.
La pellicola e suddivisa in tre capitoli, di fatto tre unita narrative che, seguendo il cammino dei due giovani protagonisti, Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean), una coppia di modelli, ci porterà dal mondo delle passarelle di moda, a quello di un yacht di gran lusso per crociere esclusive ed infine su un isola, apparentemente, deserta.
Il soggetto dei soldi viene messo subito letteralmente sul tavolo quando al fine di una cena in un ristorante di lusso, una volta arrivato il conto, Yaya fa finta di niente costringendo il suo ragazzo a pagare. Il suo comportamento scatena la costernazione di Carl, la cui carriera e già in declino- durante il casting gli viene consigliato di fare del botox per attenuare il cosiddetto Triangle of sadness, la ruga d’espressione fra le due sopracciglia- e che, essendo uomo ha sempre guadagnato molto dimeno della sua ragazza. In qualche modo i due fanno pace ma e chiaro che la loro relazione più che una vera storia d’amore e un rapporto dettato soprattutto dalla convenienza di poter alimentare ed aumentare, con le loro foto comuni, i loro conti di Instagram. Yaya è una influencer ed appunto grazie a quest’attività che le viene regalata una crociera su un battello esclusivo. In una scena esilarante da piccolo manuale del neoliberalismo la responsabile del servizio dello yacht Paula (Vicki Berlin), cerca di motivare le hostess a dare il meglio di se stesse dal primo all’ultimo minuto della permanenza dei loro facoltosi clienti a bordo, perché il loro grado di soddisfazione sarà quello che determinerà anche la generosità delle loro mance alla fine.
Il cliente e re! Ed effettivamente durante la crociera tutto il possibile sarà fatto per soddisfare ogni desiderio e ogni capriccio dei facoltosi clienti. Cosi quando Carl- ingelosito dai commenti lusinghieri che Yaya fa a proposito del petto velloso di un tecnico addetto alla manutenzione del battello- chiede al capo del personale se e permesso dal regolamento di lavorare a torso nudo, lo sfortunato operaio viene licenziato su due piedi.
La trama che fino a questo punto si era concertata sulla coppia di Carl e Yaya, i passeggeri più poveri della crociera, diventa corale. Nella lussuosa sala da pranzo dello yacht faremo conoscenza di Dimitriy (Zlatko Burić) un magnate russo- il re della ‘merda’ come si definisce lui stesso con compiaciuta autoironia- arricchitosi con la vendita di concimi, di sua moglie Vera (Sunnyi Melles), una donna eccentrica e volitiva coperta di gioielli, di una bella signora tedesca che, colpita da un’emorragia cerebrale, riesce ormai a dire una sola frase; In den Wolken! Fra le nuvole, di un nababbo dell’informatica che viaggia solo ed infine una coppia di vecchietti inglesi bonari Winston e Clementine che hanno fatto fortuna con la loro fabbrica di bombe a mano e di mine. Tutto questo piccolo mondo si diverte, mangia beve e chiacchera vantandosi dei propri successi e della propria fortuna. Per soddisfare il capriccio di una dama, che non accetta che il personale non possa nuotare nella piscina dello yacht, tutto lo staff viene grottescamente costretto a mettersi in costume da bagno e a saltare in mare, per farle piacere.
Nell’universo, apparentemente perfetto della crociera, e proprio il capitano interpretato da uno scatenato Woody Harrelson che declina ogni responsabilità, passa le sue giornate ad ubriacarsi in cabina, ascoltando l’inno dell’internazionale comunista. Non potrà pero defilarsi dal quello che e considerato il clou di ogni crociera che si rispetti; la cosiddetta cena del capitano. Invano la capo personale tenta di convincerlo a non organizzare la cena di giovedì, serata in cui e prevista una tempesta eccezionale, ma il capitano resta fermo sul suo punto di vista. Il mal di mare che colpisce uno ad uno gli elegantissimi ospiti trasformandoli, in breve, in un branco di animali coperti di vomito, immerge il battello in un’atmosfera apocalittico- escatologica- le toilette iniziano ad un certo punto a riversare flutti di escrementi- mentre i passeggeri si arrotolano per terra, o cercano di salvarsi come possono accovacciati in qualche angolo mentre Dimitriy e il capitano completamente ubriachi, rinchiusi in una cabina si sfidano a chi tirera fuori la migliore citazione anti-capitalista.
Nella sua furiosa, grottesca auto-distruzione di tutti i personaggi, che perdono in pochi secondi orgoglio e dignità, questa sequenza risveglia memorie cinematografiche che vanno dalla Grande Abbuffata di Ferreri, al Fantasma della Liberta di Bunuel, passando per le gag crudelmente caricaturali dei Monty Python.
Dopo avere strappato non poche risate al pubblico in sala, quest’episodio culmina all’alba del giorno seguente in cui il battello viene attaccato da un gruppo di pirati e cola a picco.
L’epilogo del film si svolge su un’isola deserta; Yaya e Carl sono fra i sopravvissuti, cosi come Paula, sempre in uniforme e fedele al suo ruolo e Dimitriy. Quando su una scialuppa di salvataggio sbarca sull’isola anche Abigail (Dolly de Leon) una delle donne di pulizia dello yacht tutto cambia. D’ora in avanti sarà lei, l’unica capace di pescare e di sopravvivere in questo luogo ostile, a dettare la sua legge fra i sopravvissuti, capovolgendo radicalmente la gerarchia del potere.
Satira tagliente ed iperbolica della nostra società, svelandoci gli abissi dell’animo umano, la pellicola si chiude con un finale che ci fa riflettere.
Girato in parte in Grecia, il film e stato co-prodotto da Heretic Films con il sostegno dell’EKOME.