I ribelli dei tempi di “Love, sex and rock’n’roll” sono ormai caricature di se stessi? No, non lo sono, mi ero sbagliata. Questi signori che cantano, ballano e suonano come se fosse l’ultima volta sono davvero convinti di ciò che fanno. Nonostante l’età brillano di passione assolutamente autentica che illumina anche Shine a light.
Scorsese, presente nel film come protagonista nella fase di preparazione del concerto e delle riprese, già all’inizio si autopresenta come amico e testimone – “Scorsese was here to capture it all: Scorsese era presente per riprendere tutto questo” – prima di sparire completamente dietro le sue telecamere quando comincia il concerto. Tra i pezzi messi in scena ci sono vecchie hit come “I can’t get no satisfaction”, “Just my imagination”, “Shine a light”, ma anche brani che gli Stones suonano insieme ad altri artisti come per esempio Cristina Aguillera e Buddy Guy (“Champagne & reefer”), l’unico in grado di sfidare l’incredibile voce di Mick Jagger. Keith Richards, rubandoci il respiro con i suoi riffs, sorprende anche come cantante nel pezzo “You got the silver” e si diverte a interagire con i suoi compagni e il pubblico. Il tono del film e dell’intero evento è rilassato: “gli amici Marty, Mick & company” si divertono come dei ragazzini a mettere assieme la loro passione e capacità. Mescolando le immagini del concerto con materiale di repertorio e scene backstage, Scorsese riesce a catturare l’atmosfera originale dell’evento. Le lunghe riprese dei brani on-stage, filmati con delle telecamere mobili e messe in scena con maestria tramite cross-cuts e montaggi interni, si alternano a estratti delle interviste agli Stones da giovani, rispecchiando il loro percorso di successo. Scorsese riesce a far vedere i membri del leggendario gruppo da un punto di vista familiare e umoristico: battute, gaffes e piccoli inconvenienti durante la preparazione del concerto, saluti e teneri baci per la madre di Bill Clinton che sembra avere solo pochi anni più di loro, battute tra i “concorrenti-fratelli” Keith Richards e Ron Wood, e naturalmente il “diavolo simpatico” Mick Jagger che teme di “andare a fuoco” quando passa troppo tempo sotto le luci calde del palcoscenico.
E’ da tutto questo materiale che è uscito l’omaggio di un maestro del cinema ai giganti della storia del rock, un film che anche se non paragonabile al capolavoro di Scorsese “The last waltz” (doc sul gruppo The Band, 1978) riesce a trasportare l’energia dell’evento elettrizzante sul grande schermo senza perdere la leggerezza della musica dal vivo.