Da Berlino – Rompecabezas, della regista argentina Natasha Smirnoff, è stato anno l’unico film sudamericano in competizione alla 60esima Berlinale ed anche l’unico ad avere come protagonista una donna. Natasha Smirnoff, che si è formata collaborando con i nomi più prestigiosi del nuovo cinema argentino (Lucrezia Martel, Alejandro Agresti, Pablo Trapero, Ariel Rotter e Veronica Chen) mette in scena, in questo suo primo lungometraggio, la storia di una donna di cinquant’anni, estremamente dotata per il puzzle.
Il film si apre su una festa di famiglia. La cinepresa, estremamente mobile e vibrante in questa prima sequenza del film, segue a distanza ravvicinata una donna intenta a correre di qua e di là in una casa piena di invitati. Maria del Carmen, questo è il nome della donna, cerca di fare del suo meglio per servire tutti. La cinepresa le sta quasi incollata addosso registrando i suoi gesti premurosi e la sua ansietà: tutto e tutti sembrano dipendere da lei. Nell’agitazione e nello scompiglio generale che la circonda, Maria lascia cadere un piatto che va in frantumi. Imbarazzata si sbriga a raccogliere i cocci dal pavimento ma, una volta giunta in cucina, invece di buttare i resti nella spazzatura, si mette a ricomporre delicatamente, con i pezzi superstiti, la forma del piatto… Poi, sempre in close up, vediamo arrivare una torta di compleanno, qualcuno compie cinquant’anni: il compleanno è proprio quello di Maria!
Nelle sequenze seguenti la cinepresa prende una maggiore distanza dai personaggi permettendoci una migliore percezione della realtà circostante: scopriamo così che quella di Maria è una famiglia della piccola borghesia. Il padre, Juan, è proprietario di un piccolo garage, il figlio maggiore lavora ancora con lui ma vuole mettersi in proprio, il figlio minore va all’università. Quella di Maria è una famiglia felice ed unita, suo marito é ancora innamorato di lei, eppure la donna si sente improvvisamente vuota ed insoddisfatta. Inaspettatamente un regalo di compleanno – un puzzle – darà una nuova svolta alla sua vita. Maria non solo si diverte a fare dei puzzle ma scopre anche di essere particolarmente dotata per quest’attività.
In un negozio specializzato vede per caso un annuncio: “Cerco un compagno di gioco per partecipare a delle competizioni di puzzle”. Incontra così Roberto, un uomo di una certa età, colto e raffinato, che vive solo in una ricca dimora del centro. Due volte alla settimana Maria si reca da lui di nascosto per allenarsi in vista del torneo nazionale. Maria sogna di vincere: il premio consiste in due biglietti d’aereo per la Germania dove si terrà il concorso internazionale. A casa, Juan, che affronta in un primo tempo incredulo e beffardo l’entusiasmo di sua moglie per questo strano hobby, finisce per capire l’importanza che ha per lei quest’occupazione e le offre il suo sostegno. Il grande giorno arriva: Maria e Roberto vincono il concorso nazionale. Nell’euforia del festeggiamento finiscono l’uno nelle braccia dell’altro. Rompecabezas non è però la banale vicenda di un tradimento. Maria cerca una sua nuova identità, qualcosa di suo, forse un nuovo compito o semplicemente un po’ di divertimento in un momento di transizione nella sua vita in cui i figli, ormai grandi, si apprestano a lasciare la casa e lei si rende conto di avere vissuto finora solo per ed attraverso gli altri.
La storia con Roberto si limita ad una sola notte. Maria rientra serena e condivide la gioia della sua vittoria con la famiglia. Ha preso la sua decisione: l’avventura delle competizioni per lei termina lì. Tante cose però sono cambiate in meglio nel frattempo.Rompecabezas è la sottile introspezione di una crisi di mezza età che ci viene presentata attraverso l’osservazione precisa di abitudini, gesti e dettagli del quotidiano.
Certo la vicenda avrebbe potuto facilmente risolversi in una sorta di fiaba dei tempi moderni: l’incontro di Maria, donna modesta e dimessa, con Roberto, uomo di mondo ricco e affascinante, ne ha le caratteristiche. Natalia Smirnoff, però, sa evitare questa trappola: il contenuto del film è ben più sostanziale. Rompecabezas ci racconta una storia di tutti i giorni, senza colpi di scena e tragedie devastanti, limitandosi a descrivere con cura ed empatia quei piccoli moti d’animo che possono trasformare, in maniera altrettanto radicale, la vita di una persona.
Il personaggio di Maria, fulcro del film, è assai complesso: dietro il suo carattere schivo e ritroso e la sua gentilezza, si nasconde una natura caparbia, determinata, tenace e forse un po’ ossessiva. Il suo ruolo è affidato a Maria Onetto. L’attrice, che abbiamo già ammirato come protagonista nel film La mujer sin cabeza di Lucrezia Martel, ci regala un’interpretazione straordinaria piena di finezza, sensibilità, toccante e ricca di sfumature, sorprendendoci ad ogni inquadratura con imprevedibili ed insospettati cambiamenti d’espressione; un solo sorriso basta per trasformarla, da donna un po’ scialba, in una creatura radiosa e seducente. La generosità con la quale offre il suo volto alla cinepresa che la filma costantemente in primo piano è semplicemente disarmante. La figura di Maria è meravigliosamente delineata anche attraverso il suo vestiario; dominato in un primo tempo da colori molto vivaci e desueti e da un eccesso di motivi floreali, diventa poi in un secondo tempo molto più sobrio e pacato sottolineando così l’evoluzione interiore dell’eroina.
Natasha Smirnoff è lei stessa un’appassionata di puzzle: “Fare e disfare un puzzle ha qualcosa di magico. Sottrae, chi ama quest’attività, dal flusso del tempo trasportandolo in un piccolo universo a parte” ha spiegato durante la conferenza stampa. La musica originale del film riflette, in maniera molto pertinente, questo duplice aspetto della vita della protagonista. La realtà quotidiana, l’aspetto più triviale della sua esistenza, è accompagnato da una melodia di tango, mentre le scene del gioco, in cui la donna è trasportata altrove dalla sua passione e sembra sognare, sono sottolineate da una musica esotica e leggermente dissonante che rinforza l’atmosfera magica e quasi surreale di questi attimi.
Per Natasha Smirnoff il puzzle rappresenta una metafora del nostro atteggiamento nei confronti della vita, lo sforzo costante di mettere insieme i pezzi diversi della nostra esistenza cercando di formare un’unità, un tutto dotato di senso, ma è anche una metafora della creazione cinematografica. “Fare un film – ha detto la regista – è un’attività che richiede anch’essa la raccolta e la sintesi di un’enorme quantità di elementi diversi in vista del tutto, dell’opera conclusa”. Guardando il modo in cui ha costruito e diretto Rompecabezas, siamo inclini a crederle. Il film è dominato dai primi e primissimi piani che frammentano gli oggetti e il campo visivo creando dei tasselli simili ai pezzi del puzzle. La cinepresa, molto mobile, si insinua fra le pieghe del reale senza temere l’immagine spesso sfocata, riproducendo, attraverso un uso virtuoso dell’inquadratura, l’universo del gioco, allo stesso tempo chiaro e confuso.
Rompec
abezas ha le qualità di un puzzle ben “montato”: la coerenza della sceneggiatura, l’amore e l’attenzione per il dettaglio – che si tratti dei costumi, della decorazione, della musica o del gioco degli attori – tutto è curato nei minimi particolari e tutto “si incastra” alla perfezione.
Rompecabezas è un film delicato, dai toni sommessi, una commedia melanconica che non è forse riuscita ad attirare sufficientemente l’attenzione della giuria ma che ha certamente arricchito, in modo essenziale, la sezione competitiva della 60esima Berlinale.