Cosa sarà mai quello che nessuno sa (come recita il titolo) e che, nella mente di un regista danese sessantenne — già (cor)responsabile, nel bene e nel male, della nascita di una certa tendenza del cinema locale — ha la forma di un complotto internazionale che coinvolge fantomatiche intelligence nordiche che tramano nell’ombra del pacioso welfare nazionale? Ma quali saranno mai questi odiosi nemici del bene, che uccidono, come nei film americani? E se lo fanno loro, perché noi europei (più squattrinati forse, ma certo meno imperialisti) no?

Quello che qualcuno, invece, sa, è che Søren Kragh-Jacobsen è il regista di Dogma#3 Mifune; che dopo Skagerrak, film di alterne sorti del 2003, è tornato dietro alla macchina da presa con Det som ingen ved/What no one knows, presentato nella sezione Panorama della Berlinale.

Per non farsi mancare niente, Kragh-Jacobsen mischia alle ormai temutissime disgrazie familiari del cinema danese segreti e bugie, misteri e malevole organizzazioni segrete che testimoniano, con prove inconfutabili, che c’è del marcio in Danimarca.

Mentre il pubblico, in silenzio, scivola via dalla sala, la rutilante sequenza di impossibili dialoghi, ed improbabili eventi — possibili ovunque, forse anche alle Maldive, ma nel Nord-Europa (per cultura e forma cinematografica) molto meno — trascina via con sé anche una residuale credibilità filmica.

In casi come questi, si sarebbe quasi portati a dire: “Peccato, era una buona idea“.
Peccato, invece, che proprio non lo fosse.

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