Il settimo sigillo è un luogo dell’anima, un percorso che fa parte degli uomini che vivono osservando il proprio tempo e la propria vita. Sento di parlarne in maniera molto personale, in quanto cattolica, e anche sociale, in quanto attenta all’epoca della nostra vita. Riguardarlo mi provoca sempre una profonda emozione. La ricerca di Dio, della fede smarrita del Cavaliere Antonius Block è struggente. Ciò che osserva in tutto il suo viaggio è qualcosa che possiamo cogliere anche noi, nel mondo di oggi e negli eventi che ci turbano o ci inquietano. Il suo stesso viaggio è caratterizzato dalla ricerca feroce di Dio, tra rinnegamenti e suppliche. La scelta di una partita a scacchi con la Morte come elemento da cui far scaturire “la rivincita sul tempo perduto” è sicuramente geniale. Se ci penso, vedo negli eventi del viaggio molte assonanze con la nostra realtà, dall’odio per la diversità sconosciuta all’esasperazione degli estremismi – due facce della stessa medaglia – come per il cattolicesimo sono state le fustigazioni e la caccia alle streghe. La manifestazione del male, anche se ha tanti volti, è la stessa da secoli.
La Morte è astuta, ma non riesce a stabilire un contatto tra il cavaliere e Dio stesso, come se non avesse nulla di trascendentale. Ciò che avviene nell’animo del cavaliere è umano, ma la sua ricerca tocca il cuore di ognuno di noi: cosa accadrebbe se incontrassimo la Morte e sapessissimo di essere seguiti, tampinati, da un’entità che aspetta la nostra mossa sbagliata, il nostro errore per toglierci dal mondo? Insieme alla partita con la Morte il cavaliere inizia la sua personale rivincita sul tempo perduto e paradossalmente trova cose nuove, elementi che lo porteranno alla fine alla nuova scoperta, del tutto inaspettata e felice, del ritorno alle nostre origini, della semplicità. A mio avviso, gli elementi che Bergman offre sono cristallini: la semplicità d’animo espressa nella vita e nei gesti degli umili, delle persone più sensibili, nel film rappresentate da una famiglia di artisti, Madre, padre e bambino, se vogliamo, la possiamo leggere sicuramente in confronto con la famiglia di Nazareth, dove non c’era la perfezione o l’affermazione sociale, ma un perfetto equilibrio di intenti e d’amore. La visione che c’è nel film della Vergine Maria è un esempio di questa purezza. L’inquadratura semplice ed essenziale in campo lungo impressiona la Madonna nella dolcissima camminata con il Figlio, ancora bambino, che muove i primi passi ed è guidato da Lei, un’immagine densissima di significati e commovente per la dolcezza che esprime. E’ tra le prime immagini del film, dopo che lo spettatore ha già incontrato la Morte.
Il viaggio del Cavaliere Antonius Block inizia in seguito ad un altro viaggio non raccontato dal film ma dalla Storia: è di ritorno, infatti, dalle Crociate, ha ucciso in nome di un Dio che adesso sente dentro e che non vede. Dopo aver eliminato uomini nel Suo nome, ora non lo riconosce più. Vuole il contatto con Lui, è disposto persino ad incontrare il diavolo se può parlargli di Lui e della Sua esistenza. Ha compiuto un viaggio e una missione in nome di Dio ed ora si ritrova ad aver perso la fede, la gioia, ha smarrito la sua anima e conosce solo il dolore.
Questa missione “sbagliata”, le crociate, e il successivo incontro con la Morte, rappresentano anche una suggestione di tutto ciò che può affannarci e distrarci nella vita, di tutto ciò che possiamo incontrare come ostacolo alla conoscenza personale di noi stessi e di ciò che è importante, un percorso interrotto verso Dio, inteso anche come Onniscenza.
I personaggi del film, che il cavaliere incontra, si uniscono in una carovana per superare una foresta densa di pericoli, con alle calcagna la Morte, onnipresente. Queste vite si fondono durante la narrazione, si incontrano e sono corteggiate dalla Morte, che è la stessa per tutti, fino alla fine. Il gesto finale del Cavaliere, nella conclusione della partita a scacchi, riesce a salvare il futuro, la famiglia di artisti, che è stato corteggiata ma mai contagiata dal male, pitturato in diverse forme in tutto il film: la famiglia vivrà e osserverà da lontano la danza con la Morte, che porterà via tutti gli altri personaggi.
Il titolo e le citazioni del film si ispirano al libro dell’apostolo Giovanni, l’Apocalisse, ed è proprio all’interno di questo scritto che si descrivono la lotta e gli eventi che contrappongono il Bene e il Male. Le diverse fasi di questa lotta sono scandite dalle aperture di sigilli, posti sul libro della Conoscenza, il settimo è l’ultimo, dopo questo comincia l’ultima fase della lotta sulla Terra, l’uomo incontra di nuovo Dio attraverso il ritorno di Gesù tra noi, comincia la fine dei Tempi, al termine della quale, il Male viene definitivamente sconfitto e l’uomo è finalmente libero.
Complimenti per questa splendida e interessante recensione. Recensire un film così non è facile; riuscire a farlo bene, poi, è cosa ancor più rara.