Il festival di Locarno ha istituito nel corso degli anni, dal 2002 in poi, una ricompensa molto significativa; il premio Raimondo Rezzonico, destinato a celebrare delle personalità di spicco nell’ambito della produzione indipendente.
Fra i premiati, solo per citarne alcuni, si trovano dei nomi prestigiosi come Paulo Branco, Karl Baumgartner, Jeremy Tomas, Agat Films, Martine Marignac, Menahem Golan e Margaret Ménégoz.
Quest’anno il Festival ha deciso di onorare Nansun Shi, una personalità d’eccezione che ha lasciato un’impronta indelebile sulla produzione cinematografica di Hong Kong in questi ultimi trent’anni.
“A Hong Kong c’è un cinema prima en cinema dopo Nansun Shi!” è stato detto in modo molto pertinente durante la presentazione al pubblico locarnese di questa produttrice straordinaria che ha saputo dare alla cinematografia made in Hong Kong un impulso enorme facendola conoscere a livello internazionale.
Nansun Shi ha iniziato la sua carriera presso i Cinema City Studios nella fine degli anni settanta. Nel 1984 ha fondato insieme al regista Tsui Hark, suo marito e complice di una vita, la mitica Film Workshop Co. Ltd. producendo film culto come A better tomorrow di John Woo (1986) o come la serie Once upon a time in China (1991-1997) e degli enormi successi come Peking opera blues di Tsui Hark (1986), Infernal affairs di Andrew Lau e Alan Mak (2002) e Detective Dee: Mystery of the Phantom Flame di Tsui Hark (2010), solo per citarne alcuni.
La sera dell’11 luglio di fronte ad una Piazza Grande stracolma di gente nel ricevere il suo premio dalle mani di Carlo Chatrian, direttore del festival, Nansun Shi, visibilmente commossa ha detto:
“Durante gli ultimi 33 anni sono stata coinvolta in più di 60 film e ho collaborato probabilmente con più di 15.000 persone; alcune di queste sono degli artisti famosi come Jackie Chen, Chow Yun Fat, Jet Li o Donnie Yen. Ma stasera vorrei omaggiare tutti gli altri- cioè quelle 14.900 persone di cui voi probabilmente non conoscete i nomi. Se sono qui stanotte davanti a voi lo devo a loro, alla loro dedizione, al loro duro lavoro.”
Elegante, vivacissima e spiritosa Nansun Shi ha un carisma fuori dal comune e un’energia contagiosa che ispira e motiva chiunque le stia intorno.
Nel corso di una conversazione con il pubblico del festival, Nansun Shi si è soffermata con divertita malizia sull’inizio della sua carriera.
“Sono cresciuta guardando un sacco di film.” ha spiegato “Ho iniziato questo business lavorando in televisione. In quel periodo il cinema di Hong Kong stava vivendo un momento di grande effervescenza e rinnovamento definito in seguito come La New Wave di Hong Kong. All’epoca conoscevo almeno una quarantina di giovani registi che erano tutti amici miei e stavano facendo i loro primi lungometraggi; eravamo tutti dei ragazzi pieni di entusiasmo! Ovviamente anch’io avrei potuto facilmente diventare regista in quel momento così magico, ma ho avuto il fiuto per intuire che sarei diventata al massimo una regista di serie B perché non avevo la stoffa del genio e questo non mi andava proprio!
I registi dal canto loro, specialmente in quell’epoca, non erano molto abili nell’organizzare le cose; io invece sapevo di avere un grande talento organizzativo, così mi sono detta: amo i film, amo i miei amici; se posso aiutarli a fare un film migliore, nelle migliori condizioni possibili questa è la cosa che devo fare. Ed é così che sono diventata unaproduttrice! “
D’altro canto essere un buon produttore implica un grande ventaglio di competenze:
“Un buon produttore deve sapere prendersi cura di molte cose: in primo luogo deve riuscire a raccogliere i fondi necessari, poi deve sapersi rendere utile nel corso del rodaggio che è una battaglia quotidiana molto dura ed infine deve contribuire nel migliore dei modi possibili alla fase finale della post-produzione. Una volta che il film è finito deve essere in grado di sviluppare una strategia adatta per portare un film in giro per i festival e per come commercializzarlo e alla fine di tutto questo deve sapere come raccogliere i soldi, ovviamente! “ racconta ridendo Nansun Shi per aggiungere con un tono più serio: “Al di là di tutto questo un buon produttore deve avere una sua visione creativa, il gusto e la capacità di scoprire nei progetti che si trova davanti qualcosa di significativo, quel quid capace di creare la differenza. Quando si produce un film bisogna essere convinti della necessità che questo film venga fatto. In altre parole: un film deve ‘meritare’ di essere fatto!”
Considerando retrospettivamente la sua lunga collaborazione con il marito e socio in affari, il regista-produttore Tsui Hark, Nansun Shi riflette sui pro e i contro di questo sodalizio: “Tsui ed io abbiamo lavorato insieme per così tanto tempo e questo ci aiuta molto ad essere in sintonia; conoscendolo così bene sono perfettamente consapevole delle sue capacità e dei suoi difetti. Nonostante ciò litighiamo spesso perché produrre ed essere regista spesso sono due attività dagli interessi contrastanti. Abbiamo trovato però un modo salutare per separare il nostro rapporto di lavoro da quello che è il nostro vero e proprio rapporto di coppia: una volta terminata la discussione di lavoro si parla d’altro!
Ritengo sia molto importante conoscere bene un regista prima di lavorare con lui, per questo cerco sempre di passare del tempo con lui prima di iniziare un progetto. Il cinema è una forma artistica a parte in cui non è così facile descrivere tutto quanto si ha in mente, bisogna dunque comprendere a fondo una visione per essere in grado di sostenerla!
E poi per garantire una buona produzione bisogna sapere mettere le persone giuste le persone al posto giusto.” Afferma Nansun Shi, confessando che uno dei suoi maggiori talenti consiste nella capacità di riconoscere le capacità specifiche di ogni persona.
“L’anno scorso, per esempio, ho prodotto Curve, il mio primo film d’art ed essai, con una regista esordiente, Flora Lau. Ho subito pensato che era molto importante trovare per lei un direttore della fotografia sperimentato capace di darle un appoggio sostanziale, aiutandola a sviluppare le sua visione senza imporre il suo proprio punto di vista. Questa strategia si è rivelata vincente.”
Rispondendo alla domanda sul cosa significhi per lei essere una donna nel mondo della produzione cinematografica Nansun Shi confessa che in passato questo tipo di differenziazione non le piaceva per niente ma con il passare degli anni, invecchiando, deve arrendersi all’evidenza: “Si, ci sono delle differenze!” dice “Credo che le donne-produttrici tendano ad essere molto più sensibili ed attente all’importanza di un lavoro di equipe ben fatto. Se si riesce ad ispirare ognuno nel team con cui si lavora a dare il massimo di se stesso, è un successo e tu diventi un produttore di successo!” conclude ridendo.
Riguardo alla situazione odierna del cinema made in Hong Kong Nansun Shi ammette che il paesaggio di produzione è cambiato radicalmente da quando la Cina continentale si é aperta verso il mondo esterno.
“Negli ultimi 10 anni la Cina ha avuto una crescita economica senza precedenti ed unica al mondo. Quando la Cina ha iniziato a mostrare i primi segni di apertura, io e alcuni miei amici, abbiamo visto profilarsi delle nuove opportunità di lavoro e abbiamo iniziato ad impegnarci sul suo territorio. Abbiamo portato in Cina tutta la nostra esperienza contribuendo in modo essenziale allo sviluppo di questo settore; in un certo senso direi che abbiamo esportato tutto il nostro know-how sul cinema commerciale in Cina.”
Oggi tra i cineasti di Hong Kong, ci sono diversi tipi di persone che nutrono diversi tipi di ambizioni secondo Nansun Shi: “C’è chi dice: una co-produzione con la Cina? No grazie! Lasciamo perdere! Per le co-produzioni ci sono infatti varie limitazioni da tenere in conto e i nostri film non possono più essere provocatori ed innovanti come d’abitudine a causa della censura. Ci sono però anche dei registi che stanno facendo delle coproduzioni colossali con la Cina con un enorme successo in termini commerciali. Ovviamente devono fare alcuni compromessi. Penso – prosegue Nansun Shi- che queste due vie siano giuste e legittime finché che ognuno resta fedele ai propri principi. L’anno scorso per esempio ho prodotto a Hong Kong – senza ricorrere ad alcun tipo di co-produzione con la Cina- il film di un giovane regista di talento Juno Mak: Rigor mortis, un film di genere, cruento e pieno di verve che, ovviamente, non verrà mai distribuito in Cina, ma che ha avuto un successo considerevole a HG.”
Per quanto riguarda il futuro del cinema a Hong Kong Nansun Shi ritiene che i produttori locali non abbiano ormai più nulla da insegnare ai cinesi. A suo avviso i registi di Hong Kong e i produttori come lei che hanno lavorato molto con la Cina in questi ultimi anni continueranno a fare dei film in Cina ma la Cina svilupperà sempre di più le sue regole di produzione.
“I cinesi stanno andando a Hollywood e Hollywood sta andando in Cina perché vuole accaparrarsi il mercato e i soldi! – spiega Nansu Shi- speriamo che ciò contribuisca a creare velocemente un sistema di produzione più strutturato in Cina. Penso che il risultato di questa collaborazione darà vita ad un tipo di prodotto cinematografico ibrido, tutto nuovo a metà fra Cina e Hollywood. Non bisogna dimenticare che il volume degli spettatori e le interazioni in Cina sono enormi ed io penso che finiranno per influenzare Hollywood a loro volta!”
In questo momento Nansun Shi ha diversi progetti in corso; la sua società Film Workshop sta facendo varie co-produzioni con delle aziende cinesi per dei film che usciranno in Cina ma sta anche lavorando all’estero. Quest’anno Nansun Shi produrrà il suo primo film erotico con il regista di Singapore Eric Khoo. Fitto di nuovi progetti il suo programma di produzione comprende una commedia romantica: Temporary family di Goo-Bi GC, uscito da poco in sala, il nuovo film di Alex Law e di Mabel Cheung, A Tale of Three Cities, che dovrebbe essere pronto per il primo trimestre del prossimo anno, ed infine il grande film d’azione di Tsui Hark : A The taking of Tiger Mountain che uscirà a dicembre.
Guardando verso il futuro Nansun Shi sogna di potere realizzare un giorno un film capace di contribuire alla comprensione mutua dei popoli: “ Credo profondamente nel soft-power del cinema, il cinema è un mezzo possente che può portarci più vicino gli uni con gli altri. Il mio desiderio più profondo sarebbe proprio quello di potere produrre un giorno un film bello ed accessibile capace di attrarre il grande pubblico del mondo intero aiutandolo, attraverso un’esperienza piacevole e gioiosa, a comprendere un po’ di più la cultura cinese!”