Due sono i film americani presentati in Concorso alla Berlinale in questo fine settimana: Gardens of the night, opera shoccante (ma solo sulla carta) sul tema degli abusi sui minori ed Elegy, nuovo film di una vecchia conoscenza berlinese, la catalana Isabel Coixet (nella foto).

Con Gardens of the night, Damian Harris, figlio dell’Uomo chiamato cavallo Richard Harris, torna dietro la macchina da presa a sette anni da Mercy-Senza Pietà (2000).
I poetici “giardini della notte” del titolo alludono però al delicatissimo tema del film: quello della perdita dell’innocenza di Leslie, prostituta a diciassette anni, vittima di violenza a otto, e del peso di una impossibile salvezza. Come lei, tanti sono i bambini sequestrati e stuprati o venduti dai propri genitori come schiavi sessuali, inevitabilmente condannati ad una vita senza tetto né legge: i dati, assai disturbanti, inseriti nei titoli di coda parlano infatti di circa 400mila minori che praticano sesso a pagamento sulle strade americane e di circa 58.000 rapiti ogni anno da estranei. Un argomento così caldo, del quale Harris dimostra senza dubbio una profonda conoscenza, frutto di anni di ricerche, avrebbe però meritato qualcosa in più di un film senza nerbo, banale e basato su una sceneggiatura rappezzata e sconnessa.

Discorso diverso per Isabel Coixet, alla terza presenza al Festival di Berlino dopo Le cose che non ti ho mai detto, proiettato nella sezione Panorama nel 1996, e La mia vita senza di me, presentato in Concorso nel 2003. Orfana, per una volta, di Augustín Almodóvar e della casa di produzione El Deseo, con Elegy (ma in Italia si chiamerà Lezioni d’amore) la Coixet affronta una prova importante: l’adattamento letterario di un grande autore, in questo caso quello del romanzo L’animale morente di Philip Roth.
Nel film, la Coixet racconta con eleganza la passione fra David, professore universitario e nume dell’élite culturale newyorkese e la giovane studentesse cubana Consuela, bella, raffinata e misteriosa. L’uomo, edonista convinto e innamorato del concetto di bellezza, da trent’anni gode del suo status di single attraverso frequenti e brevi relazioni sessuali, ma l’incontro con la ragazza scatena i suoi desideri ed una violenta ed inspiegabile gelosia. La regista affronta la storia con calore, variando leggermente la trama della storia, e concentrandosi sul punto di vista del protagonista (interpretato con humour da Ben Kingsley). Il momento migliore è però offerto da uno dei suoi temi preferiti: la malattia femminile e la cognizione del dolore, che ritrae, come in La mia vita senza di me e La vita segreta delle parole, con profonda commozione.

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