Il festival di Cannes è iniziato ufficialmente ieri 17 maggio con la sua, come d’uopo, grandiosa cerimonia di apertura: tappeto rosso, star internazionali, schiere di fotografi a destra e a sinistra e una folla di curiosi e aficionados che, come sempre, cercano di ottenere un autografo e di fare un selfie con le loro star del cuore. C’era il sole e l’atmosfera era molto festiva. Fedele ad un cerimoniale perfettamente collaudato gli invitati del festival, le varie giurie della competizione e tutta l’equipe del film di apertura, quest’anno era quella di Coupez ! di Michel Hazanavicious, dopo essere passate su tappeto rosso fra i flash dei fotografi salgono la scalinata del Palais du Festival per giungere davanti alla sua porta d’entrata dove sono attesi e salutati dal presidente del Festival e da Thierry Fremaux.
Quest’anno, con una certa commozione, Pierre Lescure che presiede il festival di Cannes dal 1994 ha officiato per l’ultima volta questo cerimoniale, la sua funzione verrà ricoperta alla prossima edizione del Festival da Iris Klobloch.
Dietro le quinte, responsabile della copertura mediatica ufficiale dell’evento, c’era quest’anno una nuova equipe, quella di France Televisions che ha sostituto Canal plus, il partner storico del festival. Alle manette della copertura televisiva del festival, il produttore Renaud Le Van Kim, si ripromette di estendere la visibilità del festival a livello mondiale anche tramite Brut, una nuova piattaforma d’informazione permanente che dovrebbe attirare un pubblico globale di giovani e di giovanissimi.
La sala del Grand Theatre Lumière era stracolma di invitati e di un pubblico d’onore, rari erano gli astanti con delle mascherine sul volto, con una sensazione di ritrovata serenità.
Virginie Efira, presentatrice della cerimonia, e apparsa spendente con un meraviglioso abito di paillettes e ha saputo tenere meravigliosamente le redini della serata con un atteggiamento molto composto, misurando le sue parole, e domandandosi quanto e cosa il cinema possa fare ed offrire difronte ai mali e ai conflitti che dilaniano il nostro mondo.
In seguito all’annuncio del nome dell’attore il pubblico ha accolto Forest Whitaker con una grandissima emozione e una straordinaria standing ovation durata parecchi minuti sul palcoscenico del Grande Theatre Lumière. Whitaker, visibilmente commosso, ha dovuto attendere vari minuti per potere prendere la parola ringraziando per la calorosissima accoglienza e per l’onore fattogli dal Festival di Cannes che ha scelto di premiarlo quest’anno con Palma d’oro per l’insieme della sua carriera. Una serie di spezzoni dei suoi film hanno ricordato a tutti la miriade di interpretazioni straordinarie dell’attore che, oltre alla sua carriera nel mondo del cinema, e particolarmente attivo come ambasciatore dell’Unesco e come membro di un’organizzazione umanitaria fondata da lui stesso, con lo scopo di portare aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra (controllare)
“È un grande onore essere qui con voi per celebrare la forza del cinema”, ha detto la star, che aveva vinto nel 1988 a Cannes il premio per la migliore interpretazione maschile per Bird di Clint Eastwood, prima di ricordare i drammi che hanno scosso i pianeti negli ultimi due anni: la pandemia ieri, la guerra in Ucraina oggi.
Sempre sul registro dell’ammirazione e della commozione, salito per ultimo sul palcoscenico, dopo che tutti i membri della giuria della competizione internazionale erano stati presentati uno per uno, il suo presidente, Vincent Lindon, e stato accolto da un vero tripudio, da lunghi minuti di applausi con tutta la sala in piedi per la seconda volta nella stessa serata.
Schivo e visibilmente commosso Vincent Lindon ha ringraziato tutti i presenti per l’immenso onore prendendo poi la parola per leggere un discorso toccante e pieno di dignità sullo stato attuale del mondo e l’ingiustizia sociale interrogandosi, in questo contesto, sul senso della sua funzione come presidente della giuria del festival di importante del mondo:
“Sono scosso dall’idea di dovere guidare questa giuria eccezionale, e di essere stato scelto per farlo tra tanti altri, più meritevoli di me ” per domandarsi in seguito: “Non dovremmo forse parlare da questo palco dei tormenti di un pianeta che sta sanguinando, soffrendo e bruciando nell’indifferenza dei potenti? (…) Non dovremmo usare la nostra notorietà, per quanto modesta, per parlare al posto di coloro che non hanno voce? Non ho la risposta. Ma so che, come tutti coloro che hanno avuto la straordinaria felicità di vivere la propria arte, siamo i piccoli componenti di un grande insieme chiamato cultura.”
A questo punto della Cerimonia, come d’abitudine, c’è stato un breve inserto musicale durante il quale il pubblico e stato invitato a cantare il ritornello della canzone: Que je t’aime. Passato questo momento ha avuto luogo la grande sorpresa della serata: senza preavviso alcuno sull’enorme schermo della sala e comparso Volodymir Zelensky che ha pronunciato un discorso durato una decina di minuti, seguendo una modalità simile a quella adottata durante i suoi vari interventi video nei parlamenti europei.
Rivolgendosi al pubblico di Cannes Zelensky ha ricordato il ruolo svolto da Charlie Chaplin nel denunciare Hitler con Il grande dittatore. “Il 24 febbraio la Russia ha iniziato una guerra su larga scala contro l’Ucraina con l’intenzione di progredire ulteriormente in Europa. Il cinema non dovrebbe essere silenzioso”, ha poi detto: “Ogni giorno ci sono fosse comuni (…) avete visto Boutcha, avete visto Mariopouli (…) “L’inferno non è l’inferno, la guerra è peggio (…) La responsabilità spetta ad una sola persona. Le nostre città non sono distrutte dalla grafica di un computer (…)” Per concludere: “Abbiamo bisogno di un nuovo Chaplin.”
L’effetto sorpresa di quest’intervento ha indubbiamente destabilizzato tutti. Dopo le parole di Zelensky non e certamente stato semplice per Julian Moore salire, qualche secondo dopo, sul palco per annunciare ufficialmente l’inizio del festival, ridando alla cerimonia il suo tono festivo e, indubbiamente, glamour con un tocco di bacchetta magica.
Bisogna ammetterlo: è difficile mettere su uno stesso tavolo nello stesso istante l’opulenza della cerimonia di apertura, i vestiti costosissimi delle star, i gioielli e tutto il resto con le denunce fatte da Zelensky in diretta. In quest’atmosfera leggermente distopica il festival ha preso avvio con una pellicola che, sembra calzare a pennello, Coupez! di Michel Hazanavicious, omaggio ai film di zombie ma soprattutto all’arte di fare cinema anche con poco ma con molta passione.