I Persiani, dice, si ammassano alle frontiere.
Ma Milioni e milioni di essi sono già pacificamente immigrati,
sono qui, al capolinea del 12, del 13, del 409, dei tranvetti
della Stefer. Che bei Persiani!
Dio li ha appena sbozzati, in gioventù,
come i mussulmani o gli indù:
hanno i lineamenti corti degli animali
gli zigomi duri, i nasetti schiacciati o all’insù,
le ciglia lunghe lunghe, i capelli riccetti.
Il loro capo si chiama:
Alì dagli occhi azzurri.
Così cantava Pasolini nel 1965.
Novembre 2012: capolinea del 916, sera… Una coppia di innamorati indiani: belli giovani, ballerini attende l’autobus… che arriva pieno di africani, indiani, cinesi, tedeschi, italiani e una vecchietta tirata a lucido che legge la Padania… Legge di sbarchi in arrivo a Lampedusa, Governo e UE assenti (dichiara Maroni e non commentiamo da che pulpito arriva la critica)… e in Prima pagina lo slogan proleghista: PRIMA IL NORD… ma la signora è su un autobus a Roma e Roma non fa neanche parte della Padania: voglia di urlare, di chiedere a gran voce come fa a leggere, a dar retta a chi è stato al governo, ha rubato, ha dichiarato fandonie storiche e sociali e ancora si permette di predicare… ma la mia fermata arriva prima che potessi dare sfogo…
Una sera al capolinea del 916 all’uscita dal cinema…
L’Alì di Claudio Giovannesi ha occhi azzurri (non importa se naturali o artificiali), capelli ricci, bellezza giovanile… Quella bellezza cantata da Pasolini. Il suo nome è Nader, nato in Italia e italiano vuole essere a tutti i costi anche andando contro le rigide regole della famiglia musulmana… Ribellione alle regole dovuta forse più per l’età che per cultura (alla sorella non è concesso): Nader ha sedici anni e come i suoi coetanei italiani vuole una ragazza da amare… Ma i suoi genitori ripetono al ragazzo che non hanno nulla contro gli italiani, ma loro sono diversi, la loro religione è diversa e non vogliono che il figlio sposi un’italiana…
Avevamo conosciuto Nader Sarhan nel precendete film documentario del regista romano, Fratelli d’Italia in cui Giovannesi aveva seguito 3 compagni di scuola non italiani. Qui non è un documentario anche se del documentario ne mantiene la verità e l’immediatezza, data dal fatto che Nader interpreta Nader stesso (o quasi) con la sua ironia, simpatia, che è ripreso tra i suoi veri amici – il suo miglior amico è Stefano (Stefano Rabatti) e la ragazza è la bionda Brigitte (Brigitte Apruzzesi) – tra i suoi familiari, nel suo ambiente… A dare un senso di verità, la macchina a spalla, in continuo movimento che segue i personaggi, li stringe in inquadrature strette (primi e primissimi piani) come le case, gli ambienti chiusi in cui vivono stringono questi giovani con la voglia di crescere.
Siamo in un’anonima periferia, nella banlieu romana, città nella città, ma potremmo essere a Parigi, Londra, Berlino se non fosse per il mare, la spiaggia liberatori… Litorale romano, multietnico, senza conflitti raziali tipici invece di tante periferie (e non solo) del mondo. Nader è, infatti, pienamente integrato nella comunità dei suoi coetanei, parla perfettamente romano (anche se usa l’arabo con i suoi familiari): con il suo migliore amico si danno a piccoli furti per cercare di tirar su qualche soldo (per comprare la fedina alla fidanzata), finiscono per accoltellare un rumeno (ma è un caso che lo sia) per gelosia e mal d’amore… I conflitti sono quelli scaturiti dall’amore, dalla voglia di essere grandi, dal rapporto con i genitori, da quello che è l’adolescenza con i suoi traumi e le sue contraddizioni. Maldestramente rischiano d’invischiarsi in una spirale di violenza, testardaggine, errori che li porterebbero a sicura brutta fine e invece la speranza, la forza di cambiare, di chiedere scusa viene dai padri dei due ragazzi. Giovannesi segue i due giovani come in una sorta di romanzo di formazione contemporaneo, anni 2000 formato da sette capitoli (uno al giorno) scanditi da cartelli in italiano e arabo con affetto, facendoci entrare nel mondo dei due giovani come uno di loro…Piccolo gioiello dell’ultimo Festival di Roma dove ha vinto il Premio Speciale della giuria e premio migliore opera prima e seconda al Festival di Roma.