Un film sulla felicità? Per i due spettatori che lasciano il cinema prima di me (“realisti”, presumo), sembra essere una cosa vietata. Io non sono d’accordo. Non è solo perché la protagonista di Happy-Go-Lucky mi è simpatica, neanche perché fa bene ridere tanto al cinema. Invece, penso proprio che Happy-Go-Lucky, in concorso, è un film coraggioso e importante. La commedia inglese di Mike Leigh (Vera Drake, Naked, Segreti e bugie), premiata per i suoi drammi sociali, è l’osservazione precisa di un’eroina del quotidiano, una che si regala al mondo senza fatica, stimolando le persone intorno a lei con empatia e originalità. In tempi in cui nelle società occidentali si parla molto della nuova precarietà e del futuro insicuro dei giovani, di edonismo e della mancanza di bambini, questo film, dedicato ai giovani e indicato dal regista come “vero, quasi un documentario”, si può accogliere come un appello alla “resistenza sentimentale” in un’età barbarica dove tutto, inclusa la percezione della propria identità, sembra essere difficile.
La protagonista di Happy-Go-Lucky (il titolo inglese vuol dire sentirsi “leggero”, “senza peso”), è la trentenne Pauline (un’ eccezionale Sally Hawkins) o “Poppy”, che vive e lavora a Londra come insegnante in una scuola elementare. La giovane, affamata di vita, affronta avventure e difficoltà quotidiane con grande umorismo: si diverte a fare battute e a prendere in giro la gente, “gioca” in continuazione, non manca mai di autoironia. Come insegnante è brava perché è curiosa, creativa ed empatica, come amica e sorella è affidabile e comprensiva. I primi problemi avvengono quando Poppy prende lezioni di guida e contemporaneamente, fino a quel momento felicemente single, s’innamora dello psicologo della scuola dove lavora. L’istruttore di guida, confuso e allo stesso tempo affascinato dal modo di fare della giovane, reagisce con gelosia e rabbia, manifestandole i propri desideri e le proprie debolezze. Lo scontro tra i due insegnanti, così diversi, fa capire che la frase “Driving well is having no accident – Guidare bene significa non avere incidenti”, scritta sulla macchina della scuola guida come un mantra della “giusta vita”, è una verità molto relativa: alla fine sarà l’allieva caotica e impulsiva a dare una lezione all’istrutture di guida, dimostrandogli che “le regole” di per sé non servono, a meno che non vengano confermate nella loro validità dall’interazione umana.
“Non do giudizi moralisti”, così dice il regista Mike Leigh dei propri film, “a me non interessa dare delle sintesi. Pongo delle domande allo spettatore, lo metto in difficoltà, qualche volta butto le bombe, ma non do risposte. Mi rifiuto di dare risposte, non le conosco.” Le bombe in questo film non ci sono, perché al di là di alcune avventure divertenti e delle battute spiritosissime (che sono senza dubbio la forza del film), tra Poppy e le sue amiche in realtà non succede molto. “La felicità è vera solo quando è condivisa”, scriveva il protagonista tragico del film Into the wild prima di morire solitario nelle terre selvagge. Poppy non sarà mai una figura tragica. Non ha bisogno di vivere gli estremi o di cercare la verità fuori dalla sua società per capire che la felicità deve essere condivisa, lo fa ogni giorno tramite il suo semplice essere happy-go-lucky. Questa piccola donna, che a prima vista sembra un po’ folle e ingenua, caotica e irresponsabile, in realtà è capace di vivere la vita in armonia con se stessa e con l’ambiente nonostante le difficoltà. Happy-Go-Lucky in questo senso è una risposta alla prospettiva cinica di Arcand (Le invasione barbariche, L’età barbarica), è l’omaggio a una felicità condivisa, reale e soprattutto non colpevolizzata.
Being happy makes you move. Moving on you’ll find your luck.
Move on, be happy, find your luck!