Perchè sì

Perchè no

di Federico Pontiggia

Ospitiamo la recensione di Federico Pontiggia da www.cinematografo.it

Continua a mietere record Che bella giornata, il nuovo film di Checco Zalone, alias Luca Medici, diretto da Gennaro Nunziante: dopo due settimane di programamzione, ha già incassato (dati Cinetel) 31.479.526 euro. Ma perché questo exploit, che ha strapazzato i record di Avatar (che pure beneficiava del rincaro del biglietto per il 3D) e Benvenuti al Sud e punta deciso a superare il campione di ogni tempo, La vita è bella di Roberto Benigni (1997)? Ecco qualche “spiegazione”.

   1. Bella nel titolo porta bene, che sia Vita o Giornata. Ps: la mamma di Checco, al secolo Luca Medici, l’aveva benedetto: “Un titolo scaramantico!”, ma Paolo Virzì non confermerebbe: La prima cosa bella è già fuori dalla corsa all’Oscar.
   2. Checco Zalone – nome d’arte pugliese, traducibile in “Che tamarro” – è lo sfigato che tutti vorremmo essere: loser purosangue, disadattato con stile, perdente di classe.
   3. La realtà italiana è troppo triste e drammatica perché non si debba riderci su: Zalone lo fa meglio di (tutti gli) altri, semplicemente. Un esempio: “Studi? E che studi a fare? Qua in Italia non serve a un (bip)!”.
   4.  Dopo la felice opera prima Cado dalle nubi, Zalone non ha fatto copia e incolla: a parte il solito titolo meteorologico, ha fatto un film “vero e proprio”, limitandosi a due sole canzoni, Se mi aggiungerai e L’amore non ha religione.
   5. “Se mi aggiungerai / potrei taggarti ogni mio bene / ma se rifiuterai / potrei taggarmi anche alle vene” è la sua geniale risposta a The Social Network di David Fincher: come non dargli l’amicizia?
   6. Luca Medici è intelligente, ma non ti fa sentire stupido; ti fa ridere, ma senza che te ne debba vergognare. In altre parole, è il primo della classe (comica italiana) che ti passa il compito.
   7. Meglio una Giornata da Checco che cento in Sud Aafrica: flop del cinepanettone Filmauro, che Zalone aveva già superato dopo soli 5 giorni di programmazione. A corto come non mai, gli italiani hanno preferito attendere il 5 gennaio per andare al cinema?
   8. Chi se non Checco, il Borat italiano, può rendere simpatico Benedetto XVI? Vedere per credere.
   9. Checco Zalone è l’italiano medio, ma gli daresti i massimi voti. Soprattutto, è un poeta, capace di dire quel che tutti pensano ma non “sanno” dire, del tipo: “Se ora non faccio altro che pensare ad una con la seconda coppa B, vuol dire che è vero amore!”. Capito?
  10.  Insomma, Checcosa volete di più?

 di Federico Vignali

Ok il regista Nunziante cita amabilmente Pasolini o Braque nelle interviste promozionali su Il Fatto. La celebrazione iper-integralista delle virtù dell’uomo comune del suo Zalone però è alla lunga un pò desolante, tipo quei servizi al Tg che fanno opinione ricorrendo solo alle interviste alla gente comune nei mercati e alla fine c’è sempre qualcuno che dà la colpa di tutto ai rom.
Forse siamo troppo estremi, ma a venticinque anni da “Has fidanken” abbiamo così tante volte sperimentato un percorso di inclusione nella socialità della vita scolastica o lavorativa attraverso i tormentoni targati Fininvest-Mediaset che ormai siamo anche troppo ben omologati per dover andare ad approfondire la fenomenologia de “gli uomini sessuali” o “siamo una squadra bellissimi” guardando Zelig. In questo senso, assistere al “Grande Fratello” per dare un senso a “Mai dire Grande Fratello” è stato anche troppo. Eppure la trasversalità di Zalone è impressionante. Ammettiamo che siam andati a vedere Che bella giornata solo dopo aver letto una recensione a dir poco entusiastica di Curzio Maltese su Repubblica. Sul fatto però che il comico di Canale 5 piaccia ai critici progressisti si è scritto anche troppo. Il problema più grande forse, almeno per noi, è che la comicità di Luca Medici trova senso e si alimenta su una serie di aspetti che troviamo i più degradanti nella nostra società.
In cado dalle nubi, Zalone era pur sempre lo scemo del paese che rimane lo stesso sino alla fine, ma che ottiene una sorta di approvazione (rivalsa) sociale solo dopo aver  vinto “X-factor”. Il problema semmai è tutto qui. In Che bella giornata, Medici e Nunziante hanno senz’altro il merito di allontanarsi dai caratteri del cantante neomelodico che ha spopolato in tv. Si sono spinti anche oltre, strutturando una storia che sta in piedi da sola e si avvale di alcuni comprimari di lusso, come Solenghi e a questo punto l’immenso Papaleo. Non possiamo non ammettere che alcune gag siano irresistibili, come la scena in cui la guardia giurata mostra alla sua amica il trullo che le ha lasciato in eredità il nonno. Il problema è che questo tipo di comicità non può avere anche la nostra approvazione. Primo, e da un punto di vista strettamente tecnico, per trovate e glossario Zalone dovrebbe pagare il copyright ad Anna Maria Barbera, l’altra cabarettista terrunciella che precedette il nostro proprio sul palco di Zelig appena qualche anno fa. Secondo perchè non si possono irridere certi temi sul clima di vuoto e regressione culturale che penalizza il nostro paese. Ok, siamo fuori tempo massimo, forse potevamo permetterci di scrivere certe cose solo ai tempi dei maglioni girocollo e le toppe sui gomiti della giacca, ma nel mettere a tavola insieme dei terroristi islamici e un militare italiano in missione in Irak non ci troviamo niente di irriverente o politicamente scorretto. Specie se l’informazione, quella vera, è già ampiamente distorta e oscurata nella realtà dei Tg veri. Anche “Drive-in” faceva ridere, ma ha attecchito su un contesto sociale che ne ha assorbito gli aspetti più deleteri. Vent’anni dopo, nell’era di Signorini non sappiamo che effetto può avere questa apologia della raccomandazione ai piani alti. E poi scusateci ma forse è da troppo tempo che sentiamo dire in giro che gli italiani al cinema hanno bisogno di distrazione e dopo tutti questi anni a forza di girarci dall’altra parte non sappiamo nemmeno più dove guardare.

One Reply to “Che bella giornata”

  1. perfettamente d’accordo con la recensione ma un comico dove si colloca in questo contesto? Un comico fa ridere per mestiere e se è vero che la situazione è tale che c‘è poco da ridere, il fatto che ci riesca comunque non è che la dimostrazione della sua qualità. E per giunta non ci riesce “girandosi dall’altra parte” ma anzi girando il dito nella piaga… a suo modo, e cioè leggero seppur ironico o persino a momenti sarcastico.

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