Possibile che Terrence Malick ami la commedia all’italiana? Assolutamente sì. L’unica ragione che l’ha spinto alla Festa di Roma sono i film di Steno, di Monicelli, di Germi, di Fellini, l’amore per attori come Totò, Alberto Sordi. Malick è autore – di culto – di appena quattro film (a parte il suo primo cortometraggio, Lanton Mills del 1969), che sono bastati a farlo entrare nella leggenda. Brilla di una luce particolare anche perché “invisibile” al pubblico. Non vuole essere fotografato, regola che ha imposto anche alla manifestazione romana. Non ama le interviste, l’ultima risale a Berlino nel 2003 per La sottile linea rossa. La televisione per lui è solo spazzatura. Nel filmato delle nominations agli Oscar del 1999, quando è giunto il suo turno è comparsa solo una sedia con dietro scritto il suo nome. Quest’uomo ha passato un’ora della sua vita su una delle poltroncine della sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica per una lezione di cinema. Accanto a lui i due curatori dell’incontro: Mario Sesti e Antonio Monda.
Il patto sottoscritto con gli organizzatori è stato quello di non parlare dei suoi film, né di sé, ma solo del cinema italiano sulla base di una serie di clip da lui scelte. Con lui c’era la moglie Alexandra. Il primo spezzone proposto da quest’uomo, che realizza opere con la prevalenza di una voce fuori campo che accompagna lo scorrere delle immagini in chiave poetico-filosofica, in cui è spesso protagonista la natura nella sua ingombrante forza, ebbene quest’uomo ha proposto Totò a colori di Steno, e poi subito dopo la celebre scena sulla terrazza-stenditoio de I soliti ignoti di Mario Monicelli, dove Totò dà lezioni di furto con scasso. Entrambi grandi film, non si discute. Ma lo avreste mai detto? Insomma la costellazione astrale cinefila di Malick riesce a mettere insieme universi e piaceri di classi sociali differenti tra loro. Nella sua persona trovano una sintesi il colto e il popolare: potrebbe essere il fratello segreto di Veltroni! Ma siamo seri, dunque lasciamolo parlare:
“Totò mi ricorda Charlie Chaplin o Buster Keaton, così pieno di vita da farti ridere con le lacrime, ma con un volto così malinconico, che ti fa presagire come dietro la maschera comica traspaia la morte, come in Keaton. La sua grandezza non è stata riconosciuta subito, proprio come in Keaton, ma era veramente grande”. Quella gioia, quell’amore e quell’allegria che traspare da quei film pare essere scomparsa: “Trovo però che Roberto Benigni riesca a farlo ancora”. La seconda clip scelta da Malick è tratta da Sedotta e abbondonata di Pietro Germi. È la scena in cui il padre prende a schiaffi la Sandrelli e la chiude in camera. Commento: “Nonostante l’apparente violenza della scena nel lavoro intorno ai valori che oggi ci sembrano totalmente superati, come quello dell’onore, c’è tanto umorismo, non quello forte che ti fa sbellicare dalle risate, ma più sottile e un calore che ti fa star bene. Questi film funzionano quasi come una terapia, come una medicina. Non appena entra in scena Marcello Mastroianni in Divorzio all’italiana, così agghindato, con la vestaglia, la brillantina e il bocchino, si illumina la scena, si spande quell’umorismo che ti riempie la vita. In queste commedie, infatti, non è tanto una questione di sceneggiatura, quanto di attori che improvvisamente prendono vita”. In effetti la sera, dopo una dura giornata di lavoro cosa mettereste sotto gli occhi? L’elemento del crimine di Lars Von Trier o un qualsiasi film di Totò e Steno? Io ho messo il primo, sbagliando e me ne pento. Troppo oscuro e liquido. Per il mio umore meglio il secondo solare e definito.
E della leggera spensieratezza di Alberto Sordi sull’altalena, ne Lo sceicco bianco di Federico Fellini, ne vogliamo parlare? Certo: “Qui vediamo questa giovane provinciale che ha un sogno di un mondo più grande e bello di quello che conosce, e sentiamo tutti quegli uccellini che sembrano esprimere con il loro incessante cinguettio tutti i pensieri che le frullano per la testa. Noi sappiamo che lui è un imbroglione e soffriamo per lei. Così, speriamo che lui sia migliore di quanto non sembri. Beh, Sordi è un attore grandissimo e, come Totò, ti travolge“. L’ultima clip scelta da Malick che, dato l’autore pare meno sorprendente delle altre, è tratta da Il posto di Ermanno Olmi. Dice ancora l’auotore di The new world, ultimo suo film: “All’inizio ho apprezzato questo film per quello che è. Poi mi ha fatto riflettere su certe sensazioni come quella di un mondo che si rimpicciolisce intorno a te. E’ un film così lieve, così in punta di piedi, ma c’è anche dell’umorismo, come nella scena della festa aziendale“.
C’è chi infine tenta di fargli qualche domanda su quanto da lui realizzato. Risponde di malavoglia. Mette il broncio come se delle nuvole oscure si fossero posate sulla sua testa. Il sole è altrove, con Totò, Fellini e Alberto Sordi.