La Viennale, Festival internazionale di cinema della capitale austriaca, propone ogni anno in ottobre un’ampia selezione di film, piu di 300, di tutti i generi e formati. Fondata nel 1960 e diretta a partire dal 1997 da Hans Hurch, la Viennale non è un festival competitivo.
Forse è proprio questo fatto che facilita la messa a punto di una programazione variegata, eclettica e senza compromessi. La Viennale riesce a combinare i film più recenti con l’interesse per la storia del cinema, le grandi produzioni con gli aspetti più marginali della creazione cinematografica. Intorno a un blocco maggiore di film di finzione attuali, ma sempre scelti secondo dei criteri estetici, si articola un insieme di sezioni collaterali: un tribute, degli special programs monografici e due retrospettive organizzate rispettivamente in collaborazione con il Filmarchiv Austria e con il Filmmuseum. Le proiezioni sono accompagnate da discussioni con il pubblico e da tavole rotonde.
Il tribute di quest’anno era dedicato a Jane Fonda, attrice e militante politica, che ha inaugurato di persona il festival con la proiezione di Klute (Alan Pakula, 1971).
Gli special programs sono stati consacrati a due registe americane: Stephanie Rothman, che ha girato negli anni '70 dei B-movies fra sexploitation e underground e Nina Menkes, produttrice indipendente, figura di punta del cinema di avanguardia attuale. Due ulteriori sezioni sono state dedicate alla regista e sceneggiatrice francese Pascale Ferran e a Danny Williams, figura dimenticata della Warhol Factory. La retrospettiva curata dal Filmarchiv Austria ha puntato quest’anno sul cinema proletario in Austria dal 1918 al 1934. “Il cammino delle termiti, 1909-2004”, programma organizzato dal Filmuseum con l’appoggio di Jean Pierre Gorin, ci ha proposto un’ampia e accurata scelta di documentari a carattere saggistico.
Tra i film visti alla Viennale vorrei citarne tre realizzati da dei giovani registi che si contraddistinguono per la maniera sensibile e pregnante con cui descrivono la realtà dei loro paesi. Rome better than you dell’algerino Tariq Teguia, How is your fish today della cinese Xiaolu Guo e Iskwaterpangk del filippino Khavn de la Cruz. Sono dei film politici e poetici al tempo stesso, ma se l’intenzione di fondo li accomuna, il loro linguaggio cinematografico è radicalmente differente.
Rome better than you è un film di finzione che ci trasporta nel clima di estrema tensione politica dell’Algeria degli anni '90. La trama segue le vicissitudini di Kamel e Zina alla ricerca di passaporti falsi per potere lasciare il paese. Si tratta un film sobrio i cui tempi sono dilatati. Tariq Teguia opta per dei piani estremamente lunghi ed un montaggio dal ritmo onirico percorso da un dialogo rarefatto ma estrememente incisivo. Un atto di violenza gratuita interrompe l’errare doloroso dei due protagonisti in uno spazio-tempo labirintico. Rome better than you, film silenzioso e profondo, vera lezione di storia è ancora alla ricerca di un distributore.
How is your fish today di Xiaolu Guo è la vicenda, narrata in gran parte off, di uno sceneggiatore, Rao Hui – co-autore del film – e del suo personaggio Liu Hao. Il film ha una struttura complessa: diversi livelli narrativi si intersecano, la finzione è attraversata a tratti da elementi documentari. La storia immaginata di Li Tao, costretto a fuggire verso il nord della Cina dopo avere commesso un omicidio, si interseca con il desiderio del suo autore di viaggiare verso il mitico villaggio di Mohe all’estremo nord della Cina. Questo viaggio iniziatico è punteggiato da interviste sul treno per Mohe e dalle immagini della vita dei suoi abitanti. Condotto con estrema maestria, melanconico e pieno di umore, How is your fish today testimonia con grande finezza i profondi cambiamenti della Cina di oggi.
Iskwaterpangk di Khavn De La Cruz è un documentario sulla vita dei bambini negli slums di Manila. Il regista segue l’attività frenetica dei suoi protagonisti sempre in movimento fra la spiaggia dove raccolgono la plastica nelle immondizie per rivenderla, le nuotate nel porto, le corse sotto la pioggia, i giochi improvvisati fra le baracche. Iskwaterpangk ha un ritmo furioso; in bianco e nero, a tratti percorso da striature rosse. Il film rinuncia completamente al suono in diretta e alla voce off. La musica punk della banda sonora compenetra e diventa tutt’uno con le immagini. Khavn riesce a effettuare qualcosa di straordinario: la forza delle immagini e la potenza della colonna sonora ci trasmettono un senso di vitalità indomita, trionfante e restituiscono a questi bambini tutta la loro dignità.
Il bilancio della Viennale 2007 è assolutamente positivo: per il pubblico un’esperienza interessante piena di sorprese e di scoperte, per l’organizzazione un aumento di spettatori (quest’anno sono stati 91.700), per i partecipanti due premi: il premio Fipresci per Shotgun stories di Jeff Nichols e il premio della città di Vienna per il documentario Rule of low di Susanne Brandstaetter.